Economia
Cooperative di comunità, appello alle istituzioni: «servono incentivi e un riconoscimento omogeneo»
Confcooperative Emilia Romagna ed Emil Banca concludono il percorso formativo “Comunità intraprendenti” dedicato alla partnership con il credito cooperativo con un convegno. «Davanti all'incapacità dello Stato di dare risposte ai bisogni dei territori e dei quartieri ci sono due possibilità: o si assiste in maniera passiva all'impoverimento di queste aree, oppure i cittadini diventano protagonisti mettendosi insieme per creare valore», Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative
di Redazione
Le cooperative di comunità rappresentano la nuova frontiera dell'imprenditoria comunitaria che crea occupazione e redistribuisce ricchezza in quei territori dove nessuno vuole più investire. Dai borghi dell'Appennino in via di spopolamento ai quartieri periferici delle città, fino alle aree più isolate dell'entroterra o della bassa pianura, queste imprese di cittadini auto-organizzati possono salvaguardare le reti sociali ed economiche di interi paesi dell'Emilia-Romagna. A maggior ragione se c'è il sostegno delle banche di credito cooperativo, pronte a confermare il loro impegno a favore delle comunità.
È quanto emerso al convegno “Comunità intraprendenti. Percorsi di innovazione sociale per lo sviluppo locale” tenutosi alla Sala Marconi di Emil Banca, a Bologna, a conclusione del percorso formativo sulla cooperazione comunitaria promosso da Confcooperative Emilia Romagna ed Emil Banca con il supporto scientifico di AICCON e la collaborazione di La BCC ravennate forlivese e imolese e RiminiBanca.
«Davanti all'incapacità dello Stato di dare risposte ai bisogni dei territori e dei quartieri», ha detto in apertura il presidente di Confcooperative, Maurizio Gardini, «ci sono due possibilità: o si assiste in maniera passiva all'impoverimento di queste aree, oppure i cittadini diventano protagonisti mettendosi insieme per creare valore. È quello che fanno le cooperative di comunità, partite proprio dall'Emilia-Romagna. Insieme alle Istituzioni, abbiamo il dovere di sostenerle».
«In questi anni siamo stati in prima linea nel fornire risposte ai nuovi bisogni emersi soprattutto nei 140 piccoli Comuni della regione (sotto i 5.000 abitanti) che soffrono per spopolamento e mancanza di servizi», ha dichiarato il direttore generale di Confcooperative Emilia Romagna, Pierlorenzo Rossi, «Il sistema cooperativo si è messo in gioco investendo proprie risorse, come i 166.000 euro stanziati l'anno scorso da Fondosviluppo (fondo mutualistico di Confcooperative) per 7 cooperative di comunità della regione. Con il percorso ‘Comunità intraprendenti' abbiamo voluto fare un ulteriore passo in avanti, coinvolgendo le banche di credito cooperativo, con capofila Emil Banca, pronte a sostenere iniziative di cooperazione comunitaria».
«Anche le Istituzioni stanno valorizzando la cooperazione di comunità», ha aggiunto Rossi, «come accaduto con il Piano di Sviluppo Regionale 2014/2020 e con la Strategia nazionale delle aree interne per l'Appennino reggiano. Chiediamo ora alla Regione Emilia-Romagna di sostenere la nascita e la crescita di cooperative di comunità con incentivi, anche economici, da attribuire tramite un apposito bando che definisca un riconoscimento chiaro e omogeneo a livello regionale per questa forma di impresa».
«Noi sosteniamo le cooperative di comunità nella fase di start up, con una formazione specifica, siamo al loro fianco per la promozione e le accompagniamo nella crescita con servizi personalizzati», ha detto Daniele Ravaglia, direttore generale Emil Banca, illustrando il rapporto tra Bcc e cooperative di comunità. «Emil Banca», ha aggiunto, «collabora già con cinque realtà di questo tipo: I Briganti del Cerreto, Valle dei Cavalieri e Impossibile, a Reggio, Gran Ducato di Tornolo, a Parma, e Foiatonda, nel bolognese. In Foiatonda partecipiamo anche al capitale della cooperativa come soci sovventori così da poter fornire risorse ‘pazienti' per sostenerne lo sviluppo oltre a fornire supporto consulenziale tecnico».
«L'Emilia-Romagna è la culla dell'imprenditoria comunitaria, che qui ha mosso i primi passi con le cooperative di trasformazione dei prodotti agricoli per arrivare negli anni ‘90 alle prime due cooperative di comunità, Valle dei Cavalieri e Briganti di Cerreto, entrambe dell'Appennino reggiano, ha detto Giovanni Teneggi, direttore Confcooperative Reggio Emilia e referente nazionale cooperazione di comunità per Confcooperative, «Sono circa una dozzina le cooperative comunitarie oggi presenti in regione e ci sono inoltre diversi progetti per l'attivazione di nuove esperienze, alcuni dei quali vedono la partecipazione attiva delle amministrazioni comunali, come sta avvenendo in Valmarecchia nel Riminese e in alcuni Comuni emiliani».
«La dimensione comunitaria non costituisce solo un elemento identitario per le Bcc ma è la leva per alimentare una diversa idea di competitività», ha aggiunto il direttore di AICCON Paolo Venturi parlando del rapporto tra cooperative di comunità e credito cooperativo.
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