Economia

Conti dormienti. Fuori gli elenchi

Braccio di ferro banche-governo: i soldi "dimenticati" usati per risarcire le vittime di crack. Gli istituti frenano. Ma il promotore dice...

di Ida Cappiello

Questa volta ci ha provato il ministro dell?Economia, Giulio Tremonti a svegliare i ?conti dormienti?, dopo che hanno fallito nell?impresa i parlamentari dell?opposizione. è ricomparsa nella Finanziaria, infatti (art. 46), la proposta di destinare alle vittime dei crack finanziari le somme giacenti nelle banche, non movimentate da almeno dieci anni e i cui titolari siano irreperibili: giacenze stimate in circa 15 miliardi di euro. La proposta fu esclusa dalla riforma del risparmio approvata dal Senato l?11 ottobre scorso e ancora in discussione alla Camera. All?epoca del primo tentativo, però, la lobby del credito si era limitata ad esprimere il proprio dissenso dietro le quinte, evidentemente con successo visto che la norma non passò. Di fronte alla Finanziaria, invece, l?Associazione bancaria italiana è uscita allo scoperto con un lungo commento, che nella sostanza chiede tre cose. Primo, di non lasciare che sia il ministero dell?Economia (guarda un po??) a definire l?ambito di applicazione e le procedure operative della norma, affidando questo compito al Parlamento. Secondo, di non prendere in considerazione i libretti di risparmio al portatore. Terzo, di allungare a vent?anni il tempo di inattività minimo per definire ?dormiente? il deposito. Proposte costruttive per facilitare l?applicazione della legge oppure l?ultimo tentativo di affossarla? «Non è un mistero che per le banche la questione dei conti dormienti sia un fastidio», spiega Giorgio Jannone, deputato di Forza Italia e promotore convinto della norma. «Certo non si adoperano per accelerare i tempi. Comunque l?inserimento dell?articolo in Finanziaria è un successo, perché la scadenza di fine anno è sicura. Quanto alle proposte Abi, il termine di vent?anni non mi sembra un ostacolo grave. Conosco bene il mondo del credito e so che i conti giacenti da vent?anni sono tantissimi, forse la maggioranza. Sono molto vecchi anche i libretti al portatore, per cui la proposta di escluderli è più sospetta». Di certo il recupero dei conti inattivi è impossibile senza una collaborazione strettissima tra governo e mondo bancario. Pensiamo solo al primo passo, il censimento delle somme, nascoste chissà dove nelle pieghe dei complicatissimi bilanci degli istituti di credito. «Non dico che sia facile ottenere la collaborazione dei banchieri, ma il censimento può essere reso obbligatorio. Del resto l?idea non è una stravaganza italiana: è già realtà in tanti altri Paesi europei. Non sarà facile, ma ci impegneremo a fondo».


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