Contravvenzioni stradali: un vero problema per tanti automobilisti italiani, soprattutto per chi ha la ragione dalla sua parte. Ecco due casi segnalati dal difensore civico del Friuli-Venezia Giulia. Il primo riguarda una signora a cui la Polizia municipale di un Comune friulano ha trasmesso un verbale di accertamento di infrazione stradale contenente il numero di targa, il modello dell?automobile, la data e l?ora in cui l?infrazione (divieto di sosta) era avvenuta. La signora si è rivolta al difensore civico dichiarando che l?automobile a cui era stata contestata la violazione era diversa dal modello di cui ella è proprietaria. La signora, dietro suggerimento del difensore civico ha presentato ricorso presso la Prefettura , mentre il difensore interveniva direttamente presso il comando dei vigili urbani. Ma dall?Ufficio contravvenzioni arrivava la soluzione del caso: l?ufficio, infatti, ammetteva di aver commesso un errore. La Prefettura ha poi disposto l?archiviazione del caso e tutto si è risolto positivamente. Diversa invece la vicenda di un cittadino a cui è stata elevata una contravvenzione a Roma dopo che egli aveva venduto l?automobile, dandone comunicazione agli uffici competenti. Il cittadino, ricevuta la multa, ha subito informato della vendita il comandante dei vigili urbani di Roma. Ma, evidentemente, senza grandi risultati, visto che successivamente si è visto arrivare altri verbali di violazione, ovviamente non commessi. Il cittadino non ha presentato,come avrebbe dovuto, ricorso al Prefetto; l?art. 203 del Codice della strada stabilisce in sessanta giorni, decorrenti dalla contestazione o dalla notifica il termine massimo per ricorrere contro una infrazione addebitata che si vuole contestare. Il difensore civico del Friuli ha interessato della questione il suo collega della regione Lazio perché informasse il Comune di Roma dello scorretto comportamento dell?Ufficio contravvenzioni.
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