Famiglia

Coop.internazionale, il j’accuse di Movimondo

"Riconoscimenti e vergogne", lettera aperta del direttore dell'ong Vincenzo Pira

di Redazione

Cooperazione e aiuti umanitari: riconoscimenti e vergogne ( di Vincenzo Pira – Direttore di Movimondo) Occorre che succeda qualcosa di tragico affinché la cooperazione internazionale umanitaria, arrivi nelle prime pagine dei giornali. Fa piacere che la maggior parte delle istituzioni e dei rappresentanti del mondo politico esprimano la loro solidarietà e riconoscenza a chi opera in paesi poveri e in condizioni di difficoltà. Crea amarezza l’accusa di avventurismo, di fare ?vacanze intelligenti? di essere ?utili idioti? di chi sa quale entità, di essere ?spie del governo? fatta da qualcuno anche alle volontarie rapite in Iraq. Credo sia doveroso richiamare alcuni principi che orientano il nostro lavoro umanitario e di cooperazione. Sono principi sanciti nel codice di condotta assunto dalle ONG che operano nella solidarietà: Il diritto di ricevere ed offrire assistenza umanitaria è un principio fondamentale di cui devono godere tutti i cittadini di tutti i paesi. Come membri della comunità internazionale, riconosciamo il nostro obbligo a fornire assistenza umanitaria dovunque sia necessaria. Quindi la necessità di accesso senza alcun ostacolo alle popolazioni colpite è di importanza fondamentale nell’esercizio di questa responsabilità. Quando diamo aiuto umanitario non si tratta di un atto politico o di parte e per tanto non dovrebbe essere percepito come tale. L’aiuto viene dato senza distinzioni di razza, credo o nazionalità dei beneficiari e senza nessun altro tipo di distinzione. Le priorità dell’aiuto sono calcolate unicamente sulla base del bisogno di esso. Ci impegniamo a portare avanti ogni sforzo per non operare come strumento della politica estera del governo. Le ONG umanitarie sono agenzie che lavorano indipendentemente dai governi. Pertanto formuliamo le nostre politiche e strategie di attuazione e non miriamo a realizzare la politica di alcun governo, eccetto nel caso in cui coincidano con la nostra politica indipendente. Non ci permetteremo mai consapevolmente – o per negligenza -, né lo permetteremo ai nostri dipendenti, di essere utilizzati per raccogliere informazioni di natura politica, militare, o relativa ad aspetti economici per governi o altre entità che possano avere propositi diversi da quelli strettamente umanitari, né opereremo come strumenti di politica estera dei governi donatori. Queste sono le indicazioni che diamo ai nostri operatori e vogliamo che siano recepite come direttive fondamentali del loro operato. Gli aiuti umanitari in aree di gravi emergenze provocate da guerre o catastrofi naturali sono una parte significativa ma non unica della cooperazione internazionale. La lotta alla povertà e il rispetto di tutti i diritti umani, in ogni latitudine, sono obiettivi che orientano il nostro lavoro e la componente essenziale per costruire un mondo diverso dall’attuale. o circa 826 milioni di persone nel mondo non dispongono di cibo a sufficienza per condurre delle esistenze normali, sane, attive; o più di 850 milioni sono analfabete; o un miliardo di persone non ha accesso a fonti di acqua potabile; o circa 2, 4 miliardi di persone non dispongono dei servizi sanitari essenziali; o quasi 325 milioni di bambini e bambine non frequentano le scuole elementari; o 11 milioni di bambini al di sotto dei cinque anni di età muoiono ogni anno per cause evitabili; o circa 1,2 miliardi vivono con meno di 1 dollaro al giorno, parametro di soglia della povertà estrema indicato dalla Banca Mondiale. Per risolvere questi problemi la questione della quantità delle risorse è di vitale importanza. Ci vergogniamo ormai per le troppe volte che lo denunciamo. Purtroppo inutilmente. Le risorse promesse non arrivano. Gli impegni presi non vengono mantenuti né dagli stati né dalle entità internazionali preposte a ciò. I governi dei paesi ricchi hanno assunto l’impegno di destinare lo 0,7 % del PIL a questo settore; finora solo alcuni paesi del nord Europa (con un PIL limitato) hanno rispettato tale impegno. Gli altri sono molto distanti da tale percentuale (con una media di circa lo 0,3 % del PIL) e paesi come gli Stati Uniti e l’Italia non arrivano allo 0,2 %. L’impegno dell’Europa è comunque di arrivare allo 0,39 % del PIL nei prossimi tre anni. La situazione dell’Italia è ancora di più vergognosa : quest’anno i soldi che sono stati stanziati per le ONG coprono a malapena gli impegni assunti negli anni scorsi. Promesse che non vengono mai mantenute. Le ONG sono indebitate con le banche per poter mantenere gli impegni assunti con i partner locali. In questi giorni il ministero del tesoro ha bloccato tutti i pagamenti già previsti per fare risparmio finanziario anche sulle attività di solidarietà. Si è prodotto un blocco della operatività. Le procedure burocratiche sono diventate l’unica priorità; si lavora per adempimenti e non per raggiungere gli obiettivi preposti. Si applicano cavilli e norme contraddittorie e comunque la vince sempre la ragioneria di stato. L’ordine è di non pagare e si trovano le scuse per rimandare l’analisi di rendiconti e si bloccano per mesi le attività. E nessuno sembra abbia il potere di risolvere queste questioni. Oppure non si mette mano perché ciò non è ritenuto prioritario nell’agenda dei politici. Alle istituzioni chiediamo non solo riconoscimento ma anche impegno politico concreto per rilanciare la cooperazione e risolvere i problemi di gestione. Al parlamento chiediamo una nuova legge, più efficace, e la certezza di risorse adeguate per il prossimo triennio. È possibile avere qualche cenno di risposta e di assunzione di pubblica responsabilità? Dare, poi, possibilità e garanzie di inserimento alle centinaia di persone che vogliono lavorare in progetti di cooperazione. Oggi sono meno di duecento i cooperanti che usufruiscono dei benefici di legge da parte del Ministero degli esteri. Negli anni ’80 erano oltre mille. Il direttore di un giornale ha promesso due schiaffi ai figli nel caso chiedessero di lavorare in progetti di aiuti umanitari. Noi chiediamo il rispetto dei principi che abbiamo enunciato e riconoscimento del servizio sociale che i cooperanti svolgono anche in nome dello stato. Infine la cosa più importante : l’augurio e la forte speranza che Simona Pari e Simona Torretta tornino subito libere tra di noi. Stiamo preparandoci con carezze e abbracci riconoscenti.


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