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CONFLITTI. R.D.Congo, l’Onu rinnova la missione Monuc

Con una risoluzione approvata all'unanimità, il Consiglio di sicurezza estende per un anno la presenza delle forze di peacekeeping nel paese africano e introduce importanti cambiamenti per una maggiore libertà d'azione

di Daniele Biella

Emergenza Congo, finalmente l’Onu sembra fare sul serio. È del 22 dicembre la decisione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite di prolungare per un anno, fino al 31 dicembre 2009, il mandato della Monuc, la propria missione di peacekeeping nella Repubblica Democratica del Congo. Una missione che conta oggi su 22mila effettivi, tra cui 19.815 militari.

La risoluzione, approvata all’unanimità, figura come una doppia novità: oltre all’estensione del mandato, infatti, il testo contiene diretti riferimenti a un differente ruolo delle forze di sicurezza, più attivo e indipendente nelle proprie azioni: «Il nuovo provvedimento segna un cambiamento importante, ora per la Monuc sarà possibile agire in modo autonomo contro i gruppi armati», ha spiegato il ministro degli esteri del Belgio, Karel De Gucht, tra i promotori della risoluzione, «sia che facciano parte dei ribelli o di settori incontrollati dell’esercito congolese che si macchino di crimini contro la popolazione civile». La Monuc, nelle scorse settimane, è stata più volte accusata da associazioni internazionali di diritti umani di immobilismo e di incapacità nel fermare le violenze.

«Al momento attuale l’esercito ufficiale non può garantire da solo la stabilità del paese, per questo è importante intensificare la presenza delle forze di pace internazionali», ha ribadito De Gucht. In particolare, la risoluzione ha stabilito come priorità il ripristino della sicurezza dei civili nella parte orientale del paese africano, al confine con il Ruanda.
Da quando, poco più di un mese fa, il generale tutsi ribelle Laurent Nkunda ha lanciato la sua nuova offensiva contro l’esercito e la popolazione congolese compiendo atrocità di ogni tipo, almeno 250mila persone hanno dovuto lasciare le loro case, e migliaia sono i morti che si sono aggiunti ai 5 milioni di persone che, dal 1998 a oggi, hanno perso la vita a causa delle guerre intestine dell’area. Un nuovo genocidio in conseguenza del quale Vita ha lanciato l’appello “Non si può più stare a guardare, chiedendo alle massime autorità nazionali ed europee un immediato intervento.

In aggiunta alla risoluzione di estensione del mandato Monuc, il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha approvato ieri un documento atto a inasprire le sanzioni verso chi viene scoperto ad aiutare in qualsiasi modo i gruppi ribelli di Nkunda. Aiuti che, in buona parti, arrivano tramite il commercio illegale delle risorse naturali del paese (oro, coltan, cassiterite). La ricchezza mineraria del Congo, un gigantesco ‘affare’ a cui molti sono interessati, è uno dei motivi occulti principali che infiammano il conflitto, che sta causando disastri umanitari sempre maggiori.

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