Economia

Contributi, l’accordo c’è ma il ministero latita

Previdenza. Manca ancora il recepimento dell’intesa siglata tra centrali cooperative e sindacati in occasione dell’ultimo contratto collettivo nazionale.

di Francesco Agresti

Coop sociali e sindacati sono d?accordo ma il ministero del Welfare se ne infischia. E così le cooperative sociali non possono versare per i loro dipendenti contributi previdenziali proporzionati al reddito effettivamente percepito. Un situazione paradossale che sta bloccando da mesi l?applicazione di un?intesa tra le parti sociali che favorirebbe i lavoratori senza alcun onere aggiuntivo per l?erario.

Nell?ultimo contratto collettivo nazionale sottoscritto nel 2004 le centrali cooperative e i sindacati hanno definito le modalità per superare il regime del salario convenzionale, cioè quel meccanismo che riduce il reddito imponibile ai fini contributivi dei lavoratori impiegati nelle cooperative sociali di tipo A.

Secondo l?intesa, dal 2008 i redditi imponibili ai fini contributivi dovrebbero corrispondere ai redditi effettivamente percepiti dai lavoratori. A questo risultato si giungerà gradualmente prevedendo recuperi parziali delle differenza tra i due livelli reddituali a partire dal 1° gennaio 2006. Per rendere operativo l?accordo però è necessario che il ministero del Welfare recepisca il provvedimento, atteso da più di un anno.

«Con l?accordo del novembre 2004», spiega Massimo Giusti, responsabile relazioni sindacali di Federsolidarietà – Confcooperative, «abbiamo dato seguito a quanto previsto nel contratto collettivo nazionale siglato a maggio dello stesso anno. In quell?occasione avevamo assunto l?impegno di costituire, entro la fine del 2004, a una commissione che definisse una soluzione graduale per il superamento di questo regime». «L?intesa», prosegue Giusti, «prevede, dal 1° gennaio scorso, un aumento del 30% della retribuzione imponibile ai fini contributivi calcolata sulla differenza tra il salario medio convenzionale e il minimo contrattuale giornaliero previsto dal contratto collettivo. Dal 1° gennaio 2007 l?aumento dovrebbe essere del 60% e dal 2008 il reddito imponibile ai fini contributivi dovrebbe corrispondere a quello della retribuzione effettivamente corrisposta».

Oltre al graduale riallineamento al salario effettivo, l?accordo prevede, inoltre, la possibilità per le cooperative sociali di optare, prima delle scadenze, per il versamento dei contributi dovuti sulla base delle retribuzioni effettive purché non inferiori all?imponibile convenzionale.

È stata, infine, prevista una clausola di salvaguardia per tutte quelle cooperative che hanno finora versato i contributi sulla base del salario effettivo. «In alcuni territori in cui è in vigore il regime del salario medio convenzionale», conclude Giusti, «l?Inps non riconosceva il diritto di pagare i contributi più alti e rispediva al mittente il denaro versato in più rispetto a quello dovuto sulla base dei salari convenzionali. Con questa clausola abbiamo invece voluto garantire anche chi aveva già optato per il superamento di questo regime». L?accordo prevede, infatti, che questi contributi «restano acquisiti dalle gestioni e conservano la loro efficacia».

«Si tratta», aggiunge Costanza Fanelli, presidente di Legacoopsociali, «di un atto di grande importanza per garantire a tutti i soci lavoratori del settore un adeguato e omogeneo trattamento previdenziale. Preoccupante e inspiegabile è dunque il ritardo del ministero».

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.