Economia

Cooperative, piovono tasse

La proposta di Tremonti e iniziativa Ue. Ecco cosa rischiano le coop

di Maurizio Regosa

Mentre piovono pietre su Robin Tremonti Hood (che si vanta di introdurre tasse per i ricchi petrolieri, ma poi partorisce il topolino di un prelievo che, per esempio, per l’Eni sarà di 350 milioni su 19 miliardi di utili), si stringe il cerchio attorno alle cooperative. Così mentre i liberi professionisti tirano un respiro di sollievo perché stanno per lasciarsi alle spalle l’incubo prodiano chiamato tracciabilità, le cooperative si preparano a resistere. Giacché in verità i fronti da quali sono chiamate a guardarsi sono due. Interno ed esterno.

L’assalto alla diligenza cooperativa

Il versante interno parte da lontano. Sono già alcuni anni che il mondo cooperativo è preso di mira a causa delle agevolazioni stellari di cui godrebbe. Ora, stando a quel che è trapelato circa la manovra finanziaria, il governo Berlusconi si accingerebbe a cambiar pagina. E lo strumento prescelto da Tremonti è l’articolo 82, con cui oltre a regolare i prestiti ai soci e all’obbligo di versare un contributo straordinario del 5% dal fondo di solidarietà, si introducono per cooperative di consumo e consorzi nuove percentuali contributive. In particolare è elevato «dal 30 al 55% la quota degli utili netti annuali destinati a riserve indivisibili che concorrono alla formazione del reddito imponibile delle cooperative di consumo e loro consorzi».

L’iniziativa europea
Anche dall’Unione Europea, indice puntato sul mondo cooperativo. Il sospetto è che talune agevolazioni fiscali siano in realtà aiuti di stato illegali lesivi quindi delle regole sulla libera concorrenza. Insomma regali a quelle che a Bruxelles sono percepite come imprese tout court. Se ne sta occupando il competente commissario europeo, Neelie Kroes, la quale ha appena inviato una richiesta al governo italiano per comprendere la natura dei vantaggi fiscali, in particolare per banche non mutualistiche (fra le quali Bruxelles tende a includere anche le popolari) e le grandi cooperative (in pratica la grande distribuzione).

«Siamo proprio noi i cattivi?»
Occorrerà aspettare l’approvazione della Finanziaria e gli esiti delle indagini Ue, per sapere come andrà a finire. Nel frattempo però il mondo cooperativo si prepara. In particolare sono impegnati i nove big degli ipermercati e gli azionisti di Unipol che – stando a un articolo apparso oggi sul supplemento economico de Il corriere della Sera – starebbero valutando l’ipotesi di abbandonare la forma cooperativa. «Siamo proprio noi i cattivi?», si chiede il presidente di Ancc (Associazione delle imprese di largo consumo), Aldo Soldi, che aggiunge: «quelle preannunciate sono misure pesanti che creano difficoltà alle cooperative, che possono comprometterne la sopravvivenza». Dello stesso avviso Gilberto Coffari, presidente di Coop Adriatica, secondo il quale «tra innalzamento dell’imponibile, ritenuta sul prestito soci e fondo di solidarietà, il costo complessivo sarebbe di 6 milioni per la sola Coop Adriatica».
Sempre oggi, ma su Il Sole 24ore, Aldo Soldi difende le cooperative (che «sono un vantaggio per il paese») e anticipa i risultati del rapporto annuale di Coop, il più saliente dei quali è il seguente: l’inflazione nei supermercati Coop è stata contenuta all’1,2% contro il 2,9% medio rilevato dall’Istat. Soldi lancia anche una proposta: convocare tutte le imprese della grande distribuzione organizzata e concordare con loro un intervento straordinario a favore del potere di acquisto delle famiglie con basso reddito.

 

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