Economia

Coop sociali, parola alla politica

Intervista: centrosinistra e centrodestra a confronto sui temi più caldi.Emilio Del Bono e Grazia Sestini: bilanci e programmi in vista delle elezioni

di Redazione

Emilio Del Bono : «Faremo ordine nella giungla fiscale» «Due obiettivi per la prossima legislatura: semplificare la normativa e puntare su meccanismi chiari sulla deducibilità e le detrazioni» Emilio Del Bono, ?mente? tecnico-legislativa della Margherita su non profit e terzo settore, innanzitutto è soddisfatto perché il programma dell?Unione riconosce l?importanza e la necessità di dare ancora maggiore impulso a un servizio pubblico sempre più ?integrato?, dove non sono solo gli enti pubblici ma anche i soggetti del privato sociale a farsi carico della gestione e della programmazione dei servizi alla persona, «dando piena e concreta attuazione al principio di sussidiarietà». Inoltre, fissa due grandi impegni, per la prossima legislatura: «È arrivata l?ora di fornire organicità e coordinamento al sistema sia sul fronte fiscale che sul fronte ordinamentale». Grazia Sestini:«L?impresa sociale c?è, ora riformiamo il volontariato» «Sarà una delle prime cose da fare nel nuovo Parlamento. E bisognerà anche modificare le categorie dei soggetti svantaggiati» Sono stati cinque anni duri, di gran lavoro ma anche di grandi soddisfazioni. È positivo il bilancio politico del sottosegretario al Welfare, Grazia Sestini, che sta ultimando il suo lavoro al ministero e preparandosi alla campagna elettorale che la vedrà correre per un seggio al Senato nella sua Toscana, per Forza Italia. «Sono particolarmente contenta della legge sull?impresa sociale, anche se rimane il cruccio per non aver potuto far approvare anche le norme di carattere fiscale. Mi spiace per la mancata riforma del volontariato, ma sarà una delle prime cose che si dovranno fare nella prossima legislatura». Intervista. SJ: Il caos normativo sul regime Iva per alcune prestazioni delle coop sociali la dice lunga sul bisogno di una razionalizzazione del regime fiscale del terzo settore. Come intervenire? Emilio Del Bono: Sulla questione del regime Iva per le cooperative sociali sarei per tornare alla norma introdotta con la legge finanziaria per il 2005 che rimette alle coop la possibilità di scelta, senza però porre quei limiti che l?hanno resa di fatto inapplicabile. Alle coop sociali che erogano prestazioni socio-sanitarie ed educative deve essere riconosciuta la possibilità di poter optare per l?applicazione di un regime con l?Iva ridotta o per l?esenzione, stabilendo però, di concerto con le stesse organizzazioni di rappresentanza, quali sono i limiti, anche di spesa, da rispettare. Questa vicenda conferma la necessità di porre mano con urgenza a una razionalizzazione della normativa fiscale per tutto il non profit. Grazia Sestini: Quello del regime Iva sui servizi socio-assistenziali erogati dalle cooperative sociali è un problema reale che rende ancora più urgente il bisogno di mettere ordine in tutta la normativa fiscale del non profit. Credo che questa sarà una delle scommesse della prossima legislatura. SJ: Secondo quali criteri dovrà avvenire questa razionalizzazione? Del Bono: Semplificando la normativa e puntando sulla definizione di meccanismi chiari e di semplice attuazione sulla deducibilità e le detrazioni fiscali. In questo modo si rafforzerebbe la domanda di servizi socio-assistenziali garantendo agli utenti maggiore capacità di scelta. Vanno invece respinte tutte le soluzioni che frammentano o appannano, su pressione di alcune singole anche se grandi realtà imprenditoriali, il processo di necessaria organicità normativa e fiscale. La concertazione con il terzo settore che vogliamo inaugurare nella prossima legislatura deve ripartire da qui. Sestini: Il primo è la semplificazione, vale per tutte le aziende e a maggior ragione deve valere per il non profit che ha diritto ad avere un complesso di norme chiare e certe. Le norme fiscali dovrebbero essere permeate da un generale regime di favore dettato dalla necessità di tener conto del peso e del ruolo che la cooperazione sociale ha nel paese. La sua assenza o il suo ridimensionamento graverebbe lo Stato di costi altissimi, pensiamo solo all?inserimento lavorativo. Terzo, l?amministrazione finanziaria dovrà dotarsi di controlli eseguiti con strumenti adeguati: non si può entrare in una cooperativa che gestisce una casa di riposo con gli stessi ispettori, gli stessi strumenti di controllo, con la stessa forma mentis, con cui si entra in un?impresa che produce anelli per tendaggi. Sono cose diverse e di questa diversità occorre tener conto. Questo non vuol dire che la cooperazione è autorizzata ad assumere comportamenti che non siano rigorosi nel rispetto delle leggi. Valgono per le coop sociali le stesse regole delle altre imprese, riconoscendo però qualche attenzione giustificata dall?ambito di intervento. SJ: Ritiene che la legge 381/1991 che disciplina la cooperazione sociale sia ancora attuale? Del Bono: Partiamo da un punto: quella legge è molto importante e non va né cancellata né sostituita. Modificata però sì, specialmente in alcuni aspetti specifici come la definizione di ?persona svantaggiata?. Nel testo c?è una elencazione non esaustiva delle nuove domande della società e delle possibili risposte della cooperazione sociale. Se queste vogliono e ora possono, con la legge sull?impresa sociale, avere un ruolo maggiore nel campo delle politiche attive del lavoro, cosa che mi auguro, serve più coordinamento ed elencazioni nuove. Il disoccupato di lunga durata è ad esempio escluso dal novero, va invece inserito. Sestini: La legge 381 per certi aspetti mostra i segni del tempo e credo vada modificata. Ad esempio gli articoli che regolano i rapporti tra enti locali e cooperative sono superati dalla normativa regionale, ma ci sono anche altri aspetti, come quelli relativi all?individuazione delle condizioni di svantaggio ormai superati dalla realtà. Non a caso la legge sull?impresa sociale individua categorie molto più ampie a favore delle quali è auspicabile che intervenga la cooperazione sociale. Credo servano interventi per coordinare aspetti regolati dalle due leggi, ad esempio estendendo i benefici fiscali previsti per le coop sociali che impiegano i soggetti svantaggiati indicati dalla 381 anche alle nuove forme di svantaggio previste dalla legge sull?impresa sociale. SJ: Quali misure ritiene siano assolutamente necessarie per favorire la capitalizzazione delle cooperative sociali? Del Bono: Il problema è serio e si ricollega alla convenienza di avere soci finanziatori nei progetti sociali. Un terreno scivoloso ma dove vige ancora un pregiudizio culturale e che cioè introdurre meccanismi di distribuzione degli utili e soggetti di capitale finanziario modifichi la natura genetica della cooperazione sociale. Invece c?è bisogno di una più significativa presenza della finanza e del capitale, naturalmente ancorata a progetti imprenditoriali e non per moltiplicare le rendite, altrimenti il sistema rimane ancorato alla organizzazione di soggetti deboli non in grado di dare risposte più ampie. Sestini: È un problema che riguarda il rapporto, spesso complicato, tra cooperative sociali, sistema bancario e investitori. Il sistema bancario, eccetto pochi e illuminati esempi, ha considerato la cooperazione sociale alla stregua del volontariato, cioè come organizzazioni a cui dare poco più che il contentino a fine anno. Fatica a considerarle per quello che realmente sono, cioè delle imprese. E come tali devono essere sul mercato e avere rapporti con tutto il sistema bancario. Sono sicura che il 90% dei direttori di filiale non ha un?idea della cooperazione coerente con la realtà, e fatica a guardare a questo mondo come a un insieme di imprese. Sul fronte delle imprese credo invece vada valorizzato il ruolo di interlocutori con il mondo finanziario che possono avere i consorzi di cooperative sociali.

Di Francesco Agresti ed Ettore Colombo


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