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Conflitto d’interessi

Associazioni/ Quali rapporti con la cooperativa gemmata ...

di Redazione

Faccio parte di un?associazione da cui è gemmata diversi anni fa l?unica cooperativa sociale che le fornisce servizi. Alcune persone che ricoprono ruoli di consigliere, direttivi o di responsabilità all?interno dell?associazione sono anche al contempo soci o dipendenti della cooperativa. La situazione è opportuna? Per evitare la quasi inevitabile confusione di ruoli, sarebbe possibile rivedere il regolamento e lo statuto in modo tale che sia impedito ai soci o dipendenti della cooperativa di ricoprire tali incarichi all?interno dell?associazione? E in ultimo: possono essere esclusi i soci o i dipendenti della cooperativa dal diritto di voto nell?elezione delle cariche sociali?
Un volontario

Il problema che lei pone è serio e di non immediata soluzione. Lei utilizza un termine appropriato quando chiede se la situazione da lei descritta ci appare opportuna.

Più che opportuna, ci appare opportunista la posizione di chi tiene il tradizionale piede in due scarpe, di chi vìola i principi base della definizione di assenza di lucro e mette in pericolo la non commercialità dell?ente associativo.

Ma vediamo, nel dettaglio, dove stanno i problemi.

L?associazione ha quale unico fornitore di servizi (lei non dice quali, possono essere socio – educativi, per esempio) una cooperativa sociale che è stata ?gemmata? dall?associazione stessa diversi anni fa.Il fatto che da enti non profit possano nascere iniziative ?for profit? (pur sempre di carattere sociale) a me pare un ottimo segnale di fiducia nell?economia sociale e un accollarsi delle responsabilità e dei rischi (prima di tutto quello d?impresa) che meritano tutta la considerazione e il rispetto.

Certo è che se chi sceglie il fornitore (cioè i consiglieri dell?associazione) è lo stesso fornitore (socio della cooperativa sociale) si ravvisa – a tacer della mancanza di etica del comun sentire – un palese conflitto di interessi che, come più volte qui segnalato, è quella situazione nella quale un soggetto è chiamato a scegliere tra il suo interesse personale e quello dell?ente o istituzione per la quale presta un?attività (remunerata o meno), e scegliendo l?una o l?altra soluzione va contro i propri o gli altrui interessi.

La domanda – alquanto retorica, lo ammetto – è quanto il comportamento di questi soci (e di quanti hanno a loro volta avallato questa situazione) sia configurabile come pratica amministrativa che ha come modello di riferimento la diligenza del buon padre di famiglia, prescritta dalle regole del mandato alle quali fa riferimento l?articolo 18 del Codice civile in relazione alla responsabilità degli amministratori.

Così come ci si chiede, tacendo del conflitto di interessi, se sia indice di buona amministrazione scegliere un unico fornitore di servizi senza – come presumiamo dalle notizie forniteci – metterlo a confronto con gli altri soggetti presenti sul mercato.

Appare poi un altro problema molto rilevante che qui accenniamo velocemente, ovvero la possibilità di configurare questo sistema binario come attività elusiva operata al fine di ottenere un risparmio notevole sui contributi assistenziali e previdenziali dei lavoratori svantaggiati impiegati dalla cooperativa (cfr. art 4, comma 3, legge 381/91).

Carlo Mazzini
www.quinonprofit.it


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