Mondo

Congo, l’industria che alimenta la guerra

Il rapporto Onu punta il dito contro le multinazionali

di Emanuela Citterio

Un affare, la guerra. Lo conferma l’ultimo rapporto sul conflitto in Congo del Segretariato generale delle Nazioni Unite: 125 compagnie, società grandi e piccole e singoli affaristi alimentano gli scontri per fare affari. Varie società internazionali, secondo il rapporto, hanno interesse a mantenere una situazione di instabilità per saccheggiare il ricchissimo paese africano, e distribuiscono finanziamenti alle milizie armate. Il rapporto punta il dito soprattutto contro 18 grandi gruppi – tra cui il gigante sudafricano dei diamanti De Beers – che hanno respinto o ignorato le accuse nei loro confronti. Il rapporto Onu, frutto di un’indagine sul campo monitorata da un gruppo di esperti, ribadisce i risultati della precedente inchiesta del 2002, che attestava le violazioni da parte di 85 società internazionali attive in Congo delle norme internazionali, fra cui le Linee guida per le imprese multinazionali formulate dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse). Tuttavia nessuno degli stati membri dell’Ocse ha avviato indagini nei confronti delle società implicate. Anzi, secondo le segnalazioni dell’organizzazione non governativa (ong) Human rights watch, molti governi hanno fatto pressioni affinché i nomi delle aziende afferenti alla loro giurisdizione fossero rimossi dalla lista.


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