Non profit

Coop, come investire in turismo

I beni culturali e ambientali possono riservare grandi opportunità allle cooperative

di Francesco Franci

I beni culturali e ambientali in Italia hanno valore strategico per l?economia e per lo sviluppo dell?occupazione. Lo sviluppo strategico prevede il passaggio da una situazione di degrado dei beni culturali e ambientali al loro inserimento nel circuito produttivo ed economico con particolare riferimento allo sviluppo del turismo culturale ed ambientale. Questo passaggio esige, però, rispetto e attenzione alle regole di mercato. Storicamente si è passati dalla concezione ?romantica? del turismo, al turismo come fenomeno di massa, alla concezione del turismo come servizio di qualità. Dalla fruizione gratuita e informale del bene culturale si va verso il bene culturale al centro di un sistema di servizi avanzati. Dallo Stato centralistico che eroga paternalisticamente cultura dall?alto, si va verso un?organizzazione territoriale che inserisce il bene culturale e ambientale in una strategia di valorizzazione di cultura, territorio, impresa. Si ha così un sistema impresa di beni culturali sul territorio con particolare riferimento al settore del turismo culturale e ambientale. Ma questo approccio innovativo non può essere improvvisato, vanno create apposite professionalità e strutture che siano agili e capaci di intervenire puntualmente sul proprio territorio. L?innovazione di approccio di queste professionalità sta nel pensare al fruitore di beni culturali e ambientali come ?cliente?. Un turista che va in una qualsiasi città d?arte deve essere soddisfatto da: ? Il sistema accoglienza (dal tour operator, all?hotel, al ristorante); ? Il sistema dei servizi (trasporti urbani, servizi pubblici); ? Il sistema di fruizione dei beni culturali. I sistemi più avanzati operano sulla soddisfazione del cliente – customer satisfaction – dei primi due sistemi, quasi nessuno (in maniera professionale) sul terzo sistema. Non si va in una città d?arte perché c?è un bell?albergo o degli autobus puntuali. Occorre dunque investire risorse affinché in tutto il sistema di fruizione di beni culturali si inizi a ragionare in un?ottica di soddisfazione del cliente. A riprova di quanto detto, ha titolato felicemente ?Italia Oggi? del 16 febbraio2000, a proposito di una ricerca condotta su 12 musei italiani: ?Musei troppo muti con i visitatori? (vedi box). Benchmarking di beni culturali Il territorio italiano, malgrado i suoi squilibri, possiede una grande potenzialità economica, poiché presenta caratteristiche ambientali artistico/monumentali e culturali di grande importanza e significato che, se ben utilizzate, possono rappresentare un?occasione di sviluppo e di occupazione molto importante. Occorre dunque, ripensare alla gestione dei Beni Culturali ed Ambientali in termini economici, puntando soprattutto ad attivare iniziative culturali e promozionali fortemente caratterizzate e integrate nel sistema territorio. Queste azioni sono tese ad un maggiore coinvolgimento del visitatore e a soddisfare in maniera più articolata le esigenze di fruibilità del bene. Il nesso tra cultura e territorio è un tema nodale della nuova politica culturale: il bene non deve soltanto essere tutelato e conservato, ma valorizzato come risorsa collettiva; tanto più che il turismo culturale ed ambientale – legato alla fruizione di questi beni – realizza in Italia un indotto considerevole. Pertanto l?obiettivo è quello di incrementare la competitività dell?offerta dei beni culturali ed uno degli strumenti più efficaci a tal fine è il benchmarking di beni culturali. Il benchmarking è una pratica che ricerca le prassi eccellenti presso le aziende leader nei vari settori di mercato e in seguito individua i fattori e i metodi organizzativi più efficienti, per poter allineare la propria produttività su standard qualitativamente migliori. Il benchmarking nato in campo informatico, agli inizi degli anni ottanta, è stato poi adottato in diversi settori. La pratica del benchmarking si rivela, anche per il settore dei beni culturali, come un utile strumento per lo sviluppo di una nuova imprenditorialità e per una nuova professionalità nel terziario avanzato, perché rappresenta un nuovo servizio consulenziale da offrire ai detentori o gestori di beni culturali. Il benchmarking si rivela dunque come una nuova opportunità per creare business tanto per chi già opera nel settore dei beni culturali ed ambientali, e dunque già si occupa di consulenza, quanto per coloro che, appartenendo all?indotto che ruota intorno al settore dei beni culturali , sono interessati ad ampliare la loro offerta di servizi in questo settore. Fare benchmarking significa confrontare l?attività della propria azienda con quella dell?impresa leader del settore, o meglio, identificare nell?ambito della propria attività i parametri ritenuti salienti per poterli misurare e confrontare con quelli dell?impresa best in class (la migliore del settore) al fine di ottimizzare le proprie performance (risultati). Lo strumento che meglio si adatta a cogliere queste opportunità è la piccola impresa ed in particolare l?impresa cooperativa, caratterizzata da: ? flessibilità; ? protagonismo; ? qualità; caratteristiche ritenute necessarie, oggi, per garantire la sopravvivenza delle piccole e medie imprese sul mercato. Ancor più nel dettaglio, la pratica del benchmarking sui beni culturali potrebbe diventare l?occupazione peculiare per le oltre 1400 cooperative aderenti a Federcultura Turismo e Sport, l?organizzazione di settore della Confcooperative che rappresenta e assiste le cooperative operanti nel settore culturale, turistico, dei beni culturali ed ambientali, scolastico, sportivo, della comunicazione, dell?informazione, dell?editoria e del tempo libero. Con la pratica del benchmarking sulla fruizione dei beni culturali, infatti, il soggetto ?consulente? suggerisce al gestore o detentore del bene culturale che chiede la consulenza, una serie di interventi atti a migliorare la gestione economica del bene, interventi che altrove hanno riscosso successo e che dunque rientrano nella rosa di quelli intrapresi dai best in class. Si capisce, dunque, il grande interesse per una cooperativa aderente ad una importante organizzazione come Federcultura, a fornire la consulenza e soprattutto l?indotto che ne scaturirebbe anche per le altre cooperative aderenti in grado di fornire i servizi necessari per intraprendere gli interventi di cui sopra. Da qui il business che un?attività di consulenza sul benchmarking della fruizione di beni culturali potrebbe attivare per le cooperative in questione. Nella prossima puntata: come si fa il benchmarking nel settore dei beni culturali e ambientali. Francesco Franci Annamaria Boccongelli in coll. con Confcooperative


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