Formazione
Coop: Barberini, legge incostituzionale
Il presidente della Lega commenta duramente l'approvazione dell'articolo 5 nell'ambito della riforma del diritto societario. Ricorso alla Commissione europea
Ivano Barberini, presidente di Legacoop, spara a palle incatenate sul governo per l’approvazione dell’articolo 5 sulla coperazione.
?Riteniamo grave che il Senato abbia approvato, nell?ambito della delega al Governo per il riordino del diritto societario, un articolo che presenta, a nostro avviso, tratti di incostituzionalità e di violazione di norme del diritto comunitario”, dice Barberini, e ciò, tra l?altro, senza che vi sia stata alcuna possibilità di confronto tra le Commissioni Finanze e Giustizia e le Centrali cooperative”.
Barberini ricorda che “è in corso l?accertamento da parte della Commissione Europea, sulla base di un ricorso presentato da Legacoop ed Agci, della sussistenza di violazioni del diritto comunitario per l?esclusione, dall?art. 5, delle banche di credito cooperativo e dei consorzi agrari”.
Secondo il presidente di Legacoop “rimane aperto il tema dell?incostituzionalità dell?articolo 5, sollevato da un folto gruppo di professori ordinari di materie economiche e giuridiche e da qualificati esponenti del mondo accademico e della cultura. Adesso valuteremo in modo approfondito le iniziative da intraprendere.
Ci adopereremo, comunque, per far sì che si pervenga ad un riordino della legislazione cooperativa che metta l?impresa cooperativa in condizione di crescere e di svolgere la propria funzione sociale nei confronti dei soci e della collettività, per concorrere agli obiettivi di sviluppo economico e di coesione sociale di cui il Paese ha bisogno nel pieno rispetto della Costituzione”.
“A tale fine”, conclude il capo della cooperazione rossa, “riteniamo indispensabile che si recuperi, su una tematica così complessa e delicata, un confronto vero tra Governo e organizzazioni cooperative?.
Com’è noto, l’articolo approvato ieri dal Senato introduce una distionzione fra cooperative “costituzionalmente riconosciute” e “non riconosciute”. Queste ultime, prevalentemente le grandi realtà commerciali e manifatturiere, vengono spogliate di ogni beneficio fiscale.
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