Leggi

Consulta: ai figli resta il cognome paterno, ma serve una riforma

Ai figli legittimi resta il cognome del padre, almeno fino a quando la legge non sara' cambiata, cosi' come auspicato dalla Corte Costituzionale.

di Redazione

Ai figli legittimi resta il cognome del padre, almeno fino a quando la legge non sara’ cambiata, cosi’ come auspicato dalla Corte Costituzionale. I giudici della Consulta, infatti, pur affermando che ”l’attuale sistema di attribuzione del cognome e’ retaggio di una concezione patriarcale della famiglia” e di una ”tramontata potesta’ maritale, non piu’ coerente con i principi dell’ordinamento e con il valore costituzionale dell’uguaglianza tra uomo e donna”, non hanno potuto dichiarare l’illegittimita’ delle norme oggi in vigore perche’ altrimenti si creerebbe un ”vuoto di regole” non ipotizzabile e una ”operazione manipolativa esorbitante dai poteri della Corte”. A sollevare il caso dinanzi alla Consulta e’ stata la prima sezione civile della Corte di Cassazione, che dubitava della legittimita’ di diversi articoli del codice civile e dell’ordinamento dello stato civile nella parte in cui si prevede che il figlio legittimo acquisti automaticamente il cognome del padre, anche quando vi sia in proposito una diversa volonta’ dei coniugi. La questione nasce dalla richiesta di una coppia che si era vista respingere, dal Tribunale e dalla Corte di Appello di Milano, la domanda per ottenere che l’atto di nascita della propria figlia minore fosse modificato, imponendo il cognome materno al posto di quello paterno. I giudici della Corte Costituzionale – con la sentenza n. 61 scritta dal giudice Alfio Finocchiaro e firmata dal presidente Annibale Marini – hanno dichiarato la questione inammissibile. Per una ragione prettamente ”tecnica”: l’intervento invocato dalla Cassazione – si legge nelle dieci pagine della sentenza – ”richiede una operazione manipolativa esorbitante dai poteri della Corte”; nel caso di una pronuncia di illegittimita’, infatti, si creerebbe un ‘vuoto di regole” non consentito. Non per questo, pero’, i giudici costituzionali si astengono dal mettere nero su bianco la necessita’ che le regole cambino, tanto da citare tre disegni di leggi presentati durante quest’ultima legislatura (ma mai approvati) che offrivano una ”eterogenicita”’ di soluzioni diverse da quella di stampo patriarcale: dalla possibilita’ di dare ai figli il cognome di entrambi i genitori, all’ipotesi che di comune accordo si possa scegliere quello paterno o quello materno, etc. La Corte Costituzionale premette che una simile questione di legittimita’ era gia’ stata dichiarata inammissibile nel 1988, con due diverse ordinanze. Oggi la Corte cambia rotta e ammette: ”a distanza di diciotto anni” da quelle decisioni ”non puo’ non rimarcarsi che l’attuale sistema di attribuzione del cognome e’ retaggio di una concezione patriarcale della famiglia, la quale affonda le proprie radici nel diritto di famiglia romanistico, e di una tramontata potesta’ maritale, non piu’ coerente con i principi dell’ordinamento e con il valore costituzionale dell’uguaglianza tra uomo e donna”.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA