Non profit

Continua la guerra del pomodorino

La Commissione parlamentare antimafia si occuperà della denuncia di infiltrazioni di Cosa nostra nella distribuzione del ciliegino di Pachino, ma Confagricoltura protesta

di Redazione

La guerra sul pomodoro ciliegiolo di Pachino, scoppiato dopo la denuncia alla trasmissione “Bontà loro” di Maurizio Costanzo, finisce alla Commissione nazionale antimafia. Ad annunciarlo è in vicepresidente della stessa commissione, Fabio Granata (Fli).

Il caso era scoppiato giovedì scorso durante la trasmissione tv, quando il giornalista Alessandro Di Pietro, che da anni si occupa di alimenti e mercati, ha invitato a boicottare il pomodorino di Pachino perché la filiera sarebbe controllata dalla mafia. Durante la puntata è stato mostrato un frammento d’intervista al procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso, che parlando delle infiltrazioni mafiose nel settore alimentare, ha citato il caso del pomodorino tipico siciliano che viene trasportato al mercato di Fondi (Latina) per essere confezionato e poi trasferito nuovamente in Sicilia per la distribuzione nei grandi magazzini. Passaggi, è stato detto in trasmissione, che farebbero lievitare i costi al consumo, fino a 11 volte il prezzo alla produzione, che è di 50 centesimi in media. Da qui la proposta di Di Pietro di fare lo sciopero del pomodorino.

Immediata è stata la reazione del ministro per l’Ambiente, la siracusana Stefania Prestigiacomo, che ha chiesto alla Rai «di ritrattare queste assurde e dannosissime accuse». «È intollerabile che dalla tv pubblica giungano appelli alla distruzione di un sistema economico fatto da 5 mila piccoli produttori e 14 cooperative che puntando sulla eccellenza e unicità di un prodotto hanno reso il ciliegino Igp sinonimo di qualità in tutto il mondo», dice il ministro Prestigiacomo. E il ministro Galan ha aggiunto che «simili iniziative, ammessa una loro qualche utilità, sono accettabili soltanto quando l’allarme viene dato dalle istituzioni pubbliche preposte alla lotta contro la criminalità organizzata». Intanto Sebastiano Fortunato, presidente del Consorzio di tutela Igp del pomodoro di Pachino, annuncia che l’associazione promuoverà un’azione legale, perché «non si possono usare quelle parole in tv». Il sindaco di Vittoria, Giuseppe Nicosia, ha invitato la Rai «a cacciare autori e giornalisti» perché la trasmissione ha prodotto «un danno irreparabile per il settore agricolo e sono pronto a lanciare una campagna contro la Rai invitando i cittadini alla disubbidienza e a non pagare il canone».

Ora però interviene la commissione nazionale Antimafia. «Martedì – ha annunciato infatti il vicepresidente Granata – chiederò al presidente Pisanu di aprire un’indagine sui fatti denunciati per accertare l’esatta configurazione della vicenda e le responsabilità. Approfondiremo la vicenda relativa alle infiltrazioni mafiose nella distribuzione del pomodorino di Pachino denunciata dalla Rai e che ha determinato la protesta dei produttori siciliani per la campagna di boicottaggio indiscriminato lanciata durante la trasmissione».

Sulla questione è intervenuta oggi anche Confragricoltura parlando di “errore gravissimo”. «Si è penalizzato, inutilmente e solamente, la parte meno forte della filiera, criminalizzando uno dei prodotti simbolo del made in Italy agroalimentare”. Così Confagricoltura commenta le affermazioni diffuse nel corso della trasmissione “Bontà loro” su Rai1.
«Associare il pomodoro di Pachino a fenomeni criminali e a chi specula sui troppi passaggi della filiera – sostiene l’Organizzazione agricola – ha l’unico effetto di indebolire l’immagine, costruita con anni di lavoro e di investimenti, di un sistema che coinvolge oltre cinquemila imprese e che ha raggiunto performance commerciali
elevatissime». «Relazioni più dirette, tra produzione e distribuzione, rappresentano – continua Confagricoltura – l’obiettivo principale per rendere più trasparente l’intera filiera. Obiettivo verso il quale le nostre aziende si stanno muovendo, con successo, da tempo».

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