Economia
Confcooperative: “No al modello lucrativo e capitalistico”
Lo ha dichiarato Luigi Marino, presidente Confcooperative, al convegno “Persona, lavoro e sviluppo” richiamondo l’enciclica Caritas in Veritate
di Redazione
«No all’impresa taglia unica. È una tendenza diffusa in Europa e nel mondo. Diciamo no all’omologazione come se esistesse solo il modello lucrativo e capitalistico. Caritas in Veritate esprime la necessità di “radicare accanto all’impresa orientata al profitto quelle organizzazioni che perseguono fini mutualistici e sociali”. Il mondo delle cooperative si riconosce pienamente in questa funzione». Lo ha detto Luigi Marino, presidente di Confcooperative, intervenendo al convegno “Persona, lavoro e sviluppo” organizzato dal Forum delle persone e delle associazioni di ispirazione cattolica nel mondo del lavoro. «I cattolici hanno costruito l’Europa e da sempre, anche con il contributo delle imprese cooperative, danno il loro contributo a umanizzare l’economia. L’Enciclica», ha aggiunto Marino, «rilancia questa nostra missione e ci affida il compito di continuare a impegnarci, perché si assiste alla continua dismissione da ogni tipo di responsabilità»
«Essere cristiani vuol dire», ha continuato Marino, «lavorare incessantemente per lo sviluppo. Noi cattolici siamo e dobbiamo continuare a essere portatori di sviluppo crescente attraverso l’innovazione, l’internazionalizzazione e la fraternità».
«Impresa e famiglia devono essere posti al centro del modello economico. Se il presidente Obama» ha continuato a spiegare Marino, «continua nei suoi moniti, come anche a Pittsburgh, vuol dire che la repubblica internazionale della speculazione e dei profitti fini a sé stessi vuol tornare a suonare il proprio spartito che porta a privatizzare gli utili e a far ricadere le perdite su tutti, nel mondo globale anche a mercati lontani».
«Si riscopre sempre più il concetto di etica. Per un’economia più etica» ha concluso «non servono codici se poi non si rispettano le regole e l’etica non è tradotta in comportamenti econimici reali».
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