Mondo

Congo/Kinshasa: l’Onu denuncia le violenze dell’esercito congolese

Elementi delle Forze armate congolesi ritenuti responsabili di gravi violazioni dei diritti umani nell'est del Paese

di Joshua Massarenti

Persecuzioni, saccheggi e gravi violazioni dei diritti umani nella regione del Sud Kivu. A lanciare l’allarme è la Missione delle Nazioni Unite in Repubblica democratica del Congo che si ritiene “estremamente preoccupata da quanto stanno compiendo alcuni elementi delle Forze armate congolesi (Fardc) nella regione”.

L’esercito congolese è protagonista di un’offensiva lanciata nel maggio scorso contro i ribelli hutu rwandesi a Luhwinja, uno tra i più importanti siti auriferi del Sud Kivu, da anni sotto il controllo delle Forze democratiche del Rwanda (Fdlr).

Agli inizi di luglio, la Monuc si era attivata lanciando una vasta operazione tesa a proteggere le popolazioni dell’area. Dopo un mese di operazioni, la Monuc accuse “offensive compiute sul terreno contro le Fdlr nel disprezzo più totale per la protezione delle popolazioni civili e ciò nonostante i numerosi tentativi della Monuc di far cessare i combattimenti”. La preoccupazione è ancor più grande per “gli spostamenti di popolazioni provocati dal comportamento inaccettabile delle Fardc”.

All’origine di queste violenze, la Monuc denuncia “il vuoto che da tempo vige al comando della 10ma regione militare (Sud Kivu, ndr)”. Quindi l’appello rivolto “alle autorità congolesi per risolvere il problema al più presto”.

Noto per le violenze commesse su civili, nonché il disordine e l’indisciplina che regnano nei suoi ranghi, l’esercito congolese è iscritto nella lista dei 54 movimenti armati sottoposti dal 26 luglio scorso alla sorveglianza dell’Onu nel quadro delle misure prese dalle Nazioni Unite per proteggere i diritti dei bambini coinvolti in conflitti armati.

Nessuno ti regala niente, noi sì

Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.