Volontariato

Consiglio regionale dedicato alla crisi del welfare

Sergio D'Angelo: «Primo, ornare a investire»

di Redazione

Mentre all’isola F13 del Centro direzionale di Napoli si sta per riunire un consiglio regionale dedicato alla crisi del welfare, l’assessore all’Assistenza sociale Ermanno Russo diffonde un documento di 23 pagine in cui, in sostanza, non dà alcuna risposta concreta alla vertenza degli operatori sociali e alla loro richiesta di maggiori investimenti per le politiche sociali. La Campania, lo ricordiamo, è la Regione maggiormente penalizzata dalla riduzione del 70% del Fondo nazionale delle politiche sociali, con un taglio di 200,2 milioni di euro, ma sconta anche la volontà politica dei suoi amministratori di non voler investire sul sociale: la giunta Caldoro è passata da circa 120 milioni di euro per il welfare di Comuni e ambiti di zona ad appena 13 milioni di euro.

«Pur riconoscendo che della situazione nella quale si è venuto a trovare l’intero sistema dei servizi socio assistenziali e sociosanitari della Campania – afferma portavoce del comitato “Il welfare non è un lusso”, Sergio D’Angelo – non può essere considerato responsabile il nuovo governo regionale, tuttavia dobbiamo dire che corre il rischio di esserlo per la scelta di tagliare di misura proporzionalmente superiore rispetto a quella del governo nazionale le risorse destinate alle politiche sociali».

«L’assessore Russo – sottolinea D’Angelo – nel suo lungo documento nulla dice delle risorse economiche che la Regione riterrebbe eventualmente di volere e di potere investire nella spesa sociale. Eppure questo è un punto cruciale della crisi del welfare e della vertenza delle organizzazioni sociali. Nella proposta di bilancio approvata dalla giunta regionale compare un appostamento di appena 13 milioni di euro a fronte delle risorse investite nello scorso esercizio, che avevamo già giudicate insufficienti, pari a 40 milioni di euro, cui si affiancavano i 77 milioni del Reddito di Cittadinanza, che l’assessore ha cancellato. La misura, pur essendo tutt’altro che priva di criticità, ha comunque garantito una qualche forma di risposta all’indigenza. Sarebbe stato opportuno comprendere, prima ancora della sua abolizione, come la Regione intendesse definire misure alternative di contrasto alla povertà che ancora oggi non è dato sapere».

«Russo – dice ancora Sergio D’Angelo – ritiene che occorre distinguere tra i servizi essenziali e indispensabili e quelli dei quali si può fare a meno ma non dice nulla di preciso su quali essi siano. La nostra impressione è che la scelta debba essere fatta sulla base esclusiva delle sempre minori risorse che si avranno a disposizione piuttosto che dell’essenzialità dei bisogni che devono essere soddisfatti».

«La questione della mancata definizione dei livelli essenziali assistenziali occorrerebbe definire prima ancora del federalismo fiscale, anche perché la loro definizione resta in capo allo Stato così come previsto dall’articolo 117 della Costituzione».

«Infine – conclude il portavoce delle organizzazioni sociali – giova ricordare che il terzo settore, anche quello che in questi mesi si è mobilitato e sceso in piazza, resta più incline a collaborare con le istituzioni piuttosto che a contestarle. Le contestazioni nascono soprattutto dalla consapevolezza che le ragioni di questa vertenza non siano solo di chi si è impegnato a costruirlo e a mantenerlo il welfare ma riguardano tutti e il modo stesso dello stare insieme. Quindi prima di tutto si torni a investire, poi si discute con tutti i soggetti sociali delle condizioni e delle regole anche nuove di funzionamento del welfare».


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