Iniziative

Contro l’azzardo anche le parrocchie in campo

Al via un progetto di Caritas Italiana, costruito in collaborazione con la Federazione italiana comunità terapeutiche - Fict, che mira a costruire una coscienza critica collettiva e a promuovere azioni concrete di contrasto e prevenzione, nelle comunità. Attiva un’app con una “cassetta degli attrezzi”. Cristina Boca (Caritas): «Il gioco è un’altra cosa: è divertimento, relazione, condivisione, stare insieme agli altri. Non può essere una parola associata all’azzardo»

di Ilaria Dioguardi

Con “Vince chi smette. Consapevoli contro l’azzardo” Caritas Italiana promuove percorsi di animazione comunitaria con l’obiettivo di sensibilizzare le comunità sul fenomeno dell’azzardo e sui rischi ad esso associati. L’iniziativa è costruita in collaborazione con Federazione italiana comunità terapeutiche – Fict.

Strategia comune che parta dal basso

Il progetto mira a costruire una coscienza critica collettiva e a promuovere azioni concrete di contrasto e prevenzione. L’obiettivo dell’iniziativa, presentata presso la sede di Caritas Italiana, è quello di avviare una strategia comune sul tema dell’azzardo che parta dal basso in grado di migliorare la percezione all’interno delle comunità del fenomeno e delle sue conseguenze, offrire più strumenti di prevenzione e orientamento rivolti ai diversi gruppi che frequentano le parrocchie, rafforzando la collaborazione con le altre organizzazioni presenti sul territorio e con gli enti locali, attraverso una serie di attività progressive.

Sensibilizzazione e formazione di una coscienza critica

«“Vince chi smette” è rivolto alle comunità parrocchiali, abbiamo coinvolto la rete delle Caritas diocesane, chiedendo loro di aderire perché a loro volta possano attivare le comunità in un processo di sensibilizzazione e di formazione di una coscienza critica intorno al tema dell’azzardo», dice Caterina Boca, referente del progetto per la Caritas Italiana. «La “cassetta degli attrezzi” del progetto è composta da fascicoli, che corrispondono a dei percorsi di animazione. Sono proposte di attività da svolgersi sui territori, che sono a loro volta suddivise in base alle categorie: per i ragazzi, i giovani adulti (giovani, giovani coppie, famiglie) e gli anziani. Siamo consapevoli che il linguaggio e gli strumenti da utilizzare per attivare le comunità cambiano in base all’età e all’esperienza».

Le parole sono importanti

Le attività del progetto sono diverse in base alle categorie ma il filo conduttore rimane lo stesso. «Abbiamo sviluppato il progetto intorno a cinque verbi: informare, sensibilizzare, prevenire, accompagnare e fare rete. Sintetizzano, secondo noi, un processo animato che parte dall’uso corretto della terminologia. Abbiamo sgombrato il campo da ogni ambiguità e abbiamo invitato tutti a non chiamarlo “gioco”», prosegue Boca. «L’unica circostanza in cui lo utilizziamo è quando parliamo di “Gioco d’azzardo patologico” perché Gap è una sigla riconosciuta dal Dsm (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, ndr). Abbiamo suggerito il verbo “praticare”. Anche la parola “ludopatia” non è indicata perché Gap è una sigla medicalmente riconosciuta mentre la ludopatia richiama il gioco. Ma il gioco è un’altra cosa: è divertimento, relazione, condivisione, stare insieme agli altri. Non può essere una parola associata all’azzardo».

Nel 2024 il volume complessivo di spesa è stato di 150 miliardi di euro, il 37% dei ragazzi tra i 14 e i 19 anni ha praticato l’azzardo, il 26% degli over65 ha giocato d’azzardo

«Cerchiamo di fare un percorso che non sia stigmatizzante, ma che sia aperto a una maggiore consapevolezza. Abbiamo elaborato un questionario insieme a Fict che viene somministrato alle persone che entrano nel percorso di animazione. Le Caritas diocesane hanno l’impegno di invitare le comunità a partecipare attraverso i gruppi parrocchiali, a monitorarle e a seguirle. E noi proponiamo dei laboratori, con video e audio». Caterina Boca spiega che «con i ragazzi, proviamo ad entrare nella dinamica subdola degli sponsor delle squadre di calcio, che spesso sono sponsorizzate, negli ultimi anni, da siti che formalmente pubblicizzano i dati sulla prestazione delle squadre e dei giocatori, ma che spesso sono legate a grosse lobby dell’azzardo. Se la legge italiana impedisce la pubblicità dell’azzardo, attraverso questo escamotage, l’azzardo entra nel calcio».

