Mondo

Congo: il vescovo di Kisangani sabato a Bologna

Incontrerà pacifisti, autorità e giornalisti per denunciare la terribile situazione del suo Paese

di Gabriella Meroni

L’arcivescovo di Kisangani, Mons. Laurent Monsengwo Pasinya, in Italia in questi giorni, incontrerà i partecipanti all’azione di pace “Anch’io a Kisangani” e il Presidente della Provincia di Bologna Vittorio Prodi nel corso di una conferenza stampa che si terrà a Bologna sabato 15 giugno alle ore 11,30 presso la Sala Rossa di Palazzo Malvezzi, sede della Provincia (in via Zamboni, 13). “Una volta ancora il sangue scorre a Kisangani, città-martire da più di 40 anni. Una volta ancora, seguendo l’esempio di Caino, degli uomini rifiutano di essere fratelli e provano piacere a uccidere i loro simili. Fino a quando Kisangani sarà teatro di uccisioni ed esecuzioni sommarie, di stupri e saccheggi, di violazioni permanenti e massicce dei più elementari diritti umani?”. A pronunciare queste parole è l’arcivescovo di Kisangani (Rep. Democratica del Congo). Mons. Laurent Monsengwo Pasinya, in occasione della Pentecoste. La terza città della Rep. Dem. del Congo, occupata da milizie filo-ruandesi, era stata teatro il 14 maggio di improvvise violenze, durante le quali avevano perso la vita almeno 50 civili. La città congolese, da anni sulla linea del fronte, aspettava con speranza l’arrivo di più di 200 italiani, che avrebbero partecipato lì a fine maggio al Simposio Internazionale per la Pace in Africa, voluto dalla locale società civile e dalla diocesi. Un’azione di pace supportata da molti enti locali, fra i quali la Provincia di Bologna. I volontari europei non hanno potuto però incontrare i cittadini di Kisangani per lanciare insieme a loro un grido di pace, proprio a causa della mancanza di condizioni minime di sicurezza. Obiettivo dell’iniziativa era mettersi personalmente in gioco contro lo scandalo di una guerra che ha già fatto tre milioni di morti, che colpisce soprattutto la popolazione civile e che la comunità internazionale continua ad ignorare. Per questo, zaino in spalla, i volontari della pace hanno raggiunto comunque Roma dove hanno sollecitato le istituzioni nazionali e internazionali, i mezzi di comunicazione e i cittadini a prendersi a cuore la situazione dei milioni di congolesi coinvolti in una guerra che nel silenzio generale ha causato dal 1998 tre milioni di morti.


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