Economia

Cooperativa squadra vincente. Parola di Lippi

di Redazione

A scuola di cooperazione da Marcello Lippi. No, non è uno scherzo. A salire in cattedra, all?università di Firenze, davanti a una platea di giovani di Confcooperative, ma anche di universitari incuriositi o appassionati di calcio, è stato l?ex ct della Nazionale di calcio. Cosa c?entra il mondo del pallone con quello della cooperazione sociale? «C?entra, c?entra», risponde a tono Fabio Cacioli, direttore di Confcooperative Toscana, che ha promosso e organizzato l?incontro-evento del 25 gennaio. I punti in comune non mancano, soprattutto se a parlare di calcio è un personaggio come il Lippi nazionale, che ha fatto suo il motto del gioco di squadra fondato su quattro elementi fondamentali: impegno, passione, convinzione e forza di volontà. Ingredienti che, a ben guardare, sono gli stessi che permettono a una cooperativa di nascere, crescere e mantenersi sana.

Lippi non fa il cooperatore, non conosce i meccanismi e i retroscena del lavoro sociale, ma sa meglio di ogni altro cosa vuol dire fare squadra e vincere in gruppo, per il gruppo. Lo ha messo nero su bianco in un libro dal titolo emblematico, La squadra, all?indomani della vittoria ai Mondiali di calcio. E qualcuno gli ha rinfrescato la memoria rileggendone i passi davanti a una platea di giovani. Tutti lì a pendere dalle sue labbra. Chi meglio di Lippi allora avrebbe potuto far passare un messaggio di cooperazione? E quello che gli hanno chiesto di fare i vertici di Confcooperative, che per l?incontro hanno scelto un titolo quanto mai evocativo: La cooperativa: lo strumento per fare squadra. E allora tutti lì, a sfogliare il libro del ct e leggere le sue riflessioni ?dialogate? con Rosa Alberoni su «come si costruisce una vera squadra» nello sport e nella vita, «quale è la missione di un capo», o ancora «quali doti occorrono per creare un gruppo che tende compatto alla meta». Tutti lì a prendere esempio dalla dedizione, dalla cura e dalla passione che ha saputo mettere nella sua carriera. «Vedere uno come Lippi che incarna il lavoro di gruppo», spiega Cacioli, «è il modo migliore per sensibilizzare i giovani a seguirne l?esempio. I parallelismi con il calcio sono innumerevoli: ognuno in cooperativa lavora per gli altri come in una squadra, emerge per i propri meriti, ma si apre al territorio, in cui si resta fortemente radicati». «Se fai cooperazione», conferma Giovanni Carta, direttore dell?associazione politico-culturale Input di Firenze, «ti metti un po? nei panni dell?allenatore-giocatore: devi gestire le difficoltà, ma tenere sempre le redini». Lippi lo ha fatto, ora la palla passa ai cooperatori?

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