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Consumatori all’anno zero

Finalmente i diritti dei cittadini sono tutelati giuridicamente. Ma per difendere gli utenti diventa obbligatorio avere 29 mila iscritti, esistere da tre anni...

di Gabriella Meroni

Consumatori, da oggi si cambia. Scendono in campo i paladini dei truffati, dei pentiti dagli incauti acquisti, dei tanti polli che le aziende italiane (ma anche i vari servizi pubblici) si sono divertiti a spennare impunemente fino ad oggi. Da venerdì 28 agosto è in vigore la nuova legge salva-consumatori, la 281, che recependo una direttiva europea mette l?Italia in pari con la più evoluta cultura di tutela dell?Europa e degli Stati Uniti. Una cultura che, se negli Usa ha portato il padre della consumer law, Ralph Nader, alle soglie della presidenza, in Italia è molto più debole: nonostante truffe e disservizi (vi dicono qualcosa le bollette gonfiate della Telecom e gli incidenti delle Fs?) le uniche iniziative a difesa dell?utente si dovevano a singole associazioni, più o meno aggressive, che andavano sui giornali per questo o quell?esposto clamoroso. Iniziative singole, certo meritevoli, ma che oggi hanno una dignità in più. La novità della legge sta infatti nel riconoscimento ufficiale, giuridico, del ruolo delle associazioni di consumatori nel tutelare i diritti di tutti i cittadini. In nome dello Stato. Una vera rivoluzione, che però, come tutte le rivoluzioni lascia sul campo alcune vittime. Cioè le associazioni a cui il diritto di rappresentanza collettiva verrà negato, per legge, perché prive di alcuni requisiti, tra cui essere sorte da almeno tre anni, avere minimo 29 mila iscritti, pubblicare un bilancio trasparente. Tempo per mettersi in regola ce n?è fino al 31 dicembre 1999: poi chi non avrà queste caratteristiche sarà tagliato fuori dall?apposito Consiglio presso il ministero dell?Industria, depositario della tutela ufficiale. E quindi, in pratica, cesserà di esistere. Un?occasione per fare chiarezza, ma anche un banco di prova che sta creando tensioni. Innanzitutto nelle controparti: il direttore generale di Confindustria Innocenzo Cipolletta, ad esempio, ha già detto che la legge a suo avviso segnerà «la fine del movimento dei consumatori». Le tessere non bastano più Ma se i dubbi degli industriali sono comprensibili – una bocciatura da parte di consumatori così forti potrebbe segnare la fine di un prodotto e compromettere l?immagine di un?impresa – più sorprendenti sono le reazioni delle associazioni, non tutte felici di balzare al centro dell?attenzione. Perché saranno costrette alla trasparenza innanzitutto sui finanziamenti? È legittimo pensarlo: d?ora in poi infatti chi dichiarerà di finanziarsi solo con le tessere annuali (che possono costare anche solo 5000 lire, come nel caso di Assoutenti) dovrà anche dimostrarlo, e sarà più difficile nascondere eventuali sponsorizzazioni occulte o non dichiarare transazioni miliardarie ottenute con la minaccia del tribunale. «Sì, ci sono associazioni che hanno guadagnato miliardi con le transazioni in assoluta legalità», spiega Donata Monti di Adiconsum. «Ma secondo noi questo non è serio. Non a caso la nuova legge punta sullo strumento della conciliazione, con cui è possibile ottenere giustizia senza guadagnarsi la fama di pirati. Certo che se un?azienda fa muro andare in tribunale è inevitabile, e da oggi le associazioni hanno una marcia in più, perché possono agire in nome di tutti i consumatori italiani. Ma a qualcuno si rompono le uova nel paniere. E temo che questi vogliano gettare fango sulle altre associazioni per screditare la categoria e minare la fiducia dei consumatori». Una fiducia essenziale anche per ottenere contributi dai cittadini, tramite le raccolte fondi. Un pianeta finora sconosciuto per le associazioni italiane. «Sì, ci dovremo attrezzare», confermas Anna Ciaperoni di Federconsumatori. «Anche perché i contributi statali sono minimi. Ma la legge è ottima. Certo, i criteri di selezione sono un po? rigidi, ma tutelano il consumatore. Altrimenti chiunque potrebbe mettere in piedi un?organizzazione dal nulla, e non sarebbe serio». Un parere condiviso da Liliana Cantore di Altroconsumo: «I requisiti vanno bene, bisognava porre dei paletti. E poi credo che in un futuro ideale noi non saremo più necessari: sogno un mondo in cui i consumatori saranno talmente consapevoli da decidere e scegliere da soli i prodotti ?buoni?». «Macché requisiti giusti, sono incostituzionali», reagisce Raffaele Luise del Codacons, un?associazione di avvocati nota per le sue iniziative a tutto campo, dalla difesa dei cavalli del Palio alla censura per D?Alema che scende dall?aereo in ritardo. «Con che diritto lo stato decide che alcune associazioni sono le uniche titolate, escludendo le altre? E poi la legge eroga contributi pubblici, tre miliardi, imponendo al contribuente una specie di ?iscrizione forzata? al movimento dei consumatori. E se uno non ne ha voglia?». Si profila dunque la prima denuncia dei consumatori contro la legge sui consumatori? «Aspetteremo fino al 31 dicembre ?99», risponde Luise. «Se nulla sarà cambiato, valuteremo il da farsi». Poco più di un anno, e poi… Già. Manca più di un anno, e non solo: di qui a 90 giorni il ministero dell?Industria dovrà emanare i decreti attuativi della legge, in cui saranno definiti alcuni particolari. Lo scoglio più grosso per entrare a far parte del club delle associazioni ?doc? sembra comunque essere quello del numero degli iscritti. Arrivare a quota 29 mila non è uno scherzo se si parte da 5000 iscritti, come nel caso di Assoutenti. «Siamo fiduciosi, ce la faremo», ci dice la segretaria nazionale, Maria Allinei. «Noi no, già lo sappiamo», ribatte Franco Venni, presidente di una piccola organizzazione abruzzese, la Arco. «Siamo onesti, noi, mica come qualche associazione nazionale che dichiara migliaia di iscritti fasulli. Tanto, con la legge sulla privacy gli elenchi non si possono consultare. Chi controlla?». Ma Franco Venni, che anni fa condannò a morte il Galletto Valle Spluga («un pulcinaccio da quattro soldi»), costringendo la ditta a cambiargli nome, non si arrende, e farà una convenzione con una associazione più grande «per non scomparire». In Francia ben 19 associazioni Chi invece scomparirà dal Consiglio è Legambiente, il cui scopo statutario non è esclusivamente la tutela del consumatore. Ma Ermete Realacci non si amareggia. «Sì, saremo tagliati fuori benché tuteliamo la salute dei cittadini più di molti altri. Temo che questa legge sancisca solo la debolezza del movimento consumeristico italiano. Ma che ci dobbiamo fare? Continueremo le nostre battaglie, per fortuna non sentiamo il bisogno di ulteriori riconoscimenti». Più o meno sulla stessa linea il commento di Giustino Trincia, del Movimento federativo democratico. «Noi non abbiamo nessun iscritto, per scelta. Così tuteliamo tutti i cittadini, e non solo i nostri tesserati. Non siamo entusiasti della legge, è troppo settaria. E non prevede alcun controllo sulla qualità del lavoro svolto. Questo sì che è un paradosso per chi della qualità dovrebbe fare la sua ragione di esistere». Chi non si spaventa per le distanze che separano le associazioni dei consumatori italiani è Anna Bartolini, da sempre in prima linea in questo campo. «C?è chi dice che siano troppe, confuse e poco rappresentative», concede. «Ma vorrei ricordare che in Francia ve ne sono ben 19 riconosciute come nazionali. Come sempre sarà l?applicazione della legge a dare risposte sia alle aspettative che ai dubbi degli ipercritici. Quel che è certo è che in Italia si è cambiato registro. E questa è la cosa più importante». Nuovi diritti e doveri delle associazioni Con la legge 281/1998 approvata dal Senato il 22 luglio scorso, la tutela dei consumatori volta pagina riconoscendo alle associazioni un ruolo istituzionale e di conciliazione e fornendo una lista dettagliata degli inderogabili diritti dei consumatori. Dal 29 agosto, infatti, i rappresentanti dei consumatori che in passato potevano difendere i loro clienti solo costituendosi parte civile nei processi penali, potranno avviare procedure di conciliazione presso la camera di commercio (che, sottoscritte da entrambi i contendenti, saranno immediatamente dichiarate esecutive dal Pretore) oppure chiedere direttamente alla magistratura di: a) inibire gli atti e i comportamenti lesivi degli interessi dei consumatori; b) adottare le misure idonee a correggere o eliminare gli effetti dannosi delle violazioni accertate; c) ordinare la pubblicazione dei provvedimenti sui quotidiani nazionali. Le associazioni costituiranno un Consiglio Nazionale dei consumatori che, presieduto dal ministro dell?Industria, ha compiti di natura consultiva, di ricerca e di promozione dei diritti dei consumatori. Ma, dopo il 31 dicembre 1999, finita la fase transitoria in cui il Consiglio sarà composto dalle associazioni che attualmente fanno parte della Consulta dei consumatori, per ottenere lo statuto di ?associazioni dei consumatori e degli utenti? e finanziamenti per due miliardi destinati ad attività editoriali, bisognerà possedere requisiti particolari. Legittimate a entrare nel Consiglio saranno infatti solo le associazioni: costituite da almeno tre anni, senza fini di lucro e con uno statuto che ne garantisca la base democratica, con numero di iscritti non inferiore allo 0,5 per mille della popolazione nazionale, con presenza sul territorio in almeno 5 regioni o province autonome ed un bilancio annuale delle entrate e delle uscite indicante le quote versate dagli associati, i cui rappresentanti legali non abbiamo mai subito condanne e non amministrino imprese di produzione e servizi per gli stessi settori in cui opera l?associazione, che non abbiano alcuna attività promozionale o pubblicitaria avente per oggetto beni o servizi prodotti da terzi ed ogni connessione di interessi con imprese di produzione o distribuzione. E i consumatori? La legge garantisce loro, tra gli altri, il diritto alla salute, alla sicurezza dei prodotti, alla corretta informazione e alla trasparenza nei rapporti contrattuali e alla qualità dei servizi pubblici.


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