Cultura

Congo, un furto organizzato

Storie africane. Così si distrugge un paese e si creano milioni di profughi.

di Angelo Ferrari

Il Congo è terra di conquista. Lo ha dimostrato il Rapporto Onu dell?anno scorso che ha indicato nomi e cognomi dei responsabili del furto organizzato nei confronti di questo Paese. In tanti hanno messo le mani nella marmellata, la Barclays Bank, la Bayer, la De Beers, società belghe, ugandesi, ruandesi, sudafricane, dignitari africani e lo stesso presidente del parlamento dello Zimbabwe. Ma non solo. I vertici militari dei Paesi che occupano o hanno occupato la Repubblica democratica del Congo. Un Paese che è un?immensa miniera e allora tutti hanno cercato, attraverso le armi, di controllare pezzi di territorio, quelli più ricchi. Solo qualche dato: le esportazioni d?oro ugandese continuano a crescere e sono passate da 23 a più di 80 milioni di dollari. Non è un caso. L?Uganda ha controllato direttamente, ora indirettamente, proprio un?area del Paese ricca di oro. Ma non solo. Il Ruanda è diventato, d?incanto, un esportatore di coltan, il prezioso minerale utilizzato dall?industria informatica e telematica. Ma il Ruanda non ha miniere di quel metallo. Queste, invece, si trovano proprio ai suoi confini. Non è un caso che Kigali controlli la regione congolese del nord Kivu. Ituri, Nord-est, e Nord Kivu, sono le regioni più colpite dalla guerra. Fazioni di miliziani si combattono ferocemente per il controllo del territorio. Si calcola che siano 28mila i miliziani intorno a Bunia e si ?sospetta? che siano stati armati dagli ugandesi. Ma chi ci sta dietro? Guarda caso Uganda e Ruanda. E chi dipinge come tribale questa guerra si sbaglia di grosso. Lo dimostra proprio il conflitto dell?Ituri. In questa regione si confrontano le etnie Hema e Lendu. Sembra di rivedere lo scontro che ha provocato un milione di morti in Ruanda nel 1994. E le due etnie sono gemelle di quelle ruandesi. Ogni etnia ha dei referenti che cambiano a seconda delle comodità di potere. L?Uganda prima ha sostenuto gli hema, che hanno conquistato il potere a Bunia. Poi Thomas Lubanga, il loro leader, ha fatto l?occhiolino ai ruandesi e così i lendu, etnia ?nemica? degli ugandesi, si sono trovati un amico inaspettato, l?Uganda. Poi l?ordine delle cose si è ribaltato nuovamente. Ciò che conta, visto che le truppe ugandesi hanno dovuto lasciare l?Ituri, è controllare il potere attraverso interlocutori locali. Non conta se di un?etnia amica, purché siano affidabili. Ma non c?è solo l?oro. Ora c?è anche il petrolio. La denuncia arriva vibrante dal vescovo di Beni Butembo, la più grande diocesi del nord Kivu. “Le sofferenze della popolazione della Repubblica democratica del Congo”, ha detto all?agenzia Misna monsignor Melchisedec Sikuli, “sono legate alle risorse del suo territorio. Le violenze di Bunia, dell?Ituri e gli scontri del Nord Kivu fanno parte di un?unica guerra, combattuta per il controllo del sottosuolo dell?Est del Paese. Ai minerali di sempre adesso si aggiunge anche il petrolio”. Non è una fantasia per ridurre ogni conflitto all?oro nero. Da tempo, ormai, la Heritage Oil Corporation, società petrolifera con sede in Canada e quotata alla borsa di Toronto, lavora sulla sponda orientale del lago Albert, in territorio ugandese, e oggi anche in territorio congolese a pochi chilometri da Bunia, pronta ad estrarre milioni di barili di petrolio. La guerra, i suoi legami con l?Uganda e con gruppi di mercenari, le hanno dato una mano. Ora sta trattando con Kinshasa. La guerra dunque è più che mai lontana da una fine. Anche la pax europea, centinaia di militari francesi si sono stabiliti a Bunia, rischia di non poter nulla di fronte all?interesse economico che alimenta il conflitto. Non solo. Il Consiglio di sicurezza dell?Onu ha chiesto che venga imposto l?embargo sull?importazione delle armi nella provincia dell?Ituri. Saggia decisione, ma gli embarghi si possono aggirare. Un esempio: i diamanti non possono lasciare il Congo. Un problema? No. Lo Zimbabwe, protagonista di prima fila in questa guerra, ha trovato una soluzione di tutto rispetto: camion pieni di terra proveniente da zone diamantifere congolesi, vengono caricati su enormi aerei cargo che hanno come rotta Harare. Qui la terra viene setacciata e, sorpresa, ci sono i diamanti. Leggenda? No, non si affittano aerei Iljusin ucraini per trasportare della banale terra.


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