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Conti pubblici. In rivolta regioni e autonomie locali

Gli enti locali lanciano a palazzo Chigi un messaggio netto e duro: il governo ritiri il decreto sulla manovra correttiva, "altrimenti sarà guerra"

di Ettore Colombo

Le Autonomie locali lanciano a palazzo Chigi un messaggio semplice e chiaro: il governo ci ripensi, ritiri il decreto sulla manovra correttiva e sieda intorno ad un tavolo con i rappresentanti di tutti gli Enti locali per modificarlo. Un ruolo decisivo dovra’ rivestire il Parlamento al quale spettera’ il compito di sciogliere i nodi piu’ controversi del testo. Nell’attesa le autonomie hanno deciso di riprendere lo sciopero istituzionale, disertando le Conferenze, Stato-Regioni e Unificata. E’ la posizione assunta oggi dagli Enti locali, meglio sintetizzata nel suo intervento al direttivo dell’Anci, dal sindaco di Roma, Walter Veltroni. Netta anche la Conferenza dei Presidenti delle Regioni, che hanno fatto atto di presenza sia alla Stato-Regioni sia all’Unificata, inviando in segno di protesta il solo Vasco Errani, in qualita’ di vice-presidente della Conferenza delle Regioni. In un documento reso noto in serata i governatori hanno definito il decreto ”frutto di un atto unilaterale e fortemente invasivo delle competenze e delle funzioni proprie delle Autonomie locali”. La prima defezione e’ arrivata questa mattina dal direttivo dell’Anci, l’associazione nazionale dei Comuni che ha cosi’ accolto la proposta del presidente Domenici. I sindaci chiedono che il governo ritiri il decreto ed in particolare il comma 11 dell’art.1. che prevede un taglio del 10% della spesa dell’ultimo triennio. I sindaci di Napoli e quello di Bari, hanno sostenuto, in polemica con Berlusconi, che il danno al Sud c’e’ ed e’ gravissimo. ”Il governo – ha chiarito Veltroni – rimuova una parte del decreto, sieda attorno a un tavolo e concordi con i Comuni le misure necessarie sui conti pubblici; se, invece, decidesse di mettere la fiducia, sara’ difficile immaginare che le relazioni fra Comuni e Stato possano rimanere le stesse. Questi tagli sono tagli che avvengono sulla carne viva dei cittadini, sono tagli per i servizi, per l’illuminazione, per le scuole, assolutamente ingiustificati nel merito e nel metodo. Sembra che in questo Paese i Comuni, che sono gli organi riconosciuti dai cittadini i piu’vicini e i piu’ efficienti, siano – ha proseguito Veltroni – il principale bersaglio di una manovra di 7,5 miliardi alla quale in autunno seguira’ un’ulteriore manovra; e’ una cosa che i sindaci non possono accettare”. Nel primo pomeriggio si e’ anche definita la posizione delle province e delle Comunita’ montane con qualche differenza: se, infatti, l’Uncem ha deciso di disertare l’Unificata, l’Upi vi ha preso parte con il presidente. Per l’associazione, secondo la quale il taglio alle province e’ di 479 milioni, con il decreto ”viene scaricata sul sistema delle autonomie locali la necessita’ di ridurre il rapporto deficit/pil, per rientrare dentro i margini previsti da Maastricht pur in presenza delle assicurazioni del Governo che aveva escluso, anche in nella sede istituzionale della Conferenza Stato-Citta’, che la manovra potesse riguardare in maniera diretta la finanza degli Enti locali”. ”La riduzione del 10% e’ inaccettabile – ha detto il presidente, Lorenzo Ria – perche’ fittizia: nella realta’ la percentuale sale al 15% con punte fino al 20%. Le Province, secondo le prime stime dell’Upi dovranno tagliare 60 milioni di euro sugli interventi per le strade, 108 sulle scuole, 71 su ambiente e territorio”. Per le Regioni, il cui taglio sui bilanci ammonta a 400 milioni, e’ intervenuto Enzo Ghigo, dicendo che i governatori chiedono un incontro urgente al governo per poter rappresentare la loro posizione e la loro non condivisione dei punti di questo decreto. ”Noi – ha aggiunto Ghigo – vogliamo rappresentare il nostro senso di responsabilita’ e di compartecipazione al momento di difficolta’ finanziaria che il nostro paese sta attraversando, ma chiediamo, come abbiamo sempre fatto e mai ottenuto, un ruolo di partecipazione ai percorsi decisionali in materia di finanza. Oggi lo ribadiremo e ci auguriamo che le scelte che il presidente del Consiglio fara’ nel distribuire le deleghe ci assegnino un ministro che condivida questo percorso, il che e’ fondamentale. Noi – ha precisato – non ci sottraiamo, vogliamo essere coinvolti, ma fino ad oggi, purtroppo, il rapporto di coinvolgimento e’ stato piuttosto scarso”.

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