Economia

Cooperativa Itaca si apre all’Europa

La coopertiva sociale friulana accreditata al Programma Gioventù in Azione - Sve

di Redazione

La Comunità di Casa Ricchieri a Pordenone entra in Europa ed è pronta ad accogliere giovani volontari provenienti da tutti i Paesi del continente. L’Agenzia nazionale per i Giovani ha accreditato in qualità di organizzazione di ospitalità e coordinamento nell’ambito del Programma Gioventù in Azione – Servizio Volontariato Europeo – la Cooperativa sociale Itaca. La validità di tale accreditamento è triennale e per Itaca avrà scadenza il 3 agosto 2014. Il primo servizio accreditato dalla Cooperativa friulana è la Comunità d’accoglienza Casa Ricchieri a Pordenone. Dopo diversi anni dalle prime esperienze, Itaca si prepara a ospitare nuovamente giovani europei che vogliano vivere quest’avventura di volontariato.

Il Servizio Volontario Europeo – (Gioventù Azione 2) per i Giovani (Sve) propone una particolare esperienza di formazione a tutti i giovani di età compresa tra i 18 e i 30 anni, che hanno l’occasione di conoscere meglio un altro Paese, un’altra cultura, un’altra lingua, partecipando alla realizzazione di un progetto. Quindi il servizio volontario europeo sostiene i servizi volontari transnazionali dei giovani.

Casa Ricchieri è uno storico servizio di accoglienza per la città di Pordenone e l’intera provincia, strutturata in forma residenziale ovvero sulle 24 ore ed interamente gestito dalla Cooperativa sociale Itaca. Vi abitano una decina di persone con sofferenza mentale, svantaggio o disadattamento sociale che ricevono ospitalità ed aiuto. In stretta sinergia con il Dipartimento di salute mentale di Pordenone, la Casa è stata in grado in questi anni di formare tra beneficiari ed operatori un “gruppo famiglia” per rassicurarsi, riappropriarsi delle proprie capacità e reinserirsi nella dimensione sociale. Il servizio è certamente uno dei fiori all’occhiello – non solo per l’Azienda sanitaria n.6 Friuli Occidentale e per Itaca, ma per l’intera Città sul Noncello – in quell’ampio procedimento di de-istituzionalizzazione attivato anche nel Pordenonese a seguito sia della Legge 180, promulgata il 13 maggio 1978, sia della progressiva chiusura negli anni Novanta dell’ex ospedale psichiatrico udinese di Sant’Osvaldo, che vide recluse e segregate tantissime persone provenienti anche dal Pordenonese.


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