Formazione

Contro il drop out, più formazione per tutti

Acli, CdO e Salesiano firmano "Perché nessuno si perda", documento di 10 proposte per attuare in tutta Italia un vero sistema di istruzione e formazione professionale, che crea lavoro e costa allo Stato il 30% in meno della scuola tradizionale. Ma per mancanza di fondi l'anno scorso più della metà delle richieste dei giovani sono state respinte

di Gabriella Meroni

Dispersione scolastica, ma non solo: anche difficoltà da parte delle imprese a reperire personale qualificato. Sono queste le constatazioni che hanno spinto tre grandi organizzazioni italiane, Acli, Compagnia delle Opere e Salesiani, a mettere a punto un documento di 10 proposte concrete per sostenere l'importanza della formazione professionale, che da un lato permette ai ragazzi di assolvere l’obbligo di istruzione e adempiere il diritto/dovere all’istruzione e alla formazione, e dall'altro si affianca all’impresa nella fase di inserimento dei giovani. "Perché nessuno si perda" è il titolo dell'appello, che fa riferimento al drammatico problema del drop out scolastico ma vuole rilanciare anche il tema dello sviluppo del paese attraverso la leva più naturale: il lavoro.
"Occorre passare  dalla logica che crea esodati e utilizzo sproporzionato  della cassa integrazione,  a misure capaci di sostenere  realmente il percorso lavorativo lungo tutto l’arco della vita, garantendo sicurezza ai lavoratori e flessibilità alle imprese", scrivono le associazioni promotrici, che osservano innanzitutto come il sistema dell'listruzione e formazione professionalesia (IeFP) sia previsto solo in 8 regioni (Piemonte, Lombardia, Veneto, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna,  Lazio, Sicilia, oltre alle province autonome di Trento e di Bolzano): il primo punto è dunque garantire in tutto il territorio nazionale l'IeFP "a tutti i giovani che desiderano valorizzare i loro talenti, anche attraverso la riscoperta dei mestieri e della manualità". 
Tra gli altri punti, Acli, CdO e Salesiani chiedono il finanziamento dell’IeFP a livello regionale  e nazionale sulla base di costi standard, con lo svincolo della relativa spesa dagli obiettivi fissati dal patto di stabilità interno, e l'inserimento dell’offerta formativa dei percorsi di formazione professionale sul sito web del MIUR, alla stessa stregua di quanto ora avviene per l’offerta degli istituti scolastici.
I numeri sembrano dare ragione alle preoccupazioni espresse nel documento, visto che gli iscritti ai percorsi di istruzione e formazione professionale sono passati dai 23mila dell'anno 2003/2004 agli oltre 281mila del 2012/2013, mentre le strutture accreditate  dalle Regioni sono state in grado, per mancanza di risorse, di accogliere solo 130mila domande. Sul fronte lavorativo, si sottolinea che a un anno dalla qualifica, il 70% dei ragazzi ha trovato un lavoro e l’85% lavora dopo due anni, nel 64% dei casi in modo coerente con la qualifica professionale conseguita; il 50% degli iscritti è “recuperato” da altri percorsi (cioè dalla scuola e circa il 16% degli allievi è di origine straniera. Non da ultimo, il costo dell'IeFP è inferiore del 25-30% rispetto  alle scuole statali  di analogo  indirizzo.
 

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