Politica
Consiglio d’Europa: sui migranti partorito un topolino
Un vertice protratto sino alle 3 di questa notte con scontri violenti sul termine “obbligatorio” contenuto nel documento Juncker. Alla fine il Consiglio d’Europa affoga nel nominalismo e negli egoismi e decide che “sì vedremo, faremo in modo di accogliere 60 mila migrati su 28 Paesi”. Un poco di fatto di fronte a un fenomeno epocale
di Redazione
Non più una discussione ma uno scontro vero e proprio, che uno dei presenti al dibattito è arrivato a definire “violento”. «Se non siete d’accordo sui 40mila migranti da accogliere non siete degni di chiamarvi Europa», avrebbe alzato i toni Renzi. «Se questa è la vostra idea di Europa, tenetevela», avrebbe sbattuto i pugni il presidente del Consiglio, concludendo: «O c’è solidarietà o non fateci perdere tempo».
La decisione dei capi di Stato e di governo sull’immigrazione, alla fine di un vertice europeo trascinatosi fino alle tre del mattino, rimane però quella con cui si era entrati: il sistema di redistribuzione di migranti da Italia e Grecia non sarà obbligatorio.
È proprio su quell’ultima parola, “obbligatorio”, si è scatenato il finimondo, sebbene tutti, a cose fatte, neghino qualsiasi tipo di scontro e si dichiarino se non vincitori, almeno non sconfitti. “Abbiamo detto fin dal primo giorno che l’accordo avrebbe potuto essere più ambizioso” ma “tuttavia è un primo passo per dire che finalmente c’è una politica europea e non soltanto una politica dei singoli Stati”, valorizza così il risultato il premier italiano. Anzi, arriva a dire, l’avere concordato sulla ricollocazione, sebbene su base non vincolante, di 40 mila persone “Si poteva fare di più, ma è un primo passo e sono contento che l'Europa riconosca che il problema della migrazione è di tutti”.
Idem per Juncker che in una conferenza stanpa notturna (tra una lamentela e l’altra per le poche ore di sonno), scherza e ride con “l’amico Donald Tusk (il polacco presidente del Consiglio europeo) ”, con cui a porte chiuse, secondo diverse fonti, ha invece avuto uno scontro molto duro. Ma a decisioni ormai prese Juncker declassa il dibattito sui termini “obbligatorio” o “volontario” ad un puro “dibattito teologico”: “Ci siamo messi d’accordo sul fatto che l’Ue deve fare in modo che 40mila migranti sbarcati in Italia e Grecia e altri 20mila rifugiati nei campi Unhcr in Africa verranno accolti, poi che lo facciamo per via volontaria od obbligatoria non è importante”, Quello che conta è “dare una prospettiva di vita a 60 mila persone”. Per Juncker i numeri “restano modesti” ma che il risultato sia annullato per la mancata obbligatorietà è fuori discussione, visto soprattutto che entro la fine dell’anno la Commissione presenterà un meccanismo permanente sulla falsariga di questo (che è solo emergenziale) e quindi avere tracciato la via non è cosa da poco.
Nelle conclusioni del vertice dunque, non compaiono né la parola “volontaria” per cui premevano gli Stati dell’Est e nemmeno il termine obbligatorio voluti da Renzi e Juncker. Restano fissate le cifre (40 mila più 20mila in due anni) e un meccanismo da mettere in piedi di qui alla fine di luglio a cura dei ministri degli Interni. La novità è che sono state accolte le istanze di Ungheria e Bulgaria, che hanno lamentato un accesso di migranti in arrivo dalla rotta dei Balcani, persino più consistente, negli ultimi mesi, di quello di Italia e Grecia. Per i loro “casi specifici”, quando i ministri degli Interni avranno il duro compito di decidere quanti migranti dovrebbe accogliere ogni Paese, saranno previste le uniche “eccezioni fondate”.
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