Formazione

Confronti. A tu per tu con il professore musulmano Le ragioni aperte di Tariq Ramadan

Gli hanno dedicato un libro. Che smonta molti preconcetti. E molte paure (di Sumaya Abdel Qader).

di Redazione

Fa discutere, fa paura, irrita, piace, affascina, fa riflettere, sono tutti ?pazzi? per lui, Tariq Ramadan. Svizzero di origine egiziana, dal nonno e padre ?scomodi?. A lui Nina zu Fustenberg ha dedicato ricerche, articoli ed infine un libro, presentato sia a Roma che a Milano nelle settimane scorse. Proprio a Milano la presentazione del libro ha potuto avere ?dal vivo? il suo personaggio principale, Tariq Ramadan. Sala al completo. Fotografi impazienti di cogliere le espressioni giuste, giovani curiosi, meno giovani perplessi, tutti ansiosi di sentire il protagonista. È l?autrice ad iniziare la serata. Spiega subito che il suo libro non è una biografia ma, come è lei stessa a dire, è «un piccolo viaggio nella follia schizofrenica e nelle paure con la quale si affrontano oggi la sfida di cui Tariq Ramadan si occupa nel suo lavoro». Tariq Ramadan affronta punti chiave sul tema della convivenza tra le culture, temi su cui abbiamo dubbi e paure come per quanto riguarda la condivisione di valori, principi, usi, costumi. Quanto sono possibili? Come evitare la costituzione di ?società parallele estranee? all?interno della nostra società? Le sue parole sembrano esser chiare, senza ambiguità. Ribadisce la necessità che la comunità islamica sviluppi una coscienza critica, autocritica, anche nei confronti della tradizione religiosa, per trovare delle risposte dall?interno. Cittadinanza, nuovi cittadini, convivenza, condivisione, contributo critico, ?responsabilità responsabile?, valori universali, post integrazione, l?Europa deve sviluppare un nuovo lessico. Le parole dovranno inevitabilmente arricchirsi di significati. Ma Ramadan di questo è più che cosciente come è cosciente della necessità che i musulmani si sentano parte integrante di questa società, che ne siano elementi costruttivi e partecipi. Dice: «Non si può immaginare un qualche futuro per i musulmani in Europa se essi rifiutano di averi rapporti con il mondo circostante, se non sviluppano una dialettica grazie alla quale possano essere, dare e avere». Le difficoltà ci sono. La strada è in salita. Ma la sfida più importante è quella con noi stessi. Urge superare le nostre paure, i nostri dubbi, prenderci ognuno le proprie responsabilità cercando la verità e il bene comune, senza ideologie.

Sumaya Abdel Qader


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