Non profit

Contro ogni astrazione per riprendere il cammino

Editoriale di Riccardo Bonacina

di Riccardo Bonacina

Oddio è già settembre. Si ricomincia, e chi ci salverà dalle banalità e dagli spacciatori di promesse o di cinismo (ch?è poi la stessa cosa), prima ancora che dai problemi che tutti saremo chiamati ad affrontare e, speriamo, risolvere? Enzo Biagi ci ha già avvertito (vero, su Corriere ed Espresso): a settembre ?bisognerà anticipare la prima rata del riscaldamento?. Giulio Tremonti ha promesso che prestissimo vivremo i fasti di un ?nuovo boom economico?. Letizia Moratti ha annunciato la ?sua? rivoluzione per la scuola italiana. Francesco Rutelli ripete ossessivamente che Berlusconi ?non mantiene, e mai manterrà, le sue promesse?. Agosto si porta via i meeting e i festival con la loro girandola di mille dichiarazioni di ministri e personaggi in passerella e la scia di inutili polemiche. In una delle sue più belle canzoni, nel 1972, Francesco Guccini già cantava: ?E poi e poi, gente viene qui e ti dice di sapere già ogni legge delle cose. E tutti, sai, vantano un orgoglio cieco di verità fatte di formule vuote…E tutti, sai, ti san dire come fare, quali leggi rispettare, quali regole osservare, qual’è il vero. E poi, fanno a chi parla più forte per non dir che stelle e morte fan paura…? (La canzone della bambina portoghese.Si ricomincia, ecco la sfida, siamo chiamati a ripartire, come singoli e come gruppi che non hanno paura di guardar in faccia sia ?le stelle che la morte?, sia le speranze che le difficoltà più pesanti. Ripartire, ed essere protagonisti in una compagine sociale sempre più frammentata e divisa da rancori. Il capitale di fiducia reciproca tra i diverse gruppi sociali, su cui si fonda la convivenza e la partecipazione alla vita di un paese si assottiglia sempre più, e sempre più si stanno insinuando i preoccupanti segni di una violenza capace di corrompere rapporti e azioni. Ripartire, allora, ma come, e verso dove, in questo contesto sociale e politico: è questa la domanda che attraversa e occupa tanta l?agenda di quello che abbiamo chiamato Italy Social Forum, cioè quel movimento di movimenti che si batte perché un mondo e un paese diverso siano possibili. Un?agenda fitta di appuntamenti, di convegni, di assemblee, per ritrovare il filo degli entusiasmi e della propositività che aveva caratterizzato la vigilia del G8 a Genova. Saprà il movimento andare oltre la scia di veleni e di tribunali in cui il dopo Genova è precipitato? Saprà riallacciare i fili delle diversità in una chiara pratica pacifica e in un?agenda aperta di riforme? Certo, buttare via quel patrimonio enorme di impegno, di voglia di cambiare il mondo, di comportamenti responsabili sarebbe un vero delitto. A questo proposito colpiscono due interventi sorprendenti e per nulla cinici, in queste settimane di chiacchiere, che meritano di essere citati. Quello di Romano Prodi, che nel suo discorso al Premio Viareggio ha detto: «Dobbiamo prendere atto con coraggio che i 200mila giovani di Genova hanno posto ai cosiddetti grandi della terra una domanda di Politica che è rimasta sostanzialmente inevasa. C?è infatti un nuovo muro che divide il mondo. È il muro delle malattie, delle povertà, delle ?guerre canaglie?. È il muro che divide il Nord e il Sud del mondo. (?) Vorrei dire con forza ai giovani che hanno marciato a Genova che con la pace e con la lotta pacifica tutto si può guadagnare, compresa la nostra stessa umanità». Sorprendente anche l?intervento di Monsignor Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione, che sulla prima del Corriere della sera è intervenuto, nel bel mezzo di un Meeting di Rimini in cui i ministri del Polo rubavano quotidianamente la scena, per ricordare che il suo titolo (Tutta la vita chiede l?eternità), richiamava non i programmi di questo o quel governo, ma ?l?infinito che è nel cuore di ogni uomo?, e una ?passione per l?umanità. Non l?umanità come termine di una definizione di sociologi o di filosofi ma quella che mi hanno comunicato mia madre e mio padre. Non esiste umanità se non nell?io, altrimenti sarebbe un?astrazione in nome della quale si possono compiere le più terribili ingiustizie. (?) L?avvenimento cristiano è per rispondere alla domanda di infinito che è nel cuore di ogni uomo. Così che l?uomo cammini?. Appunto, buon cammino.


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