Non profit

Contro la crisi, menù McTrasparenza

Per McDonald’s una campagna da 20 milioni di euro tutta mirata al consenso sociale. Ma La cgil contesta: molti i nodi da sciogliere

di Ida Cappiello

Le cucine di 200 ristoranti McDonald?s il 26 maggio scorso si sono aperte al pubblico per dimostrare di non avere nulla da nascondere. L?operazione ?McDonald?s senza segreti?, che ha registrato oltre 5mila presenze, non è un fatto isolato, ma rientra in un vasto piano di comunicazione del colosso del fast food, tutto incentrato sulla trasparenza.
È infatti in corso da qualche mese una campagna pubblicitaria sulla stampa nazionale in cui i dipendenti dell?azienda raccontano la loro storia: quanto guadagnano, come lavorano, che cosa imparano. Seguirà in autunno una nuova campagna sulla qualità degli alimenti. Aggiungendo la pubblicità tv, si arriva a un budget, per il 2002, di circa 20 milioni di euro: cifra altissima, anche per un forte investitore come McDonald?s. Infine, questa volta a livello mondiale, la company degli archi dorati ha pubblicato il primo bilancio sociale, bollato da alcune associazioni americane come ipocrita e superficiale.
Il motivo di tanto attivismo va cercato probabilmente nei conti aziendali. L?utile netto di gruppo nel 2001 è sceso del 19% sul 2000. Per l?Italia non sono disponibili dati ufficiali, ma il presidente Mario Resca, durante un incontro con la stampa, ha ammesso un calo di fatturato del 6% e un dimezzamento del margine operativo (in pratica, il profitto al lordo delle imposte).

Bse e Twin Towers
Anno da dimenticare, dunque. «Le due emergenze ?mucca pazza? e afta epizootica hanno penalizzato fortemente la carne bovina», ha spiegato Resca, «e dopo l?11 settembre, poi, la paura di attentati contro i simboli Usa ha allontanato dai ristoranti soprattutto le famiglie con bambini».
Ma anche le proteste dei lavoratori (15mila in Italia) hanno fatto la loro parte, mettendo a rischio ulteriore un?immagine aziendale già sotto pressione su tanti fronti. L?anno scorso c?è stato il primo sciopero generale, seguito dall?apertura delle trattative per il contratto integrativo aziendale, ancora aperte.
Ma il punto dolente nell?area delle risorse umane sono i ristoranti in franchising (aziende giuridicamente autonome), pari all?80% del totale, dove si sono verificate frequenti violazioni dei diritti, denunciate da dipendenti e sindacalisti di tutta Italia.
Ci aiuta a questo proposito Gabriele Guglielmi della Filcams-Cgil che si è attivata in tutta Italia a supporto di alcune rivendicazioni di questi ?chain workers?. La lista è lunga: «Si va dall?uso ?selvaggio?del part time, con i turni che cambiano continuamente impedendo di fatto ai lavoratori di pianificare altre attività o, nel caso delle madri, di seguire i figli, al caso di una rappresentante sindacale in un locale toscano sottoposta a vessazioni (pulire le toilettes per buona parte del turno di lavoro)». Senza dimenticare «l?uso indiscriminato degli straordinari e l?impiego in cucina di personale dipendente da cooperative esterne, come in Lombardia».
L?azienda non nega che esistano abusi, ma ha sempre affermato di non poter influire sulla gestione di aziende indipendenti. Eppure su altri aspetti, come la qualità del cibo e gli standard igienico-sanitari, il controllo centrale è molto rigido.
L?azienda si è comunque impegnata a ?promuovere? anche presso i franchisee l?applicazione del contratto integrativo che dovrebbe uscire dalla trattativa in corso.

Formazione sul campo
Un fatto positivo è senza dubbio l?assunzione di moltissimi stranieri senza alcuna discriminazione (anche se qualcuno sussurra che gli stranieri, soprattutto asiatici, sono lavoratori instancabili e non si lamentano mai). Anche la formazione, citata spesso dai vertici di McDonald?s come un fiore all?occhiello della politica aziendale, è un punto controverso. Prendiamo il caso dei crew, il personale al livello più basso, che lavora in cucina, composto in massima parte di giovani. I contratti di formazione che li interessano prevedono solo il cosiddetto training, l?addestramento sul campo. Si impara a friggere patatine e a grigliare carne guardando gli altri. Abbiamo chiesto a tanti ragazzi se avevano seguito corsi teorici e nessuno ha risposto di sì; agli stranieri piacerebbe che venisse insegnato l?italiano per dare loro prospettive di carriera, visto che una componente fondamentale nella gestione di un ristorante è il rapporto col pubblico. Più ricca (5 giorni l?anno) la formazione teorica dei manager, i futuri direttori che seguono un corso di una settimana a Chicago, all?Hamburger University, dove si è ?laureato? anche Resca: «Oltre che alla Bocconi, però» non ha potuto trattenersi dall?aggiungere il presidente.

Input
www.mcdonalds.com
www.mcspotlight.org
www.filcams.cgil.it

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