Politica

Contro la violenza sulle donne serve commissione speciale come fatto con l’Antimafia

Mercoledì 26 luglio dovrebbe insediarsi la prima Commissione Bicamerale di inchiesta sul femminicidio nonché su ogni forma di violenza di genere. «Come è accaduto con la Commissione bicamerale antimafia, il contrasto alla violenza maschile deve diventare una priorità assoluta dello Stato», sottolinea la senatrice Valeria Valente

di Valeria Valente

European Institute for Gender Equality (EIGE)
@European Institute for Gender Equality (EIGE)

Dopo lunga attesa e ripetuti rinvii, mercoledì 26 luglio dovrebbe insediarsi la prima Commissione Bicamerale di inchiesta sul femminicidio nonché su ogni forma di violenza di genere. Come avevamo scritto infatti in questo articolo, la precedente commissione d’inchiesta sui femminicidi presieduta dalla senatrice del Pd Valeria Valente ha cessato la sua attività con l’insediamento del governo della premier Giorgia Meloni, il 22 ottobre 2022.
Accogliamo qui su VITA l’intervento della senatrice del Pd Valeria Valente, già presidente della Commissione Femminicidio del Senato nella passata legislatura, componente della Bicamerale.
[ndr]

«Dopo le positive esperienze delle Commissioni di inchiesta sul femminicidio che hanno coinvolto Palazzo Madama, questa Bicamerale rappresenta alla violenza di genere Uno scatto in avanti della politica quanto mai necessario perché il femminicidio e la violenza domestica sono crimini contro l’umanità e perché questa cultura di cui si alimenta la violenza contro le donne non è solo profondamente ingiusta e sbagliata, ma è uno dei principali ostacoli allo sviluppo del Paese.

Dunque, la grande ambizione con cui nasce la Bicamerale è di costituire il presidio fondamentale di questo impegno, un po’ come è accaduto con la Commissione bicamerale antimafia nella lotta alla criminalità organizzata, perché il contrasto alla violenza maschile diventi una priorità assoluta dello Stato.
Il testimone ideale che la Commissione di inchiesta del Senato lascia alla Bicamerale è costituito da 12 relazioni supportate da altrettante indagini, oltre alla relazione conclusiva, tutte approvate sempre all’unanimità, in maniera trasversale dunque alle forze politiche, e tutte contenenti elementi puntuali di analisi e conclusioni con indicazioni precise sia per il governo che per il legislatore.

Il mio auspicio è che la nuova Commissione avverta anzitutto il diritto-dovere di completare quello che è rimasto in sospeso (anche a causa della fine prematura della legislatura e dell’emergenza Covid). Manca ancora, per esempio, una fotografia più dettagliata del Sistema sanitario nazionale, va analizzato in modo approfondito come vengono accolte le vittime di violenza e quindi come vengono attuate le linee guida varate nel 2017. Un analogo lavoro va fatto poi sulle linee guida varate dall’allora ministra Fedeli per la scuola e l’università.

Soprattutto, è rimasta in sospeso la legge quadro di sistema sulla violenza maschile contro le donne, che in Spagna ha ben funzionato: bisogna definire in maniera più puntuale i contenuti di una legge delega per il governo, la Bicamerale potrebbe intestarsi questo lavoro.

Poi c’è l’attività di attuazione delle indicazioni emerse dal lavoro della Commissione nella passata legislatura, di cui si è concretizzato ad oggi solo un timido e orientativo 15% e per cui la Bicamerale deve diventare un osservatorio, un pungolo per la politica e per le istituzioni. Si tratta di un lavoro davvero prezioso per il quale il ruolo del o (da augurarsi) della presidente e l’intesa tra le forze politiche potranno essere dirimenti e fare la differenza.

Per prima cosa la legge sulle statistiche in materia di violenza di genere va attuata: senza numeri certi non c’è conoscenza e senza conoscenza anche le politiche annaspano. (Su VITA ne avevamo scritto qui)

Mancano poi all’appello due normative fondamentali. La prima è la legge sul consenso, che deve essere chiaro ed esplicito da parte della donna, per non configurarsi come violenza. A dover essere dimostrato non è dunque il no dato dalla donna, ma il sì ricevuto dall’uomo: va capovolta la prospettiva culturale. Il nostro ddl è in Commissione Giustizia, vorremmo che iniziasse l’esame, mi sembra che anche gli ultimi casi di cronaca confermino quanto questa legge sia necessaria.

Manca la legge sul consenso. A dover essere dimostrato non è il no dato dalla donna, ma il sì ricevuto dall’uomo: va capovolta la prospettiva culturale

In secondo luogo è indispensabile approvare una legge sulle molestie sessuali, con l’aggravante relativa ai rapporti gerarchici propri dei luoghi di studio e di lavoro. In assenza di una fattispecie specifica assistiamo a valutazioni discrezionali in cui si misura il tempo di un palpeggiamento: sarebbe ridicolo se non fosse un fatto gravissimo e serio.

La Bicamerale non può certo sostituirsi alle Commissioni di merito, ma oltre ad essere una cassa di risonanza può essere certamente un luogo di costruzione di un largo consenso per misure necessarie e condivise, come è accaduto nella passata legislatura. Il lavoro della nostra Commissione ha messo in luce come sia centrale il ruolo della formazione nella trasformazione culturale indispensabile per cancellare la violenza maschile. Bisogna rendere obbligatoria la formazione degli operatori della giustizia e della sanità, e questo spetta al legislatore, mentre monitorare che ciò avvenga e quali siano i risultati è un compito della Bicamerale di inchiesta.

Servono infine ulteriori investimenti sulla rete di sostegno dei Centri antiviolenza e delle Case rifugio e bisogna affidare a loro la formazione degli operatori: anche su tutto questo, tra un po’, bisognerà indagare di nuovo. Infine, negli anni passati con la Commissione abbiamo operato una piccola rivoluzione, facendo emergere la violenza nascosta nei procedimenti civili di separazione e affido e cercando di fari dialogare anche di più e meglio i procedimenti civili e quelli penali. Bisogna monitorare che tutto ciò continui e si intensifichi, nel pieno rispetto della Convenzione di Istanbul».

Foto in apertura, Eige- European institute for gender equality


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