Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Leggi e norme

Convenzioni e accreditamento: le sfide e i rischi della nuova concorrenza

Entro il 31 dicembre 2024 nell'affidamento dei servizi sanitari e socio-sanitari bisognerà adeguarsi alle nuove regole sulla concorrenza. Ma che qualcosa (anzi molto) non torni è evidente già dalle prime applicazioni della normativa. L'analisi di Anffas

di Sara De Carli

Regioni e province autonome hanno tempo fino al 31 dicembre 2024 per adeguarsi alle nuove disposizioni, ma che qualcosa (anzi molto) non torni è evidente già dalle prime applicazioni della normativa. Stiamo parlando delle nuove regole per la concorrenza e la trasparenza nell’affidamento di servizi nel settore sanitario e socio-sanitario, rivoluzionato dalla legge 118/2022 e del decreto attuativo del 19 dicembre 2022. I testi riscrivono le regole per accreditamento e convenzionamento degli enti privati, senza riconoscere alcuna differenza specifica al Terzo settore. In sostanza nella selezione dei nuovi soggetti privati accreditati chiamati  ad erogare servizi sanitari e socio-sanitari le Regioni dovranno organizzare selezioni periodiche e trasparenti, basate su criteri oggettivi quali la qualità e i volumi dei servizi offerti, nell’ottica di garantire un processo competitivo promuovendo l’efficienza.

Anffas aveva chiesto subito la modifica di tali atti, evidenziando come la scelta di coinvolgere tutti i soggetti privati nella disciplina della concorrenza – senza distinzione tra enti di Terzo settore e privati profit – fosse «assolutamente ingiustificabile» e «non possa coordinarsi con il ruolo che il Codice del Terzo settore assegna agli Ets» là dove prevede che le Pubbliche amministrazioni nella programmazione  degli interventi e dei servizi nelle attività di interesse generale (e i servizi socio-sanitari e sanitari certamente lo sono) coinvolgano gli enti di Terzo settore  attraverso forme di co-programmazione, co-progettazione e accreditamento.

Ora che sui territori si stanno verificando le prime applicazioni pratiche della nuova normativa, per esempio con l’Avviso Pubblico per l’erogazione di prestazioni di riabilitazione” pubblicato dall’Azienda Usl Toscana NordOvest, ecco che la Cabina di Regia e l’Unità Tecnica di Supporto di Anffas hanno redatto un nuovo documento per denunciare i cinque rischi concreti che oggi corrono il sistema universalistico della sanità e il sistema degli enti di Terzo settore.

Non ci si è preoccupati di come assicurare la continuità assistenziale per le persone prese in carico, né la continuità gestionale e organizzativa delle strutture già accreditate o contrattualizzate che operano, magari da anni e stabilmente, in detti settori

Le tre criticità

Restando un momento alle criticità, oltre al mancato riconoscimento della specificità del Terzo settore, c’è il fatto che si sia «ragionato in un’ottica di standardizzazione dei servizi, senza tenere conto della tipologia di prestazione erogata o della condizione della persona presa in carico, né tantomeno dei suoi bisogni, aspettative, desideri, scelte. Allo stesso modo non ci si è preoccupati di come assicurare la continuità assistenziale per le persone prese in carico, né la continuità gestionale e organizzativa delle strutture già accreditate o contrattualizzate che operano, magari da anni e stabilmente, in detti settori», si legge nel documento di Anffas. Terza criticità sono le modalità di valutazione delle strutture sanitarie previste, in termini di qualità, sicurezza ed appropriatezza delle attività erogate: allo stato attuale delle cose Anffas vede il rischio che «le selezioni si trasformino in mere formalità burocratiche o in una simulazione delle procedure selettive in gare di appalto sic et sempliciter. Appare assolutamente necessario invece che le stesse mirino a promuovere la qualità delle  prestazioni e l’efficacia dei servizi erogati», in quanto per Anffas «i servizi vanno sempre intesi come la concreta declinazione dei diritti garantiti, attraverso adeguati sostegni».

I cinque rischi

Il citato “Avviso  Pubblico a Manifestare l’Interesse Rivolto a Strutture Private Accreditate per l’Erogazione di  Prestazioni di Riabilitazione” dell’Azienda USL Toscana Nordovest, afferma Anffas, «evidenzia un’impostazione  valutativa basata non solo sull’analisi della qualità, della sicurezza e dell’appropriatezza delle  prestazioni ma, altresì, sull’offerta economica, introducendo un range tra uno sconto minimo (2%) ed uno sconto massimo (5%) sulla tariffa delle singole prestazioni, a cui è attribuibile  proporzionalmente un punteggio variabile da 1 a 5 punti». È solo un esempio, ma per i tecnici di Anffas nel sistema disegnato dalle nuove regole «è possibile intravedere alcuni rischi generali per il sistema universalistico della sanità ed alcuni rischi specifici per gli Enti del Terzo settore, oggi accreditati e contrattualizzati». Eccoli.