Tra testimonianze ed educazione finanziaria

Con alcuni video vengono spiegati «come il bluff dell’azzardo è tale per cui, in realtà, nell’azzardo non vince praticamente nessuno, le poche vincite non sono assolutamente indicative. La vincita è lasciata al caso, lo spieghiamo con la matematica. Affrontiamo anche il tema della presenza delle mafie nell’azzardo». Tra i materiali del progetto ci sono anche delle video e audio testimonianze, grazie a Fict. Inoltre, nei fascicoli di “Vince chi smette” si affronta il tema dell’educazione finanziaria «perché spesso, dietro l’azzardo, c’è una condizione economica non semplice. In famiglia, nella coppia, si dicono bugie e si nasconde il reale uso del denaro. Proponiamo di fare un bilancio familiare e di condividere la gestione dei soldi».

La presentazione del progetto presso la’ Caritas Italiana

Costruire dal basso la coscienza delle persone

Nel progetto c’è anche il tema del fare rete. «Animare una comunità, per noi, vuol dire anche essere Chiesa in uscita, invitiamo tutti ad uscire dalle proprie comunità, individuando altri organismi che si occupano di azzardo con cui creare delle relazioni. Si può chiamare l’ente locale e invitarlo a degli incontri pubblici, ragionare insieme sulla presenza delle slot machine nel proprio territorio, mappare la propria zona. L’invito è a non rimanere isolati ma uscire e fare rete con i movimenti civici», continua Boca. “Vince chi smette” è un progetto che vuole smuovere e costruire dal basso la coscienza delle persone.

Abbiamo sviluppato il progetto intorno a cinque verbi: informare, sensibilizzare, prevenire, accompagnare e fare rete

Caterina Boca

Solitudini colmate con l’azzardo

«Ci siamo accorti che le leggi repressive e le battaglie nazionali sono importanti ma non sono sufficienti. Ormai le persone sono infatuate dal fatto che nel praticare l’azzardo non c’è niente di male. Dire loro che non bisogna farlo, evidentemente, le porta a sentirsi giudicate. Vogliamo invitarle a capire meglio il fenomeno e a fare squadra. Le donne anziane oggi scommettono tanto», prosegue, «spesso hanno delle solitudini che colmano con l’azzardo. Dobbiamo anche dare delle valide alternative rispetto alle attese nei bar dei numeri vincenti o alle ore passate alle slot machine. Bisogna fare comunità con loro». C’è anche un numero verde «rivolto alle persone che hanno problemi con l’azzardo e a chi ha familiari o amici che ne hanno».

Un volume di spesa di 150 miliardi di euro

«È un percorso al quale teniamo molto. Siamo partiti dall’idea che occorre intervenire nelle comunità per prevenire fattori di rischio sull’azzardo e fare emergere le situazioni di disagio», dice Luciano Squillaci, presidente Fict. «Abbiamo, quindi, ragionato con Caritas nazionale di come le parrocchie e le stesse Caritas diocesane abbiano sui territori un patrimonio enorme di relazioni e contatti. Ci siamo detti, perché non utilizzare questo patrimonio acquisendo consapevolezza di come si possa prevenire, accompagnare e sostenere le persone e le famiglie per affrontare correttamente questa piaga? L’azzardo, in Italia, rappresenta numeri impressionanti, superiori al resto d’Europa». Secondo l’Osservatorio Nomisma, nel 2024 il volume complessivo di spesa è stato di 150 miliardi di euro, il 37% dei ragazzi tra i 14 e i 19 anni ha praticato l’azzardo, il 26% degli over65 ha giocato d’azzardo.

La battaglia contro l’azzardo si vince prima di tutto con percorsi culturali ed educativi di sistema

Luciano Squillaci

Una “cassetta degli attrezzi”

«Ecco, quindi, una vera e propria “cassetta degli attrezzi”, con materiali e proposte di attività sul tema dell’azzardo per ogni fascia di età, facilmente scaricabili da internet ed attraverso un’app dedicata, indicando anche contatti e numeri utili dei servizi specializzati. Noi speriamo così», continua Squillaci, «di arrivare a quante più persone possibile, perché la battaglia contro l’azzardo si vince prima di tutto con percorsi culturali ed educativi di sistema».

Foto di apertura di SLNC su Unsplash. Foto nell’articolo dell’ufficio stampa Caritas

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