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Congo, prove di interposizione

Tre giorni di scontri tra i sostenitori degli aspiranti presidenti. Un intervento rapido delle forze europee e Onu limita i danni ed evita il propagarsi dell’incendio al resto del paese

di Joshua Massarenti

La pace all?europea, quella da cui ci si attende molto in Libano, ha già dato qualche prova di sé. In Congo, dove le forze di interposizione delle Nazioni Unite (Monuc) e dell?Unione europea (Eufor) hanno placato nel giro di tre giorni le violenze esplose a Kinshasa. A poche ore dall?annuncio dei risultati parziali del primo turno delle presidenziali, le fazioni del presidente uscente Joseph Kabila (in testa con il 44,8% dei consensi) e del suo principale rivale Jean-Pierre Bemba (20%) erano state protagoniste di scontri violentissimi nel cuore della capitale. Da un lato, la guardia presidenziale munita di blindati, mortai e lanciarazzi, dall?altro le milizie di Bemba con tanto di kalashnikov e lanciarazzi.

«Abbiamo subito capito che la situazione stava precipitando», ricorda il generale francese Christian Damay, comandante dell?Eufor -Rdc, una forza europea di reazione rapida composta da 2.500 uomini e incaricata di supportare i 17.500 Caschi blu disseminati sul territorio congolese. «Abbiamo inviato 150 soldati spagnoli e polacchi che assieme ai Caschi blu si sono interposti fra le parti in conflitto, fino a proteggere la residenza del vicepresidente Bemba, attaccata dagli elementi di Kabila».

Nonostante le vittime (in tutto 23), Damay rimane convinto che «il successo dell?operazione, grazie a una catena di comando efficace tra Eufor e Monuc, ha salvato il processo elettorale». Con meno euforia, la società civile congolese e gli osservatori internazionali pensano che l?intervento delle forze straniere abbia avuto il merito di evitare un bagno di sangue a Kinshasa e la propagazione del conflitto al resto del paese. Un?eventualità non del tutto scongiurata, secondo Pamphile Sebahara, ricercatore del Grip, un think tank belga specializzato in questioni di pace e di sicurezza: «Certo, durante gli scontri di Kinshasa, la Monuc e l?Eufor si sono rivelate forze di dissuasione efficaci. Ma da qui al secondo turno delle presidenziali, il 29 ottobre, può succedere di tutto. E un conto è intervenire in un quartiere della capitale, un altro è confrontarsi contemporaneamente su più fronti. E il Congo non è il Libano, ma un territorio grande come l?Europa occidentale: 20mila soldati rischiano di essere insufficienti…».

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