Mondo

Continua il martirio del popolo congolese nel Kivu

di Giulio Albanese

Ho ricevuto oggi un appello per la pace dagli amici della “Rete per la pace nella Repubblica Democratica del Congo”. La situazione da quelle parti è davvero drammatica, ma il mondo tace!

“E’ ripresa la guerra che conta già più di 5 milioni di morti. Una guerra paravento – la definiscono i vescovi congolesi – per coprire il saccheggio delle ricchezze minerarie del paese, dove il 70% dei sessanta milioni di abitanti vive con meno di un dollaro al giorno. ‘Le conseguenze sono enormi: ancora migliaia di morti, popolazioni condannate a scappare e vagare in condizioni disumane, bambini e ragazzi costretti ad arruolarsi come soldati nei gruppi armati… Un dramma umanitario sotto i nostri occhi, che non può lasciare nessuno indifferente. No alla guerra e al saccheggio delle risorse naturali’ scrivono i presuli. Essi condannano con forza la ripresa della guerra per appagare ambizioni nascoste e la presa in ostaggio della popolazione civile, adoperata come scudo umano. Questo avviene dopo le libere elezioni democratiche del 2006, dopo gli accordi firmati a Goma tra i gruppi armati (gennaio 2008), alla presenza dei Caschi Blu, dei facilitatori europei e statunitensi. La diplomazia sembra impotente. Di fatto il 90 % delle esportazioni minerarie avviene nell’illegalità; continua l’arrivo di armi; è documentata la presenza di truppe ruandesi nella regione in appoggio al generale dissidente Laurent Nkunda. Nelle vicinanze della città di Goma vivono, nella miseria, più di un milione di sfollati, costretti a lasciare i loro campi;  la città stessa è diventata una prigione, dove scarseggiano i viveri e i prezzi sono inaccessibili. Un sacco di fagioli costa oggi 95 $, lo scorso anno erano 20 $. Le popolazioni del Kivu, allontanate dalle loro terre, sono nuovamente in pericolo di morte. L’appello del Papa è pressante: “vi invito  a pregare per la riconciliazione e la pace in alcune situazioni che provocano allarme e grande sofferenza : penso alle popolazioni del Nord Kivu, nella R.D. Congo…”. (Angelus 12 ottobre 2008). La memoria del vescovo martire Munzihirwa unisce le comunità della R.D.Congo, dell’Italia e degli altri paesi, nel segno della Croce e nell’impegno per la pace. Egli amava ripetere: “Ci sono cose che solo gli occhi che hanno pianto possono vedere”. L’ultimo suo messaggio:”Noi abbiamo speranza che Dio non ci abbandonerà e da qualche parte del mondo sorgerà per noi un piccolo bagliore di speranza. Dio non ci abbandonerà se ci impegneremo a rispettare la vita dei nostri vicini a qualunque etnia appartengono”. Il 29 ottobre 1996 fu ucciso il Vescovo che seppe unire il coraggio della denuncia all’amore del nemico, al perdono”.

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