Il governatore della Banca d?Italia, Antonio Fazio, ha chiesto esplicitamente al ministro dell?Economia, Domenico Siniscalco di escludere qualsiasi ipotesi di tassazione delle rendite finanziarie. Del resto, il presidente Berlusconi aveva più volte provveduto di suo a smentire qualsiasi ipotesi di tassazione: «In vista non ci sono nuove tasse sulle rendite», è il ritornello del presidente del Consiglio. Eppure, se davvero si vogliono e debbono trovare le risorse per tagliare l?Irap e soprattutto per reagire al declino e provare il rilancio del sistema Paese, non c?è ipotesi più equa e praticabile. È del resto del tutto evidente che l?enorme accumulo di ricchezze da rendita nelle mani del 5% della popolazione, non solo toglie risorse al restante 95%, ma è esso stesso fattore di depressione dell?economia. Infatti, l?accumulo da rendita (che, tra l?altro, è spesso dovuto all?evasione fiscale) non determina né investimenti produttivi né il rilancio dei consumi.
  «L?idea di una tassa che colpisce le rendite nella misura del 12,5% a fronte del 18-19% della media europea e a fronte di una tassazione del 24% dei conti correnti bancari, e delle cifre iperboliche con le quali tassiamo normalmente il lavoro e i redditi da impresa non sta più in piedi». Una considerazione che non arriva da un economista rivoluzionario ma dal segretario dell?Udc, Marco Follini, che così si è espresso nella relazione di apertura al secondo congresso dell?Udc. «Esiste uno squilibrio tra il patrimonio e il lavoro, tra l?economia reale e l?economia finanziaria, tra i soldi fatti facendo cose e i soldi fatti facendo soldi. È uno squilibrio ingiusto, e va corretto. è arrivato il momento di infrangere questo tabù e di alzare la tassazione sulle rendite finanziarie. Solo così si può pensare di rastrellare quel minimo di risorse che serviranno a rimettere in movimento qualche rotella del nostro anchilosato meccanismo di sviluppo», ha ragionato Follini, che speriamo trovi il coraggio di portare avanti la proposta in sede di discussione del Documento di programmazione economica e finanziaria. «La rendita tassata al 12,5% e il lavoro al 40% non sono sostenibili da un Paese che deve rilanciare l?accumulazione e ridistribuire le risorse». Ha rilanciato il segretario generale della Cisl, Savino Pezzotta nella relazione introduttiva del XV congresso della Cisl .
  Tassare le rendite finanziarie per rimettere in circolo i capitali inutilizzati e ridurre il costo del lavoro è del resto una proposta antica del terzo settore italiano. Una proposta che sembra trovare, tra l?altro, il consenso della maggioranza dei cittadini italiani. Secondo i dati dell?ultimo rapporto dell?Iref-Acli sul fisco degli italiani, infatti, il 50% del campione intervistato si dichiara favorevole ad «aumentare la tassazione sulle azioni e sui titoli di Stato per diminuire le tasse su stipendi e pensioni». Del resto, fino a che le rendite finanziarie saranno tassate al 12,5% e il lavoro sino al 40%, chi potrebbe mai convincere un investitore a dirottare i suoi soldi nell?impresa e nel lavoro? Perciò aumentare l?imposizione sui redditi di natura finanziaria e diminuire le tasse sul lavoro e sugli utili d?impresa significa imboccare la strada giusta, forse anche l?unica, per reagire al declino dell?economia e rilanciare il Paese.
  Tassare le rendite per liberare energie: ecco un punto davvero qualificante per chi si vuole candidare al governo del Paese.
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