Famiglia
Contro i bambini. Lettera di un maestro
«Prendiamo atto che lo Stato si è definitivamente dichiarato contro ai bambini, identificandoli ufficialmente la fascia sociale da sacrificare in nome del salvataggio degli anziani. Mettere le generazioni una contro l’altra è davvero l'unica strada possibile?»
Leggo dalle parole della Ministra Azzolina che l’anno scolastico 2019-20 è già finito e che il prossimo inizierà, forse, con misure drastiche. Si parla di garantire la distanza di un metro e mezzo tra 8 milioni di bambini, bambine, ragazzi e ragazze, istituendo i doppi turni a scuola o alternando le lezioni con le videochiamate. Ne deduciamo che, quando la Ministra si renderà conto che tenere venti bambini di sei anni, ma anche solo cinque, a distanza di un metro e mezzo l’uno dall’altro è semplicemente impossibile, le scuole rimarranno chiuse. Di fatto, sarà l’unica attività sociale chiusa: fabbriche, uffici, sport e spiagge saranno normalmente agibili.
Prendiamo atto oggi che lo Stato si è definitivamente dichiarato contro ai bambini, identificandoli ufficialmente la fascia sociale da sacrificare in nome del salvataggio degli anziani. Non dimentichiamo infatti che attualmente i decessi per Covid19 colpiscono quasi esclusivamente le persone di età superiore a 70 anni. La scelta di mettere le generazioni una contro l’altra è devastante e le resposabilità della politica sono enormi. Vediamo perché.
Rubare il presente
L’istruzione e il gioco sono ineludibili diritti dell’infanzia, sanciti dalla Convenzione Universale dei Diritti dell’Infanzia. Non sono attività sociali accessorie, equiparabili ad una grigliata con gli amici. I bambini e le bambine di ora soffrono pesantemente l’obbligo di reclusione dentro le mura domestiche, l’impossibilità di muoversi, di giocare con altri bambini, di imparare insieme. Ipotizzare di tenere le scuole chiuse e i bambini distanti dai compagni per un altro anno scolastico equivale sostanzialmente ad un sistema diffuso di privazione dei diritti di base dell’infanzia.
Rubare il futuro
A questo si aggiunge la semplice considerazione che i bambini di ora avranno 70 anni nel 2080 circa, quando il loro ambiente sarà sostanzialmente invivibile. La maggior parte delle città costiere italiane saranno sommerse (60 cm di media d’aumento dei mari prevista), l’intero territorio nazionale sarà in forte carenza idrica, gli eventi metereologici estremi, come alluvioni e ondate di caldo, saranno decine di volte più frequenti e la siccità renderà improduttiva gran parte dell’agricoltura. Senza contare che la maggior parte della popolazione mondiale sarà sottoposta ad un clima invivibile, con conseguenti enormi ondate migratorie e probabili guerre per il controllo dei pochi territori abitabili e delle risorse vitali. Sostanzialmente i bambini di ora vivranno una vecchiaia drammatica. A meno che la politica non inverta la rotta del sistema economico, ovviamente, il che non sembra nell’ordine dell’attualità.
Proteggere gli anziani
Quindi? Come uscire da questo apparente scontro generazionale? Possibile che non esistano altre soluzioni? Guardiamo in faccia i dati e cerchiamo una sforzo di immaginazione. La prima possibilità che abbiamo è quella di intervenire sulla fascia a rischio della popolazione: gli anziani. Mettiamoli in sicurezza. Coloro che sono autosufficienti potrebbero essere sostenuti, portando loro la spesa a casa e provvedendo così alle loro necessità vitali. Coloro che non lo sono andranno seguiti individualmente o in piccolo gruppo da personale specializzato. I contatti con i familiari saranno a distanza di sicurezza e protetti dagli ausili sanitari.
Monitoraggio sociale
La seconda possibilità è quella di studiare dei modi per monitorare la diffusione dell’epidemia rapidamente, intervenendo tempestivamente. Non sono misure impossibili. In Corea hanno effettuato i tamponi a tappeto su ogni persona a rischio, mettendo in quarantena ogni possibile fonte di contagio. In Cina hanno creato un’app che monitora lo stato di rischio di ogni persona e di ogni luogo sociale in tempo reale, isolando immediatamente le persone che entrano in contatto con un’altra infetta. Se entrambe queste possibilità non si rivelino percorribili, troviamone una terza, ma teniamone fuori i bambini. Non se lo meritano.
Conclusioni
Probabilmente la generazione dei bambini e delle bambine di oggi è destinata a soffrire le conseguenze dei danni provocati al pianeta da decenni di estrattivismo forzato. Subirà anche l’attacco di altre pandemie generate dal malsano rapporto dell’essere umano con il mondo animale, come è stata questa. Difficilmente l’umanità sarà in grado di fermare tutto questo, come mostrano le misure dei governi per il dopo COVID con iniezioni di denaro pubblico a pioggia su tutto il sistema produttivo senza nessuna attenzione ad un Green New Deal che ora come non mai sarebbe possibile. Ovviamente insieme ai ragazzi e le ragazze di Fridayd for Future continuerò a lottare perché ciò avvenga con tutte le forze che insieme potremo mettere in campo. Ma nel forte dubbio che lo scenario “business as usual” alla fine prevalga, faccio per lo meno appello alla solidarietà generazionale. Garantiamo un’infanzia felice ai bambini di oggi, che saranno anziani in un mondo devastato, in modo che possano per lo meno farsi forti dei loro ricordi. Andranno meno dai nonni per qualche mese, oppure si vestiranno con mascherine e guanti e rimarranno a distanza. Ma riapriamo le scuole e lasciamoli giocare. Questo penso che glielo dobbiamo.
*Luca Randazzo, maestro scuola elementare, Pisa
Foto di Skitterphoto da Pexels
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