Mondo

Congo: scontri fra ribelli rwandesi nell’est del Paese

Un'ulteriore scissione nel movimento ribelle rwandese Fldr provoca scontri nel Sud Kivu

di Joshua Massarenti

Ieri notte, un gruppo di ribelli delle Forze democratiche di liberazione del Rwanda (Fdlr) ha lanciato un attacco contro un altro gruppo armato dello stesso movimento nel Sud Kivu. Lo ha riferito poco l’Afp. L’attacco è stato orchestrato da uomini fedeli all’attuale comandante delle Fdlr, il generale Mupenzi Mudacumura, con l’obiettivo di colpire le truppe del colonnello Jeribaal Amani, autoproclamatosi nuovo capo militare delle Fdlr lo scorso 24 giugno. “Il colonnello Amani è stato informato dell’attacco e ha preferito evitare lo scontro aperto ritirandosi con le sue truppe nella zona di Luhwindja (a nord del Sud Kivu)” ha dichiarato all’Afp il luogotenente-colonnello Christophe Hakizabera, un altro responsabile militare delle Fldr che nelle ultime settimane si era anch’egli proclamato responsabile del movimento ribelle rwandese. “Non cerchiamo lo scontro” ha sottolineato Hakizabera, “tutto quello che vogliamo è rilanciare il processo di pace di Roma e far rientrare in modo pacifico e senza condizioni politiche i combattenti in Rwanda”. Questi auto-proclamati comandanti erano stati esclusi a fine giugno dalle Fdlr in seguito ad una decisione presa dalla direzione del movimento politico-militare attualmente in esilio e dal suo presidente Ignace Murwanashyaka. Attivi da oltre undici anni nelle province orientale della Repubblica democratica del Congo (Rdc) e frontaliere con il Rwanda, i ribelli hutu delle Fdlr hanno visto recentemente la loro direzione politica e militare rendersi protagonista di profonde spaccature interni. Il 31 marzo 2005, le Fdlr si sono impegnati a Roma di rinunciare alla lotta armata contro il Rwanda e a rientrare pacificamente in terre rwandesi. Da allora, nessun segno concreto è risucito a dimostrare l’attuazione di questo nuovo disegno politico. Questi ribelli sono accusati dal Rwanda di aver attivamente partecipato al genocidio contro i rwandesi tutsi del 1994 durante il quale morirono oltre 800mila persone, tra cui hutu moderati. Le recenti scissioni stanno prolungando un clima “estremamente teso” nel Sud e nel Nord Kivu secondo un osservatore dell’Onu a Bukavu (Sud Kivu), a detta del quale “i giovani combattenti favorevoli a un rimpatrio in Rwanda sono ormai divisi perché non sanno a che capo militare prestare ascolto. Se questi gruppi si scontreranno, l’impatto sarà di nuovo terribile per la popolazione congolese locale che quotidianamente subisce minacce, violenze e saccheggi perpetrati dai vari gruppi armati presenti in questa area del Paese”. Da parte sua, il regime congolese di Jospeh Kabila ha annunciato nei giorni scorsi un “disarmo forzato” di questi gruppi, impegnandosi nel contempo a mantenere i contatti con gli uomini di Amani per provare a rilanciare il il processo di Roma. “Questa ambiguità rende la tensione permanente. Bisognerebbe lanciare un appello direttamente rivolto ai combattenti, ricordandoli che rimane a loro una possibilità di essere accompagnati in Rwanda evitando così un disarmo forzato. E’ la loro ultima chance, qualunque sia il loro capo” ha concluso l’osservatore Onu interpellato dall’Afp.


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