Politica

Controlli Inps, il costo della vergogna

di Franco Bomprezzi

Lo temevo, e sta succedendo. Licenziata la manovra economica senza apparenti danni per le persone con disabilità, l’Inps si è lanciata nella campagna di luglio, raffica di raccomandate indirizzate a invalidi civili, così, senza neppure un minimo di screening, un tanto al chilo. Non lo dico per partito preso, scrivo queste frasi indignate dopo aver ricevuto nel mio profilo di facebook e nel forum “Ditelo a noi” su corriere.it una valanga di segnalazioni da parte di amici con disabilità vera, anzi verissima, e genitori di persone disabili che non possono neppure rappresentare se stesse.

Parliamoci chiaro: nessuno contesta il diritto teorico di verificare la persistenza dei requisiti che hanno portato, negli anni passati, una regolare commissione medica, onesta fino a prova contraria, a certificare una percentuale di invalidità tale da comportare l’attribuzione di un beneficio economico, pensione, assegno, o indennità di accompagnamento. Ma questo controllo, va ricordato con forza, è finalizzato esclusivamente a smascherare falsi invalidi, ossia persone che stanno truffando lo Stato perché sono state aiutate, in questa truffa, da medici compiacenti o collusi, o corrotti.

Non abbiamo ancora notizia di una sola denuncia nei confronti di medici di questo tipo, e dunque possiamo perfino pensare che non sia vero, che si tratti di un abbaglio dovuto alla calura. Ma le cronache di polizia giudiziaria, carabinieri in prima linea, spesso ci indirizzano verso storie di malcostume davvero incredibili, localizzate, pare, soprattutto nel Meridione.

Ebbene, in questi giorni ho ricevuto segnalazione di richiesta di controllo con relativa visita da parte di persone con sclerosi laterale amiotrofica (la Sla), poliomielitici di vecchia data, persone allettate non in grado neppure di parlare (la segnalazione in questo caso è della mamma, ovviamente), paraplegici da almeno dieci anni, tetraplegici, e via dicendo. A me questa cosa suscita vergogna, indignazione, insofferenza. Arriva in pieno luglio una raccomandata con ricevuta di ritorno, formalmente ineccepibile, che annuncia il controllo citando proprio il decreto appena approvato, e in questa lettera l’Inps chiede di inviare entro quindici giorni via fax (perché siamo nell’era dei computer, e comunque, si sa, tutti in casa hanno un fax…) la documentazione medica che confermi l’invalidità accertata. In caso contrario l’Inps sarà costretta a chiedere una visita di controllo nella sua sede. Come dire: una persona a letto dovrà essere trasportata in ambulanza nella sede dell’Inps perché una commissione accaldata e presumo anche abbastanza infastidita accerti che effettivamente non parla e non si muove. Ma siamo ancora in un Paese civile?

Perché nessun grande giornalista (mi ripeto, scusatemi, è l’età) prova a fare un viaggio in questo mondo percorso da sentimenti di angoscia, ansia, paura della burocrazia, incredulità? Possiamo evitare tutto questo magari rivedendo le modalità del controllo, discutendolo ad esempio con le associazioni che hanno dimostrato di conoscere bene quale sia la situazione reale delle famiglie e delle persone con disabilità?

Possiamo sapere quanto costa questo scempio? Quanto costa adesso, cioè ben prima che eventualmente ci sia un risparmio dovuto alla scoperta di pensioni ingiustamente attribuite? E poi: non vi pare plausibile che un falso invalido si sia almeno premurato di fornirsi una documentazione di ferro, inattaccabile, visto che da mesi è informato di quello che potrebbe capitargli, a partire dalle dichiarazioni ripetute ogni dove dal ministro Tremonti?

Possiamo sperare di vincere anche questa volta? Intanto io offro questo spazio a tutti coloro che, in modo civile e documentato, vogliano raccontare il loro impatto con le verifiche avviate da Inps su incarico del Governo. E spero che qualcuno possa anche suggerire modalità più civili, dignitose, meno invasive, più rispettose dei diritti delle persone con disabilità. Nel silenzio e nell’indifferenza cresce la paura, si alimenta la sfiducia nella nostra democrazia. Proviamo a reagire.

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