Cultura
Coni, non fare il timido
Porro(Uisp),Mosella (Csi) e Menna(Acli) sono d'accordo:"Meglio di prima,abbiamo più voce ma non basta.Siamo soltanto a metà strada".E dettano un promemoria per il governo
Non è una rivoluzione e neppure una di quelle svolte che si possono definire ?storiche?. E tuttavia, il progetto di riforma del Coni presento dal ministro con delega allo Sport, Giovanni Melandri, qualche buona e importante novità la contiene. Soprattutto per gli enti di promozione sportiva che, dopo anni di purgatorio, possono finalmente entrare con pieni diritti e a testa alta nel paradiso dello sport italiano. Il vecchio e discusso Comitato olimpico nazionale italiano cambia volto (vedi articolo a fianco) e si apre ai rappresentanti di quelle realtà sportive tenute a lungo ai margini dello sport ufficiale: atleti, allenatori, associazionismo sportivo. Che ora avranno rappresentanza nel Consiglio nazionale: un passo avanti che rompe l?isolamento di chi lo sport lo pratica davvero per passione, ma sempre tenuto fuori dalla porta quando si trattava di decidere le sorti della politica sportiva italiana. E adesso? Che ne pensano della riforma firmata Melandri?
Nicola Porro, presidente nazionale dell?Unione italiana sport per tutti (Uisp), manifesta ottimismo: «Il decreto Melandri rappresenta un significativo passo avanti verso la riforma complessiva dell?intero sistema sportivo italiano. È importante che si sia data voce agli atleti attraverso un potere di rappresentanza nel Consiglio nazionale e che siano stati fissati i criteri di incompatibilità per chi copre cariche istituzionali diverse da quelle sportive. Riguardo al Comitato nazionale sport per tutti, lo considero un avamposto all?interno del nuovo assetto del Coni, un?occasione per consentire all?associazionismo e ad altri soggetti istituzionali impegnati nello sport sociale di dire la loro in merito alla politica sportiva del Coni. Consideriamo questo organismo solo una tappa transitoria di una legge di riforma complessiva delll?intero sistema sportivo», conclude il presidente Uisp. Dunque, piano con gli entusiasmi. Siamo solo agli inizi, il resto è tutto da vedere.
Più critiche le considerazioni di Donato Mosella, presidente del Centro sportivo italiano (Csi). «Apprezzo il coraggio e la volonta del ministro, ma il tentativo di assegnare un ruolo e una dignità allo sport per tutti appare piuttosto timido, ancora succube del potere sportivo espresso dal Coni. All?interno del mosaico sportivo delineato dal decreto, manca la certezza della partecipazione degli enti locali e delle Regioni, che difficilmente accetteranno di ricevere direttive dal Coni in materia di sport sul proprio territorio. La vera scommessa si giocherà nelle aree decentrate, le periferie avranno un ruolo fondamentale perché rappresenteranno il vero banco di prova della promozione dello sport per tutti, e senza una partecipazione attiva degli enti locali, molto rischia di restare sulla carta. Viste le esperienze degli anni passati», conclude Mosella, «non vorremmo che il tutto si riducesse in un giocattolo nelle mani del Coni, per essere usato come specchietto per le allodole. Ma questo non lo permetteremo».
Meno drastico Vincenzo Menna presidente dell?Unione sportiva Acli, che parla di parziale vittoria e invita a non abbassare la guardia. «I limiti imposti dalla legge Bassanini hanno ridotto il raggio di azione del decreto Melandri. Però per lo sport sociale si aprono nuovi varchi nel Coni. Non possiamo accontentarci solo di questo, ormai lo sport italiano necessita di una riforma di più ampio respiro e dal governo aspettiamo atti concreti».
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