Famiglia

Coni, bye bye. Lo sport di base se ne va

Rivolte. Una svolta storica per le grandi sigle dell’associazionismo sportivo.

di Stefano Arduini

Coni, bye bye. Siamo alla vigilia di un vero e proprio terremoto che promette di minare gli attuali assetti del governo dello sport. A far saltare il banco è l?idea che il presidente Edio Costantini proporrà agli Stati generali del Csi (Centro sportivo italiano – 850mila atleti tesserati) convocati a Roma il 18 e 19 giugno. Idea semplice e rivoluzionaria: abbandonare il Coni.
«In questi anni il Comitato olimpico ha dimostrato la sua incapacità nel gestire lo sport di base. I numeri parlano da soli». Eccole allora le cifre: ogni anno il Coni (budget complessivo da 450 milioni di euro) destina circa 10 milioni di euro per i 3,5 milioni di sportivi iscritti agli enti di base e 170 milioni per i 3,5 milioni di sportivi aderenti alle federazioni. Figli e figliastri, insomma. E questa volta non vale il detto che «chi abbandona la via vecchia per la nuova sa quello che perde, ma non sa quello che trova».
L?obiettivo di Costantini è chiaro: il ministero dello Sport. «Al nuovo dicastero», spiega, «spetterebbe la gestione della politica sportiva. Ed essendo un organo politico, le responsabilità sarebbero evidenti. Se farà bene, sarà riconfermato. Altrimenti: arrivederci e grazie». E il Coni? «Continuerebbe a gestire l?attività olimpica senza tarpare le ali allo sport di base, come avvenuto per esempio in occasione delle ultime elezioni della giunta».
Nel solco tracciato dal Csi si collocano altre due corazzate dello sport per tutti: la Uisp (oltre un milione di soci) e l?UsAcli (250mila soci). Partiamo da quest?ultima. Inclemente l?analisi del presidente Alfredo Cucciniello, che parte da un esempio recente: «Sapete chi ha scelto il Coni per presiedere la Giornata nazionale dello sport del 5 giugno? Tronchetti Provera. E come testimonial? Quel fisicaccio del canoista Antonio Rossi». L?effetto? «Duplice: guadagnarsi un ricco passaggio in tv. Ma, soprattutto, generare l?invidia di milioni di sportivi della domenica con la pancetta, di disabili e di ragazzi normali che si saranno detti: ?Se per fare sport ci vuole quel fisico, allora non fa per me?. Un corto circuito vero e proprio. E quelli non se ne saranno nemmeno resi conto».
Ma se la diagnosi di Cucciniello coincide con quella di Costantini, sulla cura ci sono sfumature diverse. Il ministero dello Sport non convince l?UsAcli, «sarebbe un salto nel buio e non ne guadagneremmo in autonomia». Molto meglio allora «una struttura intermedia, un Consiglio nazionale per lo sport per tutti, in cui Coni, ministeri, Regioni, enti locali ed enti di promozione partecipino con pari dignità all?amministrazione di un fondo ad hoc per lo sport per tutti istituito presso il ministero dei Beni culturali».
A quanto dovrebbe ammontare lo stanziamento lo dice il senatore diessino Antonio Pizzinato, componente dell?Intergruppo parlamentare per lo sport: «Non meno di 15 milioni di euro». «Ma voglio essere chiaro», conclude Cucciniello, «sull?entità dei finanziamenti si può discutere, a patto che l?Italia si doti di una politica dello sport per tutti».
Tasto su cui punta il dito anche Filippo Fossati, reduce dal congresso nazionale che lo ha nominato nuovo presidente della Uisp: «Uscire dal Coni? Noi non ci siamo mai entrati». «L?Italia», nota Fossati, «E’ l?unico caso in Europa che affida allo stesso organismo la gestione dello sport per tutti e l?attività olimpica: con il risultato che a quest?ultima vengono assegnati il 97% delle risorse disponibili. E ai 16 milioni di atleti normali, 3,5 dei quali iscritti alle associazioni, non rimangono che le briciole».
Un ragionamento che non fa una piega, tanto da convincere anche un esponente della maggioranza come il senatore leghista Francesco Tirelli: «Il Coni così com?è non funziona». Ma per voltare pagina «bisogna vincere le resistenze di Alleanza nazionale, che ha fatto dello sport nazionale una sua intoccabile riserva».

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