Cultura

Confindustria Gioco ci scrive e Vita risponde

Il Presidente AS.TRO Vice Presidente Sistema Gioco Italia Confindustria ci scrive e cerca di motivare perché la loro Associazione chiderà al Governo di opporsi alle leggi regionali no slot di Toscana e Lombardia. Marco Dotti replica, perché ricorrere se davvero vi interessa l’industria e la legalità? L’azzardo sposta denaro, estrae valore, ma non ne crea.

di Marco Dotti

Egregio Direttore,
dopo aver letto l’articolo su Vita.it a noi dedicato (qui l’articolo), rappresento quanto segue. La “litania” secondo la quale l’Italia è il regno “del male”, e che solo una società stile “hamish” (senza vizi, senza profitti, senza industrializzazione) possa “restituirci” gli antichi valori perduti ricade sotto la libertà di espressione del pensiero costituzionalmente garantita.
Argomentare il fatto che AS.TRO incarni un gruppo di pressione illegittimo che eserciti sul Governo ingerenze indebite per difendere “la piaga delle slot”, invece, è una “boutade” a cui è doveroso replicare.
AS.TRO rappresenta centinaia di medie imprese con base occupazionale pari a diverse decine di migliaia tra addetti amministrativi, contabili, operai, manutentori.
L’Associazione quotidianamente tutela un diritto di impresa (anch’esso costituzionalmente garantito) di operatori, il cui unico interesse è la salvaguardia della legge nazionale istitutiva e disciplinatrice del loro lavoro.
In tale contesto, l’annuncio dell’esposto che sarà presentato al Governo per sollecitare l’esercizio di una specifica prerogativa dell’Esecutivo, non risponde a una logica di “pressione”, bensì costituisce tutela del principio di legalità sottostante alla imprenditorialità rappresentata.
Come noto, infatti, le leggi regionali che si “piegano” alla logica dell’antagonismo no-slot, contengono profili di illegittimità tanto manifesti da costituire spesso una ragione stessa della rispettiva genesi, ovvero quella di “opporsi alle Leggi vigenti dello Stato”.
Sul Governo, pertanto, AS.TRO non esercita pressione, ma pone un quesito: rinneghi o tuteli le Leggi statali che hanno fatto nascere il circuito legale del gioco lecito, a cui si è affidata la mission (adempiuta peraltro) di relegare a marginalità l’offerta terrestre di gioco “sommerso”?
AS.TRO non chiede “pietà”, ma pretende risposte: se le leggi dello Stato susseguitesi dal 2003 ad oggi ci hanno creato e riconosciuto, come possono leggi diverse decretare il contrario?.
Se lo Stato spegnerà il gioco lecito l’industria chiuderà e la questione sarà chiusa in tali termini, con presa d’atto di tale scelta.
Non impugnando le leggi regionali che sconfessano leggi statali esistenti e leggi in gestazione al Senato, l’imprenditoria riceverà un messaggio di risposta, in caso contrario ne riceverà un altro.
In ogni modo ciò costituirà una “scelta”, attinente all’uso o all’abbandono delle prerogative governative in materia di tutela del vigente monopolio statale sulla legislazione in materia di gioco pubblico.
Attaccare, poi, un componente del Governo, nel caso di specie il sottosegretario al MEF, On. Giorgetti (per il solo fatto che abbia esternato la realtà giuridica esistente nel nostro Ordinamento), è atto avverso il quale è doveroso opporsi manifestando la solidarietà al membro dell’Esecutivo chiamato in causa, schiarandosi a favore della Legalità e delle Istituzioni.
Nell’auspicio che la presente possa trovar spazio anche nella testata cui si scrive, Saluto cordialmente

Massimiliano Pucci – Presidente AS.TRO Vice Presidente Sistema Gioco Italia Confindustria servizi innovativi e tecnologici

 

Gentile dottor Pucci,
La ringrazio per avermi scelto come interlocutore e alla Sua lettera vorrei aggiugere due precisazioni e una puntualizzazione. Liquido subito le precisazioni, che sono formali, per andare alla puntualizzazione, che è di sostanza.
 