  • Sostenibilità finanziaria: l’introduzione di un numero elevato di operatori privati può portare a un incremento incontrollato delle spese sanitarie, mettendo a rischio la sostenibilità finanziaria del SSN. 
  • Distorsioni concorrenziali: la concorrenza, se non gestita correttamente, può favorire la creazione di rendite politiche e private, consolidando il potere degli operatori più grandi e riducendo la qualità complessiva dei servizi. 
  • Riduzione del pluralismo: la contendibilità periodica dei budget può ridurre la varietà degli operatori, limitando la libertà di scelta per gli utenti e potenzialmente abbassando la qualità delle prestazioni. 
  • Concentrazione dell’offerta: gli operatori più grandi potrebbero dominare il mercato, a discapito degli enti più piccoli e del privato sociale, riducendo l’accessibilità e l’equità del sistema sanitario. 
  • Inadeguatezza della programmazione sanitaria: un sistema basato esclusivamente sulla concorrenza può trascurare l’importanza della programmazione sanitaria, compromettendo la distribuzione equa ed efficace delle risorse.


Le sfide

Siamo alla vigilia di «un cambiamento epocale» ed è chiaro che le Regioni dovranno dare attuazione alle nuove previsioni normative, ma occorre che lo facciano «in un quadro di regole certe, chiare e coerenti con le finalità sopra richiamate onde evitare effetti distorsivi ed ulteriore parcellizzazione di un sistema, con inevitabile detrimento della qualità delle prestazioni e potenziale penalizzazione proprio degli Enti di Terzo settore», afferma Anffas. D’altra parte questo momento rappresenta una grossa sfida anche per il Terzo settore, «chiamato a mettere in atto una condivisa strategia  proattiva di adattamento e innovazione, in modo da trasformare questi cambiamenti, rischi, criticità e  paure in opportunità per migliorare la qualità dei servizi offerti e rafforzare il ruolo degli Ets nel settore socio-sanitario, ponendosi come soggetto che opera attivamente nel garantire il miglioramento della qualità  dei servizi resi ai cittadini tanto in termini di efficienza quanto in termini di efficacia».

Questo momento rappresenta una grossa sfida anche per il Terzo settore, chiamato a mettere in atto una condivisa strategia proattiva di adattamento e innovazione, in modo da trasformare questi cambiamenti, rischi, criticità e  paure in opportunità per migliorare la qualità dei servizi offerti

Per affrontare efficacemente la sfida della concorrenza per il mercato, Anffas individua sei piste: 

  • Advocacy e lobbying degli Ets, rafforzando le loro attività di advocacy per influenzare le politiche e ottenere criteri di selezione che riconoscano il loro ruolo unico. 
  • Rafforzamento delle capacità, investendo nella formazione del personale, nell’aggiornamento delle tecnologie e nel miglioramento della gestione finanziaria per aumentare l’efficienza e la competitività. 
  • Costruire partenariati e collaborazioni, stabilendo collaborazioni con altre organizzazioni per condividere risorse e competenze, espandendo l’accesso a nuove opportunità di finanziamento e contrattualizzazione.
  • Diversificare le fonti di finanziamento: riducendo la dipendenza da singole sovvenzioni, diversificando il modello delle entrate e dei ricavi. 
  • Migliorare la qualità e l’impatto, dimostrando che l’impatto e l’efficacia dei loro servizi è fondamentale. Gli Ets dovrebbero concentrarsi su monitoraggio e valutazione per migliorare continuamente la qualità dei loro servizi, rendendo i risultati visibili e trasparenti ai finanziatori e alle autorità contrattuali. A tal fine innovativi strumenti di accountability di cui gli Enti di Terzo settore sono tenuti a dotarsi quali “codici di qualità ed autocontrollo (CQA)” etc. rappresentano un ulteriore elemento di garanzia che differenzia tali Enti dagli altri operatori del mercato.  
  • Dotarsi di una struttura organizzativa specialistica, capace di navigare nelle complesse procedure selettive per la stipula degli accordi contrattuali.

    Foto di Sincerely Media su Unsplash

Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA