Economia

Coop-Esselunga: la replica di Poletti

In una lettera la risposta in difesa del modello cooperativo

di Redazione

?Dispiace che il signor Caprotti, un imprenditore che ha saputo creare e sviluppare un?impresa di successo, voglia adesso addossare ad altri la responsabilità di una decisione -quella, come pare molto probabile, di vendere la sua azienda- che è soltanto sua e che, evidentemente, come suggeriscono vicende del recente passato, è motivata dall?impossibilità di trovare, nella sua famiglia, una persona ritenuta adeguata per ricevere il testimone della guida dell?azienda.

E sconcerta che lo faccia utilizzando raffronti in modo furbesco e riproponendo argomenti che sono stati più volte, e da più parti, smentiti.

Il signor Caprotti afferma, per esempio, che la sua azienda paga il doppio delle tasse delle Coop. Peccato che non sia così. Se, leggendo i dati nudi e crudi forniti dallo stesso Caprotti, si considera il risultato aziendale sul quale l?imposizione viene calcolata, si evince che il differenziale è di molto inferiore. Senza contare che si trascura di citare tutte le altre imposte che le cooperative pagano al pari di tutte le altre imprese. E i vincoli a cui le cooperative sono sottoposte per legge.

Quanto alle preoccupazioni del proprietario di Esselunga sulle sorti del ?pachiderma? Coop, vogliamo rassicurarlo. La cooperazione di consumatori è una realtà solida, nata 150 anni fa: un po? prima del signor Caprotti e della sua azienda. Negli anni sessanta erano attive 3.000 cooperative di consumatori, con 7.000 negozi. È a partire da questa realtà che, con un processo costante di cambiamento e con scelte spesso sofferte, grazie all?impegno ed alle capacità dei suoi dirigenti -non certo per protezioni ed inauditi privilegi fiscali, come sostiene Caprotti- che Coop è diventata un soggetto di primo piano della distribuzione moderna, avendo sempre l?obiettivo di poter garantire a milioni di soci e di consumatori la qualità e la convenienza dei prodotti. Coop ha progetti seri di investimento per un ulteriore sviluppo, anche nel Mezzogiorno. Insomma, la Coop è tutt?altro che in vendita; e, comunque, non potrebbe esserlo per legge. Circa il paragone con Alitalia, il signor Caprotti dimentica, forse, che le cooperative sono di proprietà dei soci. Non si vede come potrebbe pesare sul bilancio statale, e quindi sui contribuenti, come è stato per alcuni carrozzoni statali.

Senza dimenticare, se si vuole restare nel campo dell?imprenditoria privata, che le cooperative italiane, nel loro complesso, negli ultimi dieci anni hanno più che raddoppiato gli occupati, la maggior parte dei quali a tempo indeterminato, mentre qualcun altro licenziava migliaia di dipendenti.

Questo perché le cooperative sono imprese un po? particolari, che non perseguono il profitto, ma la soddisfazione dei bisogni dei soci che ne sono proprietari, siano essi consumatori, lavoratori o imprenditori.

Per farci capire meglio proponiamo una semplice riflessione. Pare che la probabile vendita di Esselunga frutterà al signor Caprotti, secondo stime attendibili, circa 5 miliardi di Euro; se Esselunga fosse stata una cooperativa, egli avrebbe potuto recedere dal suo status di socio riprendendosi la propria quota di capitale sociale (circa 25 euro). C?è forse qualche differenza tra una cooperativa ed un?impresa capitalistica?.

Infine, dobbiamo sottolineare che il signor Caprotti lascia trasparire con tutta evidenza un suo desiderio che, purtroppo per lui, è destinato a restare irrealizzabile: quello di scegliere i dirigenti di un?impresa concorrente.

Vorremmo pertanto chiarire, in risposta ai giudizi, quanto meno poco eleganti, che egli esprime nei confronti di un apprezzato e stimato dirigente del movimento cooperativo, che i dirigenti delle nostre imprese e delle nostre strutture di rappresentanza vengono liberamente ed autonomamente eletti dai soci delle cooperative; non scelti o imposti dall?alto?.


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