Non profit

Consorzio Tassano, dai frigoriferi all’impresa sociale

Il racconto del presidente Giacomo Linaro

di Silvano Rubino

Da una piccola impresa
di riparazione di elettrodomestici a un consorzio che riunisce 25 soggetti. Dall’idea solidale di due amici a un presidio sociale fondamentale per
il territorio in cui opera.
«Ogni giorno si ricomincia da capo: ma è un miracolo quotidiano» Tutto comincia da due amici, due soci. Che mettono su una piccola attività. Riparazione di elettrodomestici, frigoriferi, lavatrici, a Sestri Levante, sulla riviera ligure. È il 1972. Giacomo Linaro e Piero Cattani sono due piccoli imprenditori, ma non due imprenditori qualsiasi. La loro attività è profondamente permeata dello spirito del Movimento dei Focolari, a cui aderiscono. Il che significa, racconta Giacomo Linaro, oggi presidente del consorzio, «che per noi tenevamo semplicemente i soldi per gli stipendi. Il resto lo mettevamo a disposizione dei bisognosi». Inoltre, nella selezione del personale, «privilegiavamo disoccupati, ragazze madri, persone bisognose». Nei fatti, una cooperativa sociale quando ancora la cooperazione sociale non esisteva. Il passaggio formale avviene nel 1991, appena emanata la legge 381. Ma la cooperativa era nata prima, già nel 1989. «Con 26 soci amici del Movimento dei Focolari, 26 milioni di lire di capitale», racconta Linaro, «abbiamo dato vita alla cooperativa Roberto Tassano, dal nome di un giovane amico infermiere morto improvvisamente proprio in quei giorni». Linaro e Cattani ci mettono dentro la loro ben avviata attività imprenditoriale, al servizio di un progetto per la comunità.
I primi cinque posti di lavoro arrivano grazie ad un appalto per il trasporto di pasti agli ospedali di due paesi vicini. «Non avendo mezzi idonei», racconta Linaro, «adattammo i furgoni usati per le riparazioni degli elettrodomestici, mettendoli a norma, e si mettono in campo le auto private per continuare a riparare le lavatrici». Qualche tempo dopo arriva l’offerta dalla Caritas di Chiavari di gestire una casa di accoglienza per minori. «Oltre al nostro gruppo, altre aggregazioni cattoliche presentarono il loro progetto», ricorda Linaro. «Ci trovammo pertanto a confrontarci per la prima volta con altre persone e a discutere anche animatamente sul modo di realizzare l’attività. Quella notte non riuscii a dormire, pensavo che l’ottenimento del lavoro non avrebbe valore se avuto a scapito dell’unità con gli altri gruppi che partecipavano alla trattativa. Alla mattina, dopo essermi consultato con gli amici soci, comunicai la decisione di rinunciare al progetto, e misi a disposizione le nostre risorse per aiutare gli altri a realizzare il loro. Dopo alcuni giorni, grazie a quell’esperienza di rinuncia, ci venne inaspettatamente offerta la gestione di una casa di riposo per anziani in una struttura appena costruita dalla Diocesi». Da allora, dice Linaro, quello è rimasto il nostro stile: «Le decisioni vengono ogni volta prese in unità tra i soci, cercando sempre il bene dell’altro e il bene comune, mai solo l’interesse dell’azienda».
La storia della Tassano è una storia di crescita continua. Nel 1997 nasce il Consorzio di cooperative sociali Roberto Tassano, che unisce le realtà nate negli anni precedenti, ma soprattutto ha l’intento di fare da incubatore di nuove realtà, sempre ispirandosi al modello di economia di comunità dei Focolari: «Un elemento in più ci deve essere che giustifichi una crescita come la nostra», dice Linaro. «Qualcuno la chiama “provvidenza”, altri con altri nomi, quello che è certo è che è frutto della forte intesa che esiste tra i componenti del gruppo dirigente. È grazie a questa unità che si superano le inevitabili difficoltà, che si allentano le tensioni, si inventano soluzioni».
Il Consorzio Tassano è stato uno dei motori organizzativi della Convention di Cgm, svoltasi a Genova a metà novembre. Nei video realizzati per l’occasione, c’erano anche i volti e le storie di questa realtà: «Hanno trasmesso la bellezza e la fatica quotidiana del nostro lavoro, che ci costringe a ricominciare ogni giorno da capo, a vivere l’attimo presente. Un miracolo quotidiano, che ti puoi spiegare solo se ci vedi dentro un disegno divino».


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