Non profit

Connessione! E il virtuale trova la realt

Internet oggi è un luogo discriminante. Chi non è ricco o non è sano, è tagliato fuori. Ma qualcosa sta cambiando. Sono sempre di più le associazioni in rete e si usa il web per le battaglie sociali

di Carlotta Jesi

Che differenza c?è tra www.miorticello.it e www.vnp.it? Un indirizzo Internet e probabilmente qualche megabyte, d?accordo. Ma non solo. Se nel primo provate a leggerci l?indirizzo web di una qualsiasi organizzazione non profit, da Amnesty a Legambiente, e nel secondo Vita Non Profit, il primo portale italiano del non profit promosso dal Gruppo Vita che da lunedì 3 luglio è online per dare una mano alla società civile, le cose cambiano: il mio orticello è quello che tante (ma non troppe a dire il vero) organizzazioni di volontariato hanno finora costruito nel cyberspazio e VNP lo strumento di cui hanno bisogno per stimolare, sostenere ed educare a un vivere civile pronto per fare il grande salto: da Terzo settore che lotta per trovare il suo spazio tra Stato e mercato a un vero privato sociale.
D?accordo, potreste obiettare, ma siete sicuri che per riuscirci serva davvero un portale? Lo strumento che più di ogni altro, purtroppo, oggi simboleggia i pericoli e i valori più distorti della New Economy: l?apparenza invece del contenuto; o anche, il mezzo uguale al messaggio?

Internet per l?uomo
«Sì, soprattutto se vogliamo che Internet diventi davvero uno strumento per tutti», risponde il presidente di Peace Link Carlo Gubitosa, «non si sconfigge un esercito profit perfettamente organizzato con un?armata Brancaleone di piccole associazioni che non rinunciando a un pizzico della loro identità per raggiungere obiettivi più grandi arrivano anche a pagare centinaia di abbonamenti diversi favorendo i fornitori di servizi Internet invece che i loro soci, volontari o assisti». Un?esigenza economica, dunque, ma soprattutto culturale.
Lo dicono i numeri ? il 70% delle organizzazioni senza scopo di lucro italiane possiede l?hardware e il software necessario per entrare in rete ma solo il 50% lo sfrutta per navigare e interagire online col resto del Terzo settore ? e perfino un protagonista, pentito, della rivoluzione digitale come l?ex vice presidente della Apple Computer Donald Norman. «Questa non è l?era della tecnologia, ma delle persone», spiega a Vita inviando i suoi auguri per il lancio di VNP, «Sono loro che dobbiamo portare in rete oggi e sui cui bisogni dobbiamo costruire la tecnologia, i siti e i portali di Internet. La vera rivoluzione tecnologica non sta in questa o quella applicazione innovativa, ma nel seguire la regola fondamentale che al centro di ogni nuova iniziativa mette l?uomo». Si tratti del direttore di una organizzazione non profit in cerca di consulenza sulla gestione delle risorse umane, linee di finanziamento adatte alla sua attività e assicurazioni per volontari o di un disabile. La categoria di persone, circa 500 milioni nel mondo, che secondo l?autorevole World Wide Web Consortium oggi hanno tre volte meno possibilità di accedere a Internet dei normodotati perché il 98 per cento dei siti mondiali è stato costruito senza tenere conto delle loro necessità e interessi. Col grave rischio di aumentare ancora di più la loro emarginazione e la loro sofferenza.
«Un problema gravissimo», spiega la ministra per gli Affari Sociali Livia Turco, «che la nascita di un portale del non profit spero ci aiuterà a risolvere. Da VNP, un portale che spingerà il Terzo settore a condividere e socializzare esperienze utili seguendo il ritmo con cui oggi viaggia tutta la comunicazione, mi aspetto soprattutto una mano per combattere il divario tecnologico tra chi sa e non sa, tra chi ha e chi non ha, tra bianchi e neri. Una sperimentazione con le scuole, associazioni e persone escluse dalla società che ci aiuti a fare di Internet uno strumento per tutti». Una tecnologia sociale, insomma, fatta di scelte etiche.

L?etica dell?accesso
«A cominciare da quella di costruire il nostro portale con un software libero come Linux, nato dallo sforzo di volontari che lo perfezionano in continuazione e che chiunque sarà libero di copiare adattando la nostra soluzione alle proprie esigenze», spiega Luca Magnoni, amministratore delegato di VNP. «Il nostro obiettivo è favorire e sostenere l?operatività di organizzazioni non profit fornendo servizi innovativi come software dedicati, consulenze fiscali, fundraising e ricerca di lavoro online che siano sempre trasparenti ed etici».
Servizi studiati su misura per un Terzo settore che, riconosciuto parte sociale tra le parti sociali, oggi deve impegnarsi perché la rete non diventi un?altra delle risorse appannaggio di pochi. Con i tristi risultati che conosciamo: il 91% degli utenti di Internet vive oggi nei Paesi industrializzati, patria di meno del 19% della popolazione mondiale; gli Stati Uniti, da soli, hanno più computer che tutto il resto del mondo; appena il 13% delle associazioni italiane che assistono gli anziani ha un sito mentre oggi quasi non esiste un?attività profit senza home page e una famiglia bianca di medio redditto ha 20 possibilità in più di avere un computer in casa di chi con le stesse entrate vive in campagna. In una parola, il Digital Divide.
Combatterlo è una delle sfide più importanti di VNP, che a questo tema, dal prossimo autunno, dedicherà la prima campagna di sensibilizzazione italiana e per aiutare l?accesso di tutti alla rete e sta studiando la possibilità di scaricare software dedicati ai non vedenti e non udenti direttamente dalla sua homepage. Un passo in più rispetto agli orticelli di tante piccole associazioni con siti leggibili solo dai disabili provvisti degli appositi software, insomma, che è solo uno dei tanti esempi della forza di una grande comunità sociale in cui convivono tante realtà che parlano lo stesso linguaggio.

Il linguaggio della vita
«La vera utilità, e al contempo grande sfida di un portale sociale», spiega Marco Revelli, «è proprio questa: parlare davvero il linguaggio di chi si muove nella vita e lavora per ricostruire legami. Costruire contenuti magari meno spettacolari ma più accessibili e più veri insieme ai suoi visitatori, riempire di quotidianità una vetrina che altrimenti è solo un?altra faccia della New Economy e in rete rischia di riproporre i modelli di sviluppo insostenibile della società». Riuscirà VNP a non cadere in questo tranello? Perché non accada dovrà seguire i consigli che, insieme a molti in bocca al lupo, gli sono arrivati da ogni angolo del cyberspazio.
Quello di David Eisner, presidente della Aol Foundation e responsabile di uno dei portali non profit più importanti d?America (www.helping.org), è di «non farsi spaventare dai costi e soprattutto dalla difficoltà di fare scelte tecnologicamente ma anche eticamente azzeccate».
Il team di VNP ne ha fatto tesoro ed è già al lavoro, ma per trasformare il nostro portale in una vera comunità virtuale in cui il Terzo settore possa crescere e affrontare i cambiamenti che lo attendono abbiamo bisogno di voi… appuntamento a lunedì, allora, per aprire insieme la porta d?accesso al non profit del Duemila.

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