Donne
Contro la violenza di genere, serve un Patto di Stato
Per arginare il dilagare dei femminicidi e degli stupri la Garante per l’infanzia e l’adolescenza della Regione Sardegna, Carla Puligheddu scrive una lettera alla premier. Un appello che sottolinea la «nota sensibilità al problema della violenza di genere» da parte di Meloni «per sollecitare provvedimenti contro le discriminazioni, contro la costruzione di una società che governa con forme unilaterali maschili, incapace di riconoscere il valore delle differenze e i diversi bisogni»
«Cara Giorgia», esordisce con questo saluto la lettera appello indirizzata al presidente del consiglio Giorgia Meloni dalla Garante per l’infanzia e l’adolescenza della Regione Sardegna, Carla Puligheddu.
Un appello contro la violenza di genere che nasce, «alla luce dei più recenti episodi di violenza efferata, verificatisi da Palermo a Bolzano e della pericolosa deriva sociale, segno di involuzione umana che calpesta la dignità della donna, come dimostrano i quotidiani atti vessatori durante il periodo estivo, dove il corpo delle donne viene servito “al cioccolato”, nei buffet di ferragosto o “affettato” con coltelli ben affilati, conservato in sacchetti di plastica e parcheggiati nei carrelli dei market o semplicemente grondanti di sangue e abbandonati nel cofano di un’auto, mentre una giustizia debole, lentamente, troppo lentamente, acquisisce le carte e ragiona sul da farsi».
Nel suo appello Puligheddu si rivolge a Meloni definendola «Governatrice dell’Italia, madre, figlia e sorella». Sottolineando che non si può più sprecare tempo: serve un “Patto di Stato contro la violenza di genere”.
Un’alleanza contro i femminicidi
Per la Garante si tratta di: «Un’alleanza civile, politica e istituzionale, capace di arginare il dilagare dei femminicidi che non arretra, anzi, è sempre di grande attualità. Sul sito del ministero dell’Interno, aggiornato alla data odierna, relativamente al periodo 1 gennaio/20 agosto 2023 sono stati registrati in Italia 76 femminicidi – una media mensile di 9,5 (circa 2 a settimana) – di cui 61 donne uccise in ambito familiare/affettivo; di queste, 38 hanno trovato la morte per mano del partner/ex partner. Dati spaventosi e preoccupanti» incalza «che non trovano soluzioni o deterrenti in grado di frenare l’onda aberrante che sta conducendo verso una gravissima indifferenza sociale.
La preoccupazione verso i minori
«Da Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza la mia preoccupazione è rivolta ai minori coinvolti in azioni brutali di violenza sessuale di gruppo. Azioni spietate, poste in essere senza pietà, in totale assenza di freni inibitori, contro vittime inermi usate alla stregua di oggetti di scarto. Penso all’elevatissima pericolosità di tali soggetti inseriti in ambiti cosiddetti “normali”. E provo grande apprensione per adolescenti, bambini e bambine, molti dei quali vittime anch’essi, oppure, orfani di madri uccise dai loro padri. Mi preoccupo del loro domani» insiste , «del come e del se, riusciranno mai a guarire le profonde ferite. Penso al rischio di un atroce destino che potrebbe condurli, senza colpa, a non comprendere il dono della vita e farsi, come a volte succede, artefici degli stessi delitti».
La rivista dell’innovazione sociale
Abbònati a VITA per leggere il magazine e accedere a contenuti e funzionalità esclusive
Discriminazione di genere
Per Puligheddu è quanto mai necessario «continuare a combattere contro le discriminazioni di genere, contro la costruzione di una società che governa con forme unilaterali maschili, incapace di riconosce il valore delle differenze e i diversi bisogni».
«Quando le donne si battono per i diritti delle donne, si battono per i diritti di tutti e sono capaci di superare qualsiasi divergenza», continua. «Ma ora devono battersi unite per educare i propri figli alla “non violenza”, dal momento in cui li portano nel grembo. Lo devono fare con paziente rigore, incominciando dall’educare i propri compagni/mariti, padri dei bambini. Si parla di “gentle parenting”, ovvero “educazione gentile”, la nuova frontiera educativa che ultimamente sta spopolando su alcuni social e che si riassume in tre parole: empatia, comprensione e rispetto».
L’educazione al rispetto
«Ecco, io vorrei promuovere soprattutto l’educazione al rispetto. Penso sia banalmente e trasversalmente applicabile a tutti i modelli educativi, anche a quelli più tradizionali, e a tutte le classi sociali. Un obiettivo che richiede impegno, buon senso e lungimiranza», continua. «Lo dico perché so che in questo momento storico, pieno di contrasti è ancora più complesso incidere su una mentalità millenaria, alimentata da consuetudini oscure, invisibili, tacitamente subite e incautamente consegnate in eredità da una generazione ad un’altra.
L’esempio spagnolo
«È arrivato il momento di formare coscienze nuove, orientate al discernimento tra bene e male» si legge nella lettera appello. «Occorre informare i giovani sui diritti civili uguali per tutti, in famiglia, così come a scuola. Parallelamente potenzierei la rete di protezione delle donne attraverso un efficientamento dei Centri Antiviolenza e poi seguirei, come misura di prevenzione, l’esempio virtuoso spagnolo. Non so se si tratti del migliore modello, ma so che funziona».
«In Spagna il contrasto alla violenza di genere ha una lunga storia, è infatti considerata strutturale, perché il delitto viene commesso e perpetrato in una condizione di disuguaglianza, potere e discriminazione e riconosce la lotta contro la violenza di genere un obbligo morale di tutta la società. Si interviene dotando la potenziale vittima di aggressione di un dispositivo in grado di rilevare la presenza dell’aggressore – dotato a sua volta di braccialetto elettronico – nelle vicinanze e di generare immediatamente un allarme verso il Centro di Monitoraggio, già dalla prima denuncia per stalking».
Reati in calo, in Spagna
Ricordando come in Italia manchi quanto si sta facendo in Spagna, la Garante conclude ricordando che nel Paese iberico «grazie a quello che viene definito “Patto di Stato contro il maschilismo”, sono stati istituiti tribunali speciali, prevenzione nelle scuole e assistenza per chi denuncia. L’efficacia dello strumento, introdotto già dal 2009, ha registrato un calo del 18,75% dei reati. Nessuna delle vittime sottoposta a controllo elettronico è stata nuovamente oggetto di violenza».
In apertura photo by Tiago Bandeira on Unsplash
Scegli la rivista
dell’innovazione sociale
Sostieni VITA e aiuta a
supportare la nostra missione
Nessuno ti regala niente, noi sì
Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.