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Congo/Ex Zaire: Prima inchiesta della Corte Penale Internazionale (CPI)
Oggi la Corte Penale Internazionale ha deciso di aprire la sua prima inchiesta sui crimini perpetrati in Repubblica Democratica del Congo dal 1 luglio 2002
In un comunicato, la procura della CPI ha preso atto che ?degli Stati e delle organizzazioni internazionali e non governative hanno segnalato che miglaia di persone sono state uccise in RDC dal 2002?. I rapporti giunti all?Aia (sede della CPI) rendono nota di stupri, di spostamenti forzati e coscrizioni illegali di bambini soldato in RDC.
L?apertura di un?inchiesta risalente al 2002 coincide con l?anno di entrata in vigore della competenza della CPI. La decisione presa dal Procuratore della CPI, Luis Moreno-Campo, di aprire un?inchiesta è stata presa in comune accordo con il governo congolese, altri governi nazionali e organizzazioni internazionali.
Intanto, sulle ultime violenze pepetrate nel Kivu (a est della RDC), il Consiglio di sicurezza dell?ONU ha evocato ieri la possibilità di mettere in piedi una forza di intervento rapido da affiancare alla Missione delle Nazioni Unite in Repubblica Democratica del Congo (Monuc).
La Monuc può attualmente contare in RDC su circa 11.000 soldati incaricati di far rispettare il processo di pace e garantire la sua assistenza durante il periodo di transizione alla riforma delle forze di sicurezza, all?instaurazione di uno Stato di diritto e al futuro svolgimento di elezioni sull?intero territorio congolese.
Il consiglio di sicurezza ha ?condannato senza mezzi termini ogni tipo di implicazione di forze esterne?, invitando il Rwanda e il Burundi a ?non dare nessun sostegno ai gruppi armati presenti in RDC?, nonché l?Uganda a non ingerirsi negli affari interni congolesi.
Sul finire del maggio scorso, ex ribelli del Kivu integrati nel nuovo esercito nazionale congolese sono insorti giustificando la loro dissidenza con le presunti esazioni compiute nei confronti dei Banyamulenge, una comunità di origine Tutsi presente da oltre un secolo nel Kivu. I ribelli, guidati dal colonnello Jules Mutebusi, hanno ottenuto l?appoggio degli ex ribelli del Rcd-Goma, capeggiati dal generale Laurent Nkunda e sostenuti dal Rwanda.
Dopo aver occupato la città di Bukavu fino al 9 giugno, gli uomini di Mutebusi si erano ripiegati nella città di Kamanyola, da dove sono stati nuovamente caccciati dall?esercito congolese e costretti a raggiungere ieri sera Cyangugu, in Rwanda, a pochi chilometri di Bukavu. Mutebusi è stato, assieme ai suoi soldati, disarmato e accolto dalle autorità rwandesi come ?rifugiato militaro?, una definizione che ha lasciato quanto meno perplesso l?Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite (Acnur). Secondo un suo portavoce, Volker Schimmel, gli uomini di Mutebusi ?non sono dei rifugiati. Non rilevano della nostra competenza perché sono dei militari?.
Sul versante congolese, il presidente della RDC ha annunicato ieri sera il ?rafforzamento del dispositivo militare? nell?est del Paese per ?proteggere la popolazione e neutralizzare i gruppi armati?, dei quali rimane solo quello di Nkunda. Nel suo comunicato, la presidenza congolese ha precisato che questo dispiegamento si pone anche l?obiettivo di ?appoggiare l?azione della Monuc? e di consentire il rimpatrio delle ex-Far e interehamwe (responsabili del genocidio dei Tutsi nel 1994).
Da parte sua, il regime di Kigali ha giudicato la presenza di oltre 10.000 soldati dell?esercito congolese lungo le sue frontiere come il preannuncio di un attacco imminente della RDC in Rwanda. Viceversa, Kinshasa giustifica le sue scelte accusando Kigali di sostenere i militari dissidenti.
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