Salute

contro la drogabla politica ha fallito:bvi spiego perché

libri Uno psichiatra analizza le misure pubbliche anti dipendenze

di Redazione

« L a politica ha fallito». Questo è il giudizio senza appello che il professor Massimo Di Giannantonio lancia dalle pagine del suo ultimo lavoro scientifico dal titolo La doppia faccia della doppia diagnosi , edito da Franco Angeli. Massimo Di Giannantonio è ordinario di Psichiatria presso la facoltà di Psicologia dell’università Gabriele d’Annunzio di Chieti, componente del comitato esecutivo e del consiglio direttivo della Società italiana di psichiatria.
L’autore sottolinea il fatto che sul fronte della lotta alle tossicodipendenze non si è arrivati a nulla: «A 40 anni dall’inizio dell’epidemia di farmacodipendenze in Italia», spiega Di Giannantonio, «ci troviamo a gestire un aumento massiccio degli assuntori di cocaina e di ecstasy, un aumento dei casi di finti suicidi che nascondono overdosi negli adolescenti, un aumento delle morti del sabato sera e un incredibile quantitativo di cataboliti attivi della cocaina presenti alla foce dei grandi fiumi dei Paesi occidentali». «Questo significa», denuncia il professore, «che la risposta legislativa e terapeutica è stata fallimentare perché impone soluzioni scisse, che non prendono in cura e quindi in terapia la dimensione complessiva dell’essere umano».
Il problema della politica è che costruisce proposte e progetti costantemente superati e sconfitti da ciò che succede nella vita quotidiana. La “doppia faccia della doppia diagnosi” vuole dare una netta sterzata e far cambiare direzione all’approccio finora adottato, superando le divisioni ideologiche che hanno visto contrapposti negli ultimi decenni i fautori di chi crede che la tossicodipendenza sia esclusivamente un fatto di corpo malato e che quindi debba essere curato con medicine, interventi ospedalieri, biologici e neurologici e chi invece pensa che la tossicodipendenza sia una questione legata alla dimensione spirituale e psicologica. «Il nostro punto di vista, invece», afferma Di Giannantonio, «da scienziati, da ricercatori e fondatori della sezione delle tossicodipendenze della psichiatria italiana, è che queste contrapposizioni sono quanto di più antistorico, antiscientifico e non corretto dal punto di vista clinico, etico e umano ci possa essere». «Chi studia da vicino questa materia sa che l’integrazione tra la mente e il corpo è oggettiva, e che ogni intervento verbale, la psicoterapia e la riabilitazione in comunità induce profonde modificazioni biologiche nel cervello dei pazienti e al contrario ogni intervento farmacologico, ogni intervento drogastico produce dei cambiamenti importanti sul comportamento, sulla mente, sull’anima del paziente».
«La nostra strategia d’intervento», conclude il professore, «è una filosofia integrata, che mette a disposizione del paziente tutte le ricerche scientifiche che portano a una conclusione unica, perché, come viene spiegato nel libro, non c’è alcuna separazione tra mente e corpo, ma vi è un essere umano costituito contemporaneamente e contestualmente da una integrazione assoluta tra parte mentale e parte somatica». Di Giannantonio ha poi lanciato un appello alle istituzioni affinché s’introduca l’insegnamento specifico delle tossicodipendenze dentro le discipline universitarie. «Un grave deficit che deve essere colmato al più presto».

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