Olio d’oliva
finalmente tracciabile
Con il solo voto contrario della Grecia e l’astensione della Svezia, il Comitato di gestione olio di oliva della Commissione europea ha approvato la modifica al regolamento 1019/02 riguardante l’etichettatura dell’olio di oliva. Tutto risale al novembre 2003 quando, con un provvedimento che aveva suscitato molte polemiche anche da parte delle associazioni di categoria, Bruxelles aveva deciso che l’etichettatura non doveva considerarsi obbligatoria e che tutte le olive erano assimilabili, bastava fossero europee. Grazie a questo nuovo provvedimento, che sarà applicato già dal 1° luglio 2009, in Europa non sarà più possibile spacciare come made in Italy l’extravergine ottenuto da miscugli di olio spremuto da olive spagnole, greche e tunisine senza alcuna informazione per i consumatori. L’obbligo di indicare in etichetta l’origine delle olive impiegate nell’extravergine in tutti i Paesi europei è una risposta coerente alla necessità di garantire la trasparenza alle scelte di acquisto dei consumatori che potranno finalmente conoscere l’origine dell’olio che acquistano. La produzione media italiana di olio di oliva in generale supera le 600milatonnellate (ricavate da 250 milioni di piante), due terzi delle quali extravergine e con molte dop e Igp, mentre il consumo interno supera mediamente le 800mila tonnellate. L’Italia è quindi costretta ad importare prodotto dall’estero per soddisfare la sola domanda del consumo interno. Il nostro Paese nel 2008 ha importato circa 500 milioni di chili di olio d’oliva che, in assenza di etichettatura, si confondono con la produzione nazionale che è stata però in aumento del 10% rispetto allo scorso anno, e di alta qualità. In Italia sono circa 250 milioni le piante di olivo su oltre un milione e 300mila ettari e 350 le varietà di olive catalogate. In media tra le 50 e le 100mila tonnellate provengono dal Nord della Puglia e da alcune aree di Calabria, Sicilia e Campania. Tra le 300 e le 400mila tonnellate sono invece importate da Spagna e Grecia, cui si aggiungono Tunisia e altri Paesi del Maghreb.
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