Welfare

Conferenza Nazionale sulle Dipendenze, qualcosa da salvare c’è

A Genova si è tenuto l'attesa conferenza convocata dal Dipartimento Politiche Antidroga. A partecipare, come membro della società civile, anche Angelo Moretti, presidente della Rete di Economia civile “Sale della Terra” che valorizza alcuni passaggi, a partire dai budget di salute: «Grazie a presupposti inediti l'appuntamento ha aperto al futuro». L'analisi

di Angelo Moretti

Ho partecipato altre volte alle Conferenze Nazionali sulle Dipendenze, finché si sono svolte (l’ultima risale a 12 anni fa), e devo dire che ho molto apprezzato questo “ritorno” a Genova. Nulla era scontato e nessun cammino era stato tracciato in maniera univoca.

Genova 2021 ha inscenato plasticamente sul palco dei relatori l’aforisma di Charlie Brown: quando avevo trovato tutte le risposte, la vita mi ha cambiato le domande.

Nel dialogo ancora conflittuale tra i sostenitori della depenalizzazione delle droghe leggere, quelli della liberalizzazione e quelli che intendono conservare la linea attuale, è emerso nello sfondo che il dato è del tutto superato dalla realtà. Sia la ministra del Dipartimento Politiche Antidroga, che ha con coraggio e determinazione organizzato la Conferenza, Fabiana Dadone, che diversi suoi colleghi, tra cui la ministra degli Interni Lamorgese, la ministra della Giustizia Cartabia e il ministro del Welfare Andrea Orlando, hanno dovuto constatare che il traffico più sorprendente ad oggi è quello della cocaina: 13 tonnellate in Italia nel 2020, il massimo storico mai raggiunto, proprio nell’anno del lockdown. Cocaina a cui si aggiungono una infinità di nuove droghe acquistabili sul web e sul dark web. Alcune droghe che si dichiarano legali finché le molecole che le compongono non vengono decifrate e rese illegali.

Droghe a cui si aggiungono le dipendenze senza droghe, quelle dell’azzardopatia su tutte.

Di fronte a queste nuove domande, il dialogo storico tra le diverse parti sulla qualità giuridica della cannabis e delle suoi simili sembrava un argomento lunare, da affrontare e risolvere, soprattutto per le motivazioni di politica criminologica che lo sottendono, ma che non risolve in nulla l’emergenza educativa di una società “drogastica”, in cui anche il “gaming” (il gioco senza soldi) può diventare dipendenza.

Molto più urgente e attinente alla realtà è stato invece il confronto tra mondo del carcere e mondo della dipendenza. I dati di Antigone portati da Patrizio Gonnella ed i dati della ministra Cartabia coincidono: circa un detenuto ogni tre ha problemi di dipendenza , a cui si può aggiungere l’altra statistica di Antigone: il 33% dei detenuti è straniero. Da questi dati viene fuori lampante la fotografia di un paese che incarcera la sua stessa esclusione sociale, le sue fragilità,, che intende affidare una emergenza educativa ed esistenziale così alta ed allarmante solo ai tribunali ed alle forze di polizia.

Da questa fotografia gli sforzi fatti dalla Dadone sembrano voler far ripartire il cammino del Dipartimento Politiche Antidroga: non l’avanzamento di una proposta ideologica che superi un’altra di senso opposto , ma un approccio olistico che metta insieme: welfare, cultura, educazione, economia inclusiva, nuove scoperte scientifiche e nuove norme. Che metta insieme le città, a cui è stato dedicato un apposito panel, con le tradizionali comunità terapeutiche, che hanno lamentato,a ragione, di essere state le meno ascoltate nel corso della conferenza, fatta eccezione per l’ottimo intervento di Riccardo De Facci del CNCA. Ed è stato questo anche l’urlo di don Ciotti: tornare alle città, dove tutto si fonde, continuare a stare sulla strada, come ha anche esortato l’ArciVescovo di Genova, Marco Tasca: difendere la vita, cercando di aiutare gli altri a morire di meno.

In questo senso è stato certamente inedita la grande attenzione che i diversi tavoli di lavoro hanno finalmente riconosciuto allo strumento dei Budget di Salute.

Tutti hanno più o meno convenuto che un vero approccio olistico parte dai modelli degli investimenti personalizzati nell’ottica della coprogettazione tra Stato e Terzo Settore e che mettere mano ai fondi delle finanziarie per fermare le droghe non significa semplicemente aumentare il numero dei posti letto nelle comunità, ma incrementare le forze sociali impegnate nelle prese in carico personalizzate, prese in carico che mentre curano, siamo capaci di essere trasformative della realtà: accompagnino le scuole a diventare “luoghi” ed i territori ad essere accoglienti e non respingenti del disagio.

Coni progetti Personalizzati sostenuti con i Budget di Salute si potrà mettere insieme Cultura/Educazione/Welfare ed Economia, mentre oggi la sempre precaria spesa del welfare ( a Genova abbiamo scoperto di aver disinvestito diversi milioni di euro negli ultimi dodici anni nel contrasto alle droghe proprio mentre queste schizzavano in alto!) si ferma sulla soglia degli inserimenti lavorativi, condannando i fragili ad un eterno gioco dell’oca in cui dopo la terapia si ritorna nell’esclusione sociale e lavorativa.

Con la coprogettazione, molto spinta dalla Dadone, e con i Budget di Salute, terapia e inclusione si fondono, come si fondono le comunità con le città.

Con questi presupposti inediti Genova apre al futuro, anche se ora il DPA avrà ancora bisogno di molto molto dialogo e progettazione, perché le posizioni espresse dal governo nella sua interezza sono al momento molto ambivalenti sul tema.


*Angelo Moretti, Presidente della Rete di Economia Sociale Internazionale Res-Int, della Rete di Economia civile “Sale della Terra” e Referente della Rete dei Piccoli Comuni del Welcome

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