Economia

Coop sociale: FVG, presto nuova legge regionale

Semplificare i rapporti tra imprese soociali e P.A. dando spazio agli affidamenti a discapito degli appalti al massimo ribasso.

di Francesco Agresti

Superare la logica degli appalti. A chiederlo a gran voce non sono solo i rappresentanti della ooperazione sociale del Friuli Venzia Giulia, ma anche amministratori pubblici e tecnici. E’ quanto emerso oggi a Pordenone nel corso del convegno regionale “La Cooperazione Sociale nell’età della maturità”. ?Le cooperative sociali?, si legge in una nota della cooperative sociale Itaca, ?è una risorsa fondamentale per la crescita del territorio anche a livello economico, tanto che la Regione Friuli Venezia Giulia è nell’imminenza di presentare il testo unico di legge sulla cooperazione sociale. Resta tuttavia da superare la logica antiquata degli appalti per rendere più snelle le procedure di affidamento di servizi da parte degli enti pubblici alle coop sociali. Valido strumento di cambiamento l’accreditamento dei servizi, un sistema integrato di qualità che consente la possibilità della delega diretta alle cooperative sociali. La trattativa privata è la via per ridurre il peso delle istituzione ed al contempo per affidare i servizi svincolandosi dalla logica perversa degli appalti, ossia dell’offerta economica al ribasso?. E’ quanto emerso nel corso del convegno regionale “La Cooperazione Sociale nell’età della maturità – Da pionieri a protagonisti delle reti di interventi e servizi sociali”, organizzato da Legacoop-Sociali Fvg, Comune di Pordenone, Provincia di Pordenone, Ass n.6 “Friuli Occidentale”, Consorzio Sociale Cosm. All’incontro hanno partecipato numerose autorità regionali e del Triveneto, tra cui l’assessore regionale alle attività produttive Enrico Bertossi, il vice presidente della Provincia di Pordenone Alessandro Ciriani, il presidente di Legacoop Fvg Renzo Marinig, Gian Luigi Bettoli in rappresentanza delle Cooperative sociali di Legacoop Pordenone, l’assessore alle politiche sociali del Comune di Pordenone Giovanni Zanolin, il direttore generale dell’Ass 6 Friuli Occidentale Fabrizio Oleari, Franco Dalla Mura dell’Università di Verona, Angelo Tanzarella direttore dei servizi sociali Usl 1 di Belluno, Gianpietro Antonini presidente del Cosm di Udine, Maria Bonato coordinatrice sociosanitaria dell’Ass 6 Friuli occidentale. Nodi da sciogliere. “Numerosi sono gli aspetti da risolvere in merito alla cooperazione sociale nella nostra regione -ha affermato Gigi Bettoli di Legacoop Sociali Fvg-. Anzitutto la questione degli affidamenti dei servizi che derivano ancora quasi esclusivamente da appalto e il nuovo contratto in scadenza il prossimo 31 dicembre”. “E’ vero”, ha aggiunto Bettoli, “che con l’esenzione Irap la Regione ha spostato le risorse, ma si pone ora il problema dei rapporti tra enti pubblici e cooperative sociali. La necessità di liberarsi dalla logica dell’appalto pubblico è stata rafforzata dalla L.328/00 e dalla direttiva europea 2004/18 sugli appalti di servizi, che ha trasportato a livello europeo proprio alcuni aspetti innovativi della legge italiana 328”. Ancora “la questione delle risorse -ha proseguito Bettoli-, negli ultimi due anni la burocrazia regionale ha deciso che i contributi per l’assunzione di persone svantaggiate vanno soggetti al regime del de minimis. La deprivazione di risorse che ha creato numerose difficoltà alle aziende sociali. E poi l’eccessiva attenzione dell’Inps nei confronti delle Cooperative sociali in merito alla certificazione delle persone inserite in cooperativa. Bisogna muoversi verso l’innovazione delle politiche d’inserimento lavorativo, la famigerata legge 30 ha creato tanti danni ma ha chiarito con l’articolo 14 alcuni aspetti sugli inserimenti”. Rapporti pubblico-privato. “Bisogna superare la secolare dicotomia tra il concetto di pubblico e di privato -ha sottolineato Franco Dalla Mura dell’Università di Verona-, le conseguenze pratiche che si fondano su questo superamento sono i nuovi strumenti concreti ed operativi a livello contrattuale tra pubblica amministrazione e cooperative”. Superare la logica dell’appalto. “Le cooperative sociali stanno a metà tra il titolo volontaristico e quello istituzionale, a metà tra libertà e autorità -ancora Dalla Mura-. Bisogna cercare di collegare le due cose, altrimenti entro 5-6 anni le coop sociali esisteranno soltanto di nome. Sarebbe un grosso sbaglio piegare in qualche maniera gli strumenti delle gare d’appalto”. Nuovi strumenti o convenzioni. “Servono strumenti contrattuali o pattizi, detti anche convenzioni, ossia rapporti non privatistici ma che abbiano natura di diritto pubblico. In questo terreno le diversità tra coopsociali A e B sfumano. Vanno individuati nuovi modelli di rapporto che nell’attuazione dei principi dell’ordinamento giuridico consentano di allacciare rapporti di diritto pubblico, finalizzati al perseguimento di valori sociali, che è quanto le linee guida regionali ci dicono di fare”. Vanno individuati gli enti accreditati alla fornitura di servizi -ha dichiarato Fabrizio Oleari, direttore generale dell’Ass 6-, un sistema integrato come possibilità di delega da parte dei Comuni. Per quanto riguarda in particolare le coop sociali di tipo A, si può procedere con la trattativa privata laddove sul territorio esistano fino a tre cooperative. La 328 sembra proporre il superamento della logica dell’appalto, ma in realtà cita sempre l’offerta economica. Bisogna fare in modo che in regione l’accreditamento diventi effettivamente un cambiamento per le cooperative sociali. La Cooperazione sociale è fondamentale per lo sviluppo economico territoriale -ha sottolineato Gianni Zanolin, assessore alle politiche sociali di Pordenone-. Le coop sociali producono ricchezza come qualsiasi altro tipo di azienda ed in un particolare periodo di tagli e ristrettezze ecco che entrano in gioco, mettendo a disposizione un capitale umano unico che arricchisce il territorio. La possibilità di utilizzare servizi alla persona deve passare alla podestà dei cittadini -ha proseguito Zanolin-, è il cittadino a dover scegliere l’ente migliore e il sistema di accreditamento serve a questo. A creare un sistema integrato di enti che per qualità dei servizi, tutela dei lavoratori possano essere scelti dai cittadini. Non deve essere più il Comune a imporre le scelte di welfare ai cittadini, ma devono essere le mamme e i papà a giudicare il progetto educativo di un asolo, ad esempio. Il peso delle istituzioni va ridotto, nel senso che l’istituzione deve avere la capacità di analizzare i bisogni e poi creare tutte le possibilità affinché siano i cittadini a scegliere chi soddisfa meglio quei bisogni. I Comuni hanno gli strumenti per superare la lentezza legislativa regionale. C’è la necessità di rivedere la logica degli inserimenti lavorativi per le persone svantaggiate -ha evidenziato Giampiero Antonini, presidente del Cosm-, in primis tutta la normativa europea in cui chi decide chi è svantaggiato non ha il senso globale della questione. Il mondo della Cooperazione sociale in regione è importante, maturo e pronto per fare un salto in avanti, sia per porre richieste forti sia per ottenere quel ruolo da protagonista che gli si addice. Bisogna sviluppare la potenzialità dei Centri per l’impiego -ha sottolineato il vice presidente della Provincia di Pordenone Alessandro Ciriani-. I dati dei centri sono sconfortanti dal punto di vista occupazionale, ma questo induce a lavorare meglio con la Regione per implementare efficienza ed efficacia invasiva dei Centri nel mondo del lavoro. A livello provinciale si sta lavorando per creare un piano triennale di politiche sul lavoro in cui devono intervenire tutti i soggetti attivi per la creazione di occupazione. Bisogna creare un osservatorio sul mondo del lavoro per le imprese, e creare occupazione ed occupabilità. Per questo è stato istituito un tavolo che studi in particolare i problemi della mobilità. La nuova legge sul lavoro è importante per l’inserimento lavorativo -ha proseguito Ciriani-. Per la Provincia c’è la possibilità di attivare un fondo provinciale per attuare interventi, ma deve essere sbloccato dalla regione. La Cooperazione è la risposta ai bisogni sociali, grazie a Finreco verrà istituito un Osservatorio per fare diagnosi sugli interventi sociali del mondo della cooperazione. Tali osservatori devono essere coordinati in collaborazione con la Regione. Le normative legate all’inserimento sociale sono molte -ha affermato Maria Bonato, Coordinatrice Socio-sanitaria dell’Ass 6-, ma hanno in comune tutte la semplificazione all’inserimento del lavoratore svantaggiato. La Cooperazione sociale è importante per l’integrazione delle persone svantaggiate, in quanto organizzazione flessibile e con una attenzione specifica nei confronti della persona. I punti di debolezza -ha sottolineato- sono esterni, ovvero i tagli alla spesa pubblica e la produzione di beni e servizi a basso valore economico. L’obiettivo è un processo che porti a un modello di intervento di rete integrata, in cui la Provincia con i centri per l’impiego siano al centro della rete. Il settore della Cooperazione ha un ruolo economico rilevante -ha affermato l’assessore regionale alle attività produttive Enrico Bertossi, concludendo il convegno-, tanto che stiamo cercando di arrivare a un testo unico sulla cooperazione in tempi rapidi. La normativa intanto è pronta. Nell’articolo 1 troviamo le finalità della legge: la Cooperazione sociale è riconosciuta come risorsa fondamentale per la crescita del territorio, sia economica che sociale. Già da tempo l’interesse nei confronti delle Coooperative è alto, si veda l’intervento regionale relativo all’Irap. Ma c’è anche un discorso da fare con le Amministrazioni pubbliche locali per superare le logiche degli appalti, e i Comuni hanno in parte i mezzi. Per il de minimis lo sforzo sarà massimo, ma non è facile dicutere a livello europeo. All’interno della nuova legge si terrà conto di tutto: appalti, accreditamento, de minimis. I tempi sono brevi, ma cercheremo di ascoltare più soggetti possibili.


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