Politica

Consulta, come cambiare rotta

Documenti approvati: zero. Polemiche: troppe. A un anno dalla sua istituzione il tavolo voluto da Pisanu scricchiola. Di Stefano Arduini e Emanuela Citterio

di Redazione

Zero. Sono i documenti approvati dalla Consulta islamica a un anno dalla sua istituzione (il decreto ministeriale di Pisanu risale proprio al 10 settembre 2005). Quali le ragioni della paralisi di un tavolo nato con il compito di «elaborare pareri e proposte al fine di favorire il dialogo istituzionale con le comunità musulmane d?Italia»? E ancora: vale la pena insistere su questo strumento o sarebbe meglio azzerarlo?

Sotto l?icerberg mediatico delle polemiche seguite all?inserzione antisemita dell?Ucoii – Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia sono questi gli interrogativi su cui si stanno confrontando, dentro e fuori la Consulta, i più seri esperti in Italia. L?islamologo della Cattolica Paolo Branca è il primo a lanciare il sasso nello stagno. «Fino ad ora la Consulta si è dimostrata una cassa di risonanza delle polemiche di Palazzo e invece l?obiettivo dovrebbe essere la de-islamizzazione della questione islamica per concentrarsi sui nodi reali della vita di tutti i giorni dei musulmani che abitano qui da noi». Una constatazione che trova d?accordo il deputato italo-algerino della Margherita Khaled Fouad Allam, secondo il quale «la Consulta è stata vittima di un clima pre-elettorale avvelenato». Chiuso quel capitolo, urge però ripartire. Da dove? Ancora una volta arriva da Branca l?idea più innovativa: «Non considerare la specificità dei musulmani sarebbe un silenzio assordante, ma nemmeno si può pensare che tutto ruoti intorno al dibattito sul Medio Oriente e non si dica poco o niente su questioni cruciali come la cittadinanza, l?inserimento nella scuola degli studenti islamici o il diritto alla salute dei bambini nel periodo del Ramadan». «Per questo», continua il ragionamento, «vedrei bene la nascita di Consulte islamiche territoriali più vicine alle persone. Sarebbe poi utile che, oltre alle associazioni musulmane, fossero coinvolti anche gli operatori italiani, insegnanti e oratori in primis, che ogni giorno si confrontano con il tessuto sociale musulmano». Branca non arriva a sostenere la chiusura della Consulta nazionale, «ma così com?è, è un contenitore vuoto».

La ricetta di Fouad Allam per invertire la rotta del vapore investe invece la composizione stessa della Consulta. «Più che la rappresentanza deve contare l?autorevolezza dei componenti come, del resto, insegna il diritto musulmano. L?assenza di esperti di teologia dell?islam ha impedito fino ad ora di affrontare con cognizione di causa il vero snodo: ovvero come si concilia la nostra fede con il rispetto dei valori democratici». Una sfida che la Consulta «potrà vincere», continua Fouad Allam, «solo se si farà affiancare da un comitato tecnico scientifico aperto all?universo cattolico che, dall?altra parte del guado, è quello che meglio conosce il mondo musulmano».

Ma all?interno dell?organismo sono pronti a cambiare marcia? Lo scrittore iracheno Younis Tawfik assicura di sì. A patto di allargare le maglie: «Escludere settori importanti come l?islam scita o quello sufi è stato un errore. In linea di principio sarei anche per aprire le porte all?islam più radicale, anche oltre l?Ucoii».

Un chiodo, quello dell?allargamento, su cui batte anche il più giovane membro dell?organismo consultivo del Viminale, il 23enne marocchino Khalid Chaouki: «I rappresentanti delle nuove generazioni di musulmani italiani sono stati tagliati fuori e invece andrebbero coinvolti in prima persona, considerata anche la loro provata capacità di dialogare con i pari età delle altre religioni». Obiettivo finale? Rivela Tawfik: «Dare rappresentanza reale al milione e mezzo di musulmani italiani in modo da arrivare a un concordato con lo Stato italiano».

In questo nuovo clima questioni lontane come le vignette blasfeme su Maometto o gli inciampi antisemiti dell?Ucoii perderebbero fiato. Ne è convinta Souad Sbai. Per la presidente dell?Associazione comunità marocchina delle donne in Italia, i dibattiti di questi giorni all?intero della Consulta islamica dimostrano che l?islam italiano è di fronte a una svolta: «C?è nervosismo perché siamo arrivati al dunque. Da ottobre la Consulta aveva in programma di affrontare temi spinosi, fra cui quello dei diritti della donna. Una cosa è certa: le provocazioni non aiutano ad andare avanti».

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ha collaborato Emanuela Citterio

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