Prima precisazione: nessuno, tanto meno il sottoscritto, ha mai come Lei sostiene «argomentato che As.Tro rappresenti un gruppo di pressione illegittimo». L’italiano ha una sua grammatica e una sua logica, quindi non mi faccia dire cose che non ho detto (i lettori potranno verificare di persona visto che scripta manent). Un gruppo di pressione sì, ma illegittimo no, altrimenti né io, né Lei saremmo qui a discutere.

Questo – ed è la seconda precisazione – vale anche per il sottosegretario Giorgietti che, oltre che sottosegretario all'economia nell'attuale esecutivo, è però anche parlamentare italiano quindi, Costituzione alla mano (art. 67), non sottoposto ad alcun vincolo di mandato e non eletto in funzione di rappresentanza di alcuna categoria o (legittimo) gruppo di pressione. Nessun attacco – figuriamoci – al sottosegretario, casomai una critica. "Critica", diceva Michel Foucault, è "arte del non essere eccessivamente governati" e a noi – a me, che hamish non sono e non siamo (siamo assai goduriosi), ma rispetto tutti, anche gli hamish  da Lei richiamati – essere governato specie da gruppi di pressione (ancorché legittimi) e specie da sottosegretari che attaccano ogni tentativo, minimo ma vitale, di uscire dall'impasse dell'azzardo legalizzato piace assai poco.
Sia detto, anche questo, col massimo rispetto che contraddistingue il contraddittorio tra galantuomini, ma sia detto

Resta sul banco la puntualizzazione: Lei si sbaglia, e si sbaglia di grosso, se crede che le critiche mie e di tanti amici No Slot (movimento che si costituirà in associazione sabato 26 ottobre) abbiano di mira un mondo senza profitti, senza vizi e senza industrializzazione. Io pongo solo un problema o una serie di problemi che, probabilmente, svelano alcune contraddizioni e si pongono in netta antitesi proprio con quell'industrializzazione e con quei "profitti". Siamo sicuri che l'avanzata senza freni dell'azzardo, in questo Paese, non sia una conseguenza proprio del processo di deindustrializzazione? Siamo sicuri che si possa parlare di profitto? L'azzardo, come scriveva San Tommaso, non ha né opere, né giorni: sposta denaro, estrae valore, ma non ne crea. Per questo la definiamo nei termini di "diseconomia".
 
Altro punto: perché la nozione "azzardo" e, in particolare, "azzardo legale" vi piace così poco? (Secondo me è questo, non un qualsiasi sgravo Irap l'oggetto vero del contendere e credo converrà con me). Perché continuate a parlare di mercato, laddove è oramai accertato da tutti che il sistema dell'azzardo, in particolare quello delle slot machines, produce dipendenze e, su un altro piano, queste dipendenze generano diseconomia? Qui non siamo sul terreno delle reprimende morali, ma dei fatti. E su questo terreno le contraddizioni si rivelano per quello che sono: niente e nient'altro che coperte troppo corte per coprire la realtà. Il riferimento alla "Legalità" (con la maiscola) sul finire della sua lettera riporta al cuore stesso della puntualizzazione: è se fosse proprio questa legalità (io preferisco la minuscola, da vecchio lettore di Santi Romano) a fare problema? Su questa ambigua, contraddittoria e problematica "legalità" le leggi regionali, tra cui quella coraggiosamente approvata dalla Regione Lombardia, hanno tentato di intervenire. Grazie al voto unamine del Consiglio Regionale lombardo si è tentato di rendere una Legalità che Lei mostra di avere molto a cuore sempre più aderente ai fatti e non vuota forma priva di sostanza. Perché presentare un esposto al Governo, dunque? Perché?
Con il rispetto migliore
 
Marco Dotti


